Cannes 2010: Naomi Watts, spia alla ricerca della verità
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Cannes 2010: Naomi Watts, spia alla ricerca della verità

L'attrice australiana è protagonista di Fair Game, thriller politico ispirato alla vera vicenda dell'agente CIA Valerie Plame dove recita accanto a Sean Penn

Cannes 2010: Naomi Watts, spia alla ricerca della verità

L'attrice australiana è protagonista di Fair Game, thriller politico ispirato alla vera vicenda dell'agente CIA Valerie Plame dove recita accanto a Sean Penn

Sulla Croisette è ancora il giorno di Naomi Watts. Dopo averla vista qualche giorno fa fuori concorso nella commedia You Will Meet a Tall Dark Stranger di Woody Allen, la diva australiana è oggi di scena – stavolta in concorso – con il thriller Fair Game, storia di Valerie Plame, agente della CIA incaricata dal governo di indagare sulle armi di distruzioni di massa in Iraq, e del marito Joseph Wilson (interpretato da Sean Penn, grande assente al Festival), ambasciatore divenuto famoso per aver scritto un articolo sul New York Times in cui negava l’esistenza di quelle stesse armi. Intrighi politici, fuga di notizie, ma soprattutto la storia di una coppia «larger than life», come dice il regista Doug Liman (The Bourne Identity, Mr. & Mrs. Smith). I flash sono tutti per Naomi, che, in abitino corto lilla, racconta la “sua” Valerie Plame: «Sono stata incredibilmente ispirata da questa donna così complessa, c’è voluto tanto tempo e molte informazioni a volte anche top secret per entrare in questo personaggio. E poi mi ha aiutato scambiarmi molte e-mail e fare molte cene con la stessa Valerie. Una donna che non poteva appoggiarsi e parlare con nessuno, sempre molto rilassata anche se faceva cose incredibili, divisa tra lavoro e rapporti privati. Una donna vera». Una donna vera lo è anche la Watts, che ironizza sulle colleghe che “correggono” l’età: «Ho 41 anni, perché dovrei mentire?». Quanto a Fair Game, prosegue il regista Doug Liman: «Non è un film politico, ma una storia universale. A tutti noi è capitato di avere problemi con la burocrazia. Il messaggio? Che la verità è sempre indispensabile per la democrazia». E, aggiunge, «forse è la prima volta che riesco a realizzare il mio sogno: fare un film d’intrattenimento che riesca però a fare anche riflettere: in Bourne Identity ha vinto il lato action, mentre quando ho fatto The O.C. e volevo parlare anche di immigrazione sono stati i produttori a dirmi: assolutamente no!». Una battuta anche per Sean Penn, assente con la “scusa” di una serata per Haiti: «Sean è il più grande attore vivente, ogni giorno “diventava” Joseph Wilson sempre di più. Ama scherzare sul set, ma è un grandissimo lavoratore».

(Foto Kikapress)



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