Cannes 2011 - Restless: Gus Van Sant rifà Love Story
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Cannes 2011 – Restless: Gus Van Sant rifà Love Story

Il film del regista di Milk, nella sezione Un Certain Regard, è un melò adolescenziale che sarebbe stato perfetto per Robert Pattinson. La storia di due ragazzi che si incontrano e innamorano, quando lei ha solo tre mesi da vivere

Cannes 2011 – Restless: Gus Van Sant rifà Love Story

Il film del regista di Milk, nella sezione Un Certain Regard, è un melò adolescenziale che sarebbe stato perfetto per Robert Pattinson. La storia di due ragazzi che si incontrano e innamorano, quando lei ha solo tre mesi da vivere

Ci si domandava come mai Restless di Gus Van Sant, autore coi fiocchi, reduce tra l’altro da un film parecchio bello come Paranoid Park, qui a Cannes fosse finito fuori dal concorso principale. E la risposta è che dei due Van Sant che ormai conosciamo – ovvero lo sperimentatore (quello che ha incrociato come nessuno pura fiction e mockumentary in Elephant, Last Days e il citato Paranoid Park) e lo shooter (quello che gira piccole storie edificanti con mano neutra, vedi Will Hunting e Milk) – quello che è venuto a Cannes è il secondo.

Il film è un’onesta, onorevole variazione sul più classico dei melò: lui (Henry Hopper, figlio di Dennis) è bello, orfano e scontroso (è un po’ Pattinson insomma); lei (Mia ‘Alice in Wonderland’ Wasikowska) è dolce, eccentrica (passa i pomeriggi al parco disegnando uccellini) e con poco da vivere. Tutti e due sono molto giovani. Noi li scopriamo quando si incontrano al funerale di un estraneo, una passione condivisa e reiterata che fa tornare alla mente, con imprevisto effetto comico, Fight Club. Poi iniziano a frequentarsi; si raccontano i loro piccoli, giganteschi segreti da adolescenti; si innamorano; per un po’ evitano di pensare al fatto che lei ha tre mesi da vivere; poi gli tocca pensarci per forza. Tutto girato con un mestiere che sconfina nella furbizia, tra languidi sfondi musicali (brit pop a non finire), baci autunnali sotto alberi ingialliti, cappottini anni Settanta, e un’atmosfera generale vagamente Nouvelle Vague. Con una ammirevole attenzione a scansare almeno una parte dei cliché più triti e ritriti di questo tipo di storie.
Tanto per farvi capire di che parliamo: il terzo personaggio del film è il fantasma di un kamikaze giapponese. È l’amico del cuore del protagonista. E va in giro con la lettera che non ha spedito alla fidanzata prima di schiantarsi. Very, very cool.

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