«Sorrentino è talmente severo che quando abbiamo girato la scena del monologo del mio personaggio, che è un autore teatrale, mi ha rimproverato dicendomi: “Io non l’avevo scritto così questo monologo, doveva essere più ironico” e io lì ho avuto il primo attacco di panico in scena della mia vita. Non mi è mai capitato di essere così in crisi per una scena e abbiamo dovuto farla tantissime volte prima di arrivare al tono giusto». Nonostante la difficoltà e il timore prodotto dal regista partenopeo all’attore e regista romano, Carlo Verdone vorrebbe andare avanti con la carriera drammatica e ha stimato moltissimo il lavoro di Paolo, anche se ha confessato a Best Movie in un incontro privato presso lo Spazio Moviestar dell’Hotel Carlton di aver dovuto frenare molto la sua vera natura. «Io sui miei set sono abituato a scherzare tantissimo, altrimenti proprio non riesco a sciogliermi, invece Paolo è proprio uno da vecchia scuola: rigorosissimo e disciplinato. Io durante le riprese facevo magari le mie voci e facevo ridere qualcuno, allora lui si voltava col sigaro in bocca, con quella faccia come a dire: “Chi osa ridere sul set?”».
Una volta, però, Verdone è riuscito a farlo ridere: «Sì, stavo recitando con Toni (Servillo) una scena e ho cominciato a fare una delle mie voci e Toni è scoppiato a ridere, così anche Paolo per una volta si è lasciato andare, però che fatica… Comunque c’è da dire che film come i suoi richiedono un controllo totale. In questo aveva addirittura quattro macchine da presa da gestire. Detto ciò, tornerei a lavorarci oggi stesso».
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