Cannes 2012, After the Battle racconta l'Egitto post-Moubarack: la recensione
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Cannes 2012, After the Battle racconta l’Egitto post-Moubarack: la recensione

Il secondo film in concorso al Festival, punta l'obiettivo sulla primavera araba, romanzandola in chiave romantica

Cannes 2012, After the Battle racconta l’Egitto post-Moubarack: la recensione

Il secondo film in concorso al Festival, punta l'obiettivo sulla primavera araba, romanzandola in chiave romantica

Impressiona quanto ormai si stiano accorciando i tempi che separano la Storia dal Cinema: After the Battle di Yousry Nasrallah, secondo film in concorso a Cannes 65 dopo Moonrise Kingdom di Wes Anderson (leggi la nostra recensione), racconta la recente rivoluzione egiziana che ha posto fine al regime di Moubarak partendo dalla cosiddetta Battaglia dei Cammelli, avvenuta in Piazza Tahir al Cairo, durante le proteste della Primavera Araba, nel febbraio 2011. In quell’occasione alcuni manifestanti pro-Moubarak si scaraventarono sulla folla cavalcando cavalli e, appunto, cammelli, causando disordini e collutazioni. Al centro del film, uno di quei cavalieri, Mahmoud, che da allora ha perso il lavoro e subisce continue umiliazioni, anche perché quel giorno è finito su YouTube mentre veniva pestato della folla.

A fare la sua conoscenza è Reem, una giovane pubblicitaria del Cairo – divorziata, rivoluzionaria e progressista – durante una fiera e uno spettacolo di cavalli danzanti. Nasce una breve passione, sfocia in un bacio e poi si tramuta in fretta in altro: Reem incontra la famiglia di Mahmoud – disperata sentimentalmente e finanziariamente – e ne prende a cuore le sorti. E insieme alle loro, quelle di tutta Nazlat, borgo rurale ai margini delle piramidi  che vive soprattutto di turismo e di conseguenza, a causa dei disordini che hanno attraversato il paese, vive una fase di drammatica povertà.

Co-produzione franco-egiziana, e film realista a tempo di record (gli ultimi eventi ripresi risalgono addirittura a novembre 2011), After the Battle sembra finito in concorso soprattutto per ragioni di opportunità politica e produttiva: sceglie di raccontare un paese in piena mutazione attraverso un amore platonico e interclassista, sparpagliando indizi di disagio interculturale ma ricomponendo sbrigativamente tutti i conflitti che chiama in causa attraverso il confronto costruttivo tra le parti. Tutto giusto e nobile, ma più che a un film si ha la sensazione di essere di fronte ad un auspicio, a una lezione di storia e sociologia. Per di più appesantita da simbolismi e costruzioni narrative ingenue, e poco suggestive. Intenti nobili, risultati mediocri.

Voto: 2/5

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