Cannes 2012, Mud: ricordo di un'estate, tra Stand by Me e Un mondo perfetto. La recensione
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Cannes 2012, Mud: ricordo di un’estate, tra Stand by Me e Un mondo perfetto. La recensione

L'ultimo film in concorso, con Matthew McConaughey e Reese Whiterspoon, è un avventuroso viaggio verso la maturità di due ragazzini che fanno amicizia con un assassino

Cannes 2012, Mud: ricordo di un’estate, tra Stand by Me e Un mondo perfetto. La recensione

L'ultimo film in concorso, con Matthew McConaughey e Reese Whiterspoon, è un avventuroso viaggio verso la maturità di due ragazzini che fanno amicizia con un assassino

Si è ufficialmente chiuso il concorso del Festival di Cannes 2012. L’ultimo film in concorso è stato Mud, di Jeff Nichols (Take Shelter).

Arkansas, profondo sud degli Stati Uniti, una piccola comunità affacciata sulle rive del Mississippi. Case di legno, palafitte, passeggiate tra gli alberi che finiscono tutte sull’acqua. Se ti giri dall’altra parte l’orizzonte sono i motel, le discariche, fabbriche e ciminiere, qualche fattoria. Qua vivono Ellis e Neckbone, 14 anni a testa, e una vecchia moto con cui vanno in giro a vendere il pesce. Mezzi vagabondi e mezzi orfani, il pomeriggio prendono una barchetta a motore e girano per gli isolotti dentro la pancia grande del fiume.

Su uno degli isolotti trovano Mud (Matthew McConaughey), che si nasconde su una casa-barca in mezzo agli alberi. Ha la faccia bruciata dal sole, tatuaggi, superstizioni, una pistola. E soprattutto storie: di ragazze bellissime, di serpenti velenosi, di uomini uccisi a sangue freddo, di gente che lo sta cercando. Ellis e Neckbone non crederanno a niente, poi crederanno a tutto, poi scopriranno che le uniche cose false sono quelle di cui non avrebbero mai dubitato.

Bellissimo racconto, pieno di cinema e di letteratura, questo Mud, tra Huckleberry Finn e Stand by Me – Ricordo di un’estate, con un dichiarato omaggio a Un mondo perfetto di Clint Eastwood. L’adolescenza è una storia, e quella di Ellis e Neckbone è più o meno quella di tutti: cuori spezzati, mentori inaspettati, genitori inaffidabili.  Distinguere la realtà dalla fantasia, le illusioni che sono fregature e quelle che non lo sono affatto, è l’unico dolore utile che le delusioni ci lasciano addosso. Jeff Nichols gira tutto questo senza alcuna presunzione d’autore che non sia quella di raccontare con chiarezza e amore per i personaggi, le loro facce, i loro luoghi, i loro destini. Facessero tutti così, andare al cinema non sarebbe mai una delusione.

Voto: 4/5

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