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La sbronza che cambiò il corso della storia del cinema

Si dice che alla base del successo de L’esorcista ci fu l’ospitata lunga 45 minuti di William Peter Blatty al Dick Cavett Show che rimpiazzò quella dell’indisposto Robert Shaw. Ma andò proprio così?

La sbronza che cambiò il corso della storia del cinema

Si dice che alla base del successo de L’esorcista ci fu l’ospitata lunga 45 minuti di William Peter Blatty al Dick Cavett Show che rimpiazzò quella dell’indisposto Robert Shaw. Ma andò proprio così?

La teoria del caos, uno dei buchi di sceneggiatura per eccellenza della vita. L’esempio classico: una farfalla sbatte le ali a Tokyo e, per una serie di reazioni a catena, inizia a piovere a New York.

Un esempio meno classico: Robert Shaw butta giù un bicchiere di whisky di troppo, e la storia del cinema cambia per sempre. Leggenda narra che il libro L’esorcista, un giallo soprannaturale scritto da William Peter Blatty, non stesse vendendo benissimo in quella calda estate del 1971, fino a quando la casa editrice non riuscì a strappare un ingaggio alla disperata al Dick Cavett Show.

Ci si preparò tutti per un’ospitata standard, quando improvvisamente sorse un problema: Robert Shaw, leggendaria star hollywoodiana (Grant in Dalla Russia con amore e Quint in Lo squalo, per dirne due a caso), aveva preso una sbronza colossale ed era impresentabile. Non si sa perché. Non fatemi domande difficili! In un momento di crisi esistenziale (non lo so, ipotizzo, non c’ero) l’aveva presa grossa e non era in condizioni di apparire in televisione. Era l’ultimissimo momento: non c’era tempo di rimpiazzarlo.

L’unica soluzione era che Blatty rimanesse in onda anche per il tempo che avrebbero dovuto dedicare a Shaw. La leggenda quantifica il totale a 45 minuti. Per il pubblico che non sapeva nulla, questo era semplicemente il segno che si trattava di un libro straordinariamente speciale. Di conseguenza: la voce si diffonde, la curiosità sale, le vendite si impennano.

La catena di eventi si mette in moto. William Friedkin – che tra parentesi aveva lavorato con Robert Shaw in Festa di compleanno

– finisce per dirigerne un adattamento cinematografico che altrimenti nessuno avrebbe avuto interesse a produrre, e sappiamo tutti cosa ne è uscito. “Il film più spaventoso della storia”, per dire una cosa che ripetiamo da ormai 50 anni in mancanza di fenomeni culturali capaci di rivaleggiarne con l’impatto, ma anche un game changer in generale per il modo stesso in cui vengono guardati e considerati i film d’orrore. Che uno magari tende a non pensarci, ma prima di quel momento gli horror erano puro cinema di serie B, con l’eccezione recente dei film di Polanski: dopo L’esorcista, l’horror non solo faceva sfracelli al botteghino, ma andava anche agli Oscar, e non era più un genere bistrattato per principio.

Pochi anni dopo, nel 1976, potevi finalmente andare da uno come Gregory Peck e chiedergli “ti va di fare un film in cui adotti il figlio di Satana?” (Il presagio, il cui prequel è in uscita in questi giorni), e lui di colpo non ti sputava più in fazza per direttissima. Comunque: questo aneddoto è riportato, fra gli altri, dal sito della Penguin, casa editrice del libro. Ma se siete degli antipatici pignoli rovinafeste come me, vi starete chiedendo: è davvero andata così? Quanti minuti è realmente stato in trasmissione William Blatty? E che avrà mai detto di così clamoroso da ribaltare le sorti del suo romanzo? Ho indagato, ovviamente. E puntualmente ho trovato su Reddit uno più pazzo di me, un utente di nome “DiceyWater” che ha indagato molto più a fondo descrivendo le sue ricerche nei dettagli su più di un forum. Purtroppo, a sentire lui, non c’è niente da fare: ha consultato svariate guide Tv, ha contattato la rete televisiva, e non c’è traccia dell’ospitata di Blatty. Non è nemmeno menzionata! Vola – e poi viene smentito – il sospetto che sia stata distrutta perché probabilmente era lo stesso episodio in cui l’altro ospite era Daniel Ellsberg, la talpa dello scandalo Watergate.

C’è tanta passione nella cronaca di “DiceyWater”, incredibile dedizione nei continui contatti a diverse aziende di ricerca e archivio. Poi, all’improvviso, questo dialogo nei commenti (segue parafrasi):

– Hai provato a chiedere a Dick Cavett?

– Scusami ma è un’idea balzana, figurati se si ricorda, ha 85 anni.

– Invece che decidere in anticipo che non può aiutare, magari provaci che non si sa mai. Sta su Twitter.

– Non ho Twitter.

– È gratis. L’indagine purtroppo si ferma qui, davanti allo scoglio insuperabile di uno zelante investigatore improvvisamente ferito nell’orgoglio.

Buchi di sceneggiatura.

 

©Photo by George Napolitano/Getty Images

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