Cannes 2010: la gioventù annoiata, modaiola e bisessuale di Kaboom
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Cannes 2010: la gioventù annoiata, modaiola e bisessuale di Kaboom

Gregg Araki, il regista di Misterious skin, al Festival con il suo nuovo film ambientato in un campus universitario americano

Cannes 2010: la gioventù annoiata, modaiola e bisessuale di Kaboom

Gregg Araki, il regista di Misterious skin, al Festival con il suo nuovo film ambientato in un campus universitario americano

Cantore della Doom Generation tardo anni ’90, quella dell’extasy e del fast sex, ma anche capace di tracciare dolorose mappe della “pelle misteriosa” dei ragazzini vittime di abusi (Misterious skin), Gregg Araki è uno di quei registi indipendenti che sono diventati autori riconosciuti dai festival restando all’interno di un immaginario pop e globalizzato. Il suo nuovo film, esplosivo proprio come il titolo farebbe pensare, Kaboom (nella foto un’immagine del film), è stato presentato a Cannes nell’ambito delle proiezioni di mezzanotte e ha dato una notevole botta di vita ad un festival sin qui soporifero.

Kaboom racconta la gioventù annoiata, modaiola e bisessuale di un campus universitario americano con complicità e sarcasmo. Feste notturne, uso e abuso delle chat, incontri e scontri, trip da acido, e un numero infinito di incroci sotto le lenzuola nelle stanze dello studentato. Quasi un sequel dell’irresistibile Le regole dell’attrazione di Roger Avary, ma contaminato con spunti fantascientifici che ricordano il cinema di Richard Kelly (Donnie Darko e The box soprattutto). C’è infatti di mezzo una setta segreta che progetta di scatenare un olocausto nucleare e che conduce esperimenti segreti sui ragazzi del campus, permettendo loro di sviluppare poteri psichici. Solo che i ragazzi non lo sanno e si ritrovano così a vivere le proprie avventure scolastiche e sessuali con imprevisti come la visione del futuro o le conseguenze della magia nera.

Naturalmente è tutto un pretesto. Molto più delle profezie millenariste o delle sparatorie sull’autostrada per salvare il mondo, ad Araki interessa mettere in piedi un ritratto psichedelico ed estasiato della tarda adolescenza, età di completa, selvaggia libertà, di prodigiose scoperte e di piaceri sublimi.

Kaboom risulta così un film disimpegnato ma liberatorio, vitale, colorato e scenografato con evidenti rimandi alla Pop Art. E con una imperdibile sequenza in cui vengono spiegate per filo e per segno le regole del rapporto orale perfetto…


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