Cannes 2014: un cast da urlo ed echi di Drive in Freddo a luglio, tratto dal romanzo cult di Lansdale. La recensione
telegram

Cannes 2014: un cast da urlo ed echi di Drive in Freddo a luglio, tratto dal romanzo cult di Lansdale. La recensione

Presentato alla Quinzaine des Réalisateurs, il film di Jom Mickle mette assieme Michael C. Hall, Don Johnson e Sam Shepard, più una serie di omaggi al capolavoro di Refn

Cannes 2014: un cast da urlo ed echi di Drive in Freddo a luglio, tratto dal romanzo cult di Lansdale. La recensione

Presentato alla Quinzaine des Réalisateurs, il film di Jom Mickle mette assieme Michael C. Hall, Don Johnson e Sam Shepard, più una serie di omaggi al capolavoro di Refn

Una cosa che non ti aspetti di vedere a un Festival è un film di pura trama: niente trucchi di montaggio, poca color correction, inquadrature semplici e funzionali. Jim Mickle costruisce il suo con tre cose: un buon romanzo di Joe Lansdale, tre attori di culto (Sam Shepard, Don Johnson e Michael “Dexter” Hall) e un sacco di musica elettronica anni ’80, che insieme al font dei titoli di testa/coda, e al modo in cui è girata la resa dei conti, rendono esplicita l’ispirazione a Refn e a Drive in particolare.

Il film inizia con un tizio – Richard Dane (Hall) – che si sveglia nel cuore della notte, trova un ladro nel suo soggiorno, e gli spara a bruciapelo: colpo fortunato, in piena fronte, e l’intruso ci resta sul colpo. La polizia derubrica tutto come legittima difesa (siamo pur sempre in Texas), Dane è libero, ma viene fuori che Ben Russell, il padre del ragazzo (Sam Shepard), è una testa calda e cerca vendetta. In realtà la situazione è molto più complicata di quel che sembra, e la polizia sta mischiando le carte. Di più non si può dire, perché i colpi di scena iniziano presto, e il film è fatto con quelli e punto.

Mickle si sta costruendo una carriera da artigiano del cinema di genere senza particolari ambizioni stilistiche: ha fatto un vampire movie post-apocalittico (Stake Land), un remake di un horror messicano sul cannibalismo (We Are What We Are), e ora questo crime drama, che se non fosse per la colonna sonora non avrebbe in pratica un solo elemento autoriale. I suoi film sono semplici, funzionano bene e guadagnano il minimo indispensabile perché trovi sempre il modo di girarne un altro.

Micheal C. Hall invece vive ancora nell’ombra di Dexter: nonostante qui sfoggi i baffi e un’acconciatura improbabile, dopo 8 anni di omicidi televisivi e dentro a un film così, è impossibile non pensarlo con il camicie da laboratorio o un coltello in mano. Nel ruolo dell’uomo qualunque catapultato in un casino più grande di lui se la cava anche, ma Sam Shepard e Don Johnson gli mangiano in testa.

Cannes 2014: photogallery, recensioni, conferenze stampa e video del Festival

© RIPRODUZIONE RISERVATA