Cannes 2013? Un bagno di sangue. Ecco le sequenze che hanno sconvolto il Festival
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Cannes 2013? Un bagno di sangue. Ecco le sequenze che hanno sconvolto il Festival

Viaggio nei momenti più disturbanti visti finora

Cannes 2013? Un bagno di sangue. Ecco le sequenze che hanno sconvolto il Festival

Viaggio nei momenti più disturbanti visti finora

Motore. Azione. Bagno di sangue!

Titolava così ieri mattina nell’articolo d’apertura il daily festivaliero della prestigiosa testata americana Entertainment Weekly, facendo riferimento sia a quanto visto finora durante le proiezioni ufficiali del Festival, che a un trailer collettivo della selezione 2013, proiettato nei giorni scorsi alla presenza di alcuni addetti ai lavori. Mentre infatti sono ancora in lista d’attesa titoli come Solo Dio perdona (Refn non ci vai mai troppo per il sottile) e il film di chiusura Zulu (in cui è prevista tra le altre cose una terrificante esecuzione del personaggio di Forest Whitaker), Blind Detective di Johnnie To e Wara no tate di quell’altro matto di Miike Takashi, tutti quanti già annunciati come pieni di scene esplicite e crudeli, in concorso sono passati tra ieri e oggi Heli, del messicano Amat Escalante, e A Touch of Sin di Jia Zhangke (vincitore nel 2006 del Festival di Venezia con Still Life). E se ne sono viste delle belle…

In Heli, storia di due ragazzini, fratello e sorella, che finiscono nella mani dei narcotrafficanti quando il fidanzato di lei tenta di fregarsi due pagnotte di cocaina, si assiste a una delle scene di tortura più crudeli dell’intera storia dei Festival: la vittima viene bastonata a sangue da un branco di ragazzini, prima di essere denudata e castrata con il fuoco. Infine viene impiccata a un ponte pedonale, a penzoloni sulla strada. Il film vorrebbe raccontare il deserto istituzionale e la corruzione sistematica nelle periferie messicane (la polizia è grottesca e immobile nel migliore dei casi, connivente nel peggiore), ma alla fine resta in mente solo la brutalità della scena citata e di quella in cui viene spezzato il collo a un cucciolo di barboncino. Quest’ultima sembra aver sconvolto più della prima la platea, almeno a giudicare dalla rumorosa reazione degli spettatori.

In A Touch of Sin, invece, seguiamo quattro storie di disagio sociale, che sfociano tutte in una reazione brutale. Un piccolo impiegato di una miniera di carbone tenta di denunciare la corruzione dell’amministrazione locale, ma quando provano a metterlo a tacere a suon di bastonate e mazzette, decide di passare ai fatti… Un ragazzino mantiene moglie e figlia trasferendosi per lavoro di città in città: fa il killer. La segretaria di un bordello travestito da centro massaggi sfoga la sua frustrazione per la relazione finita male con un uomo sposato e le prepotenze che subisce dai clienti, usando un pugnale. E un ragazzino, ingiustamente accusato dell’infortunio sul lavoro di un collega, prima tenta di rifarsi una vita lavorando come cameriere in un night club, poi cede alla disperazione…

Omicidi con arma da fuoco, accoltellamenti, esecuzioni a bruciapelo, suicidi, qui davvero non manca niente: l’idea è quella di un tessuto sociale talmente disastrato che resta solo da ammazzarsi a vicenda (o da sé). Il film, ottimo, potrebbe avere buone possibilità di vincere un premio. Anche qui ci sono alcune scene impressionanti di violenza sugli animali: un’anatra sgozzata e un cavallo da tiro frustato a sangue.

Vedremo a questo punto come proseguirà la rassegna, ma il Festival può già vantare un buon numero di quegli “scandali decorativi” che servono a moltiplicare i titoli sui giornali, in un collaudato gioco della parti cui partecipiamo tutti.

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