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Storia della trilogia di E.T.

Il famosissimo film di fantascienza di Steven Spielberg è nato da un progetto più dark e ha dato vita, almeno sulla carta, a un sequel horror

Storia della trilogia di E.T.

Il famosissimo film di fantascienza di Steven Spielberg è nato da un progetto più dark e ha dato vita, almeno sulla carta, a un sequel horror

Eh? Cosa? Quale trilogia?!? Calma! È tutto vero. Ne conosciamo tutti soltanto uno, ma tecnicamente Spielberg ha progettato tre capitoli. Zan zan zaaan

Ora vi spiego. Siamo nei primi ’80 e Spielberg ha appena raccontato al mondo gli Incontri ravvicinati del terzo tipo. Per la prima volta, c’è un film con alieni che arrivano sulla Terra, non per spaccare tutto e dominarci fino all’estinzione, ma così, solo per presentarsi e conoscerci, come il vicino di casa che vuole introdursi gentilmente e poi, due volte a settimana, ti suona di nuovo il campanello perché vuole il sale o vuole vedere la partita e ha già portato le birre, anche se tu, piuttosto che l’Italia di Spalletti, riguarderesti pure il quarto Indiana Jones (mentre scrivo questo articolo l’Italia è ancora allenata da Spalletti, ma spero che per voi che leggete sia già cambiato tutto).

Comunque: Spielberg prepara il suo prossimo film, che è sempre di marziani, ma stavolta in salsa horror. Si chiama Night Skies. Lo script, affidato a John Sayles, è pronto; il Maestro Rick Baker lavora sulle creature. Si narra di alieni ostili che sbarcano in un paesino e terrorizzano alcuni abitanti: una storia più contenuta del solito, comunque fresca per l’epoca. Tra di loro c’è anche un alieno gentile, e alla fine – posso spoilerare un film che non è mai stato girato? – gli altri lo abbandonano sulla Terra mentre battono in ritirata. Più Spielberg ci pensa, più cambia idea ed è attirato dall’idea di raccontare l’amicizia tra l’alieno gentile e un ragazzino. Finisce per abbandonare Night Skies (e litigare con Rick Baker che ci aveva già speso un sacco di tempo e soldi). E.T. – L’extraterrestre (scritto da Melissa Mathison) parla di un alieno smarrito sulla Terra dopo che la sua astronave è partita senza di lui. Comincia, insomma, dove Night Skies finisce. Fin qui non vi ho fregato i soldi del click (o del non aver voltato pagina), ok? Continuate a seguire.

Succede quindi questo: per contratto, Spielberg deve proporre un sequel. Lo scrive un mese dopo l’uscita di E.T., insieme a Melissa Mathison. Pensateci: un mese dopo non c’è stato davvero tempo di digerire il successo di E.T., che è senza precedenti. È ancora primo nella classifica degli incassi, e ci rimarrà per quasi tutto l’anno. Spielberg sa di non essere davvero nelle condizioni di pensare a cosa vuole fare dopo, specie con questa storia, specie ancora a metà corsa. E allora lui e Melissa fanno l’unica cosa che permetta loro di rispettare il contratto: scrivono un treatment di dieci pagine per un sequel che sia sufficientemente credibile, ma che sanno con certezza che la Universal non approverà. Il titolo è E.T. – Nocturnal Fears. La storia prosegue qualche anno dopo quella dell’originale. I protagonisti sono traumatizzati dalla partenza di E.T., costantemente depressi in attesa che torni.

Un giorno, il trasmettitore che E.T. aveva improvvisato con i giocattoli dell’amico Elliott comincia a vibrare. Un’astronave si avvicina di nuovo nei paraggi: Elliott e il resto della banda, compresa la piccola Gertie, vengono risucchiati. Ma all’interno non c’è E.T.: ci sono alieni malintenzionati che lo stanno cercando. Sono il resto della banda di Night Skies, per molti versi. Gli alieni interrogano i nostri protagonisti con modi sempre più terrorizzanti: non c’è verso di convincerli. Il riassunto dice esplicitamente “Gertie piange e chiama la mamma ed E.T.”, “Elliott cerca di resistere, ma alla fine collassa”. Infine arriva E.T. – che ha un nome, “Zrek” (ve lo dico apposta per rovinarvi il gusto dell’originale) – e li salva. C’è gente che ci crede alle genuine intenzioni di questo sequel, ma non ha platealmente senso: non racconta sostanzialmente nulla, è horror, l’intero secondo atto consiste in torture spaziali a ragazzini, ed E.T. – il personaggio che tutti vogliono vedere! – arriva solo sul finale. Spielberg non è così pazzo e improvvisamente incapace. La Universal, per fortuna, capisce l’antifona. A oggi E.T. – L’extraterrestre rimane il raro pezzo unico che è.

Ed è un bene.

 

© Shutterstock (1), Warner Bros., The Guber-Peters Company, PolyGram Filmed Entertainment (1),
Universal Pictures, Amblin Entertainment (3)

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