Che gli scandali sessuali a Hollywood e dintorni, e il movimento #metoo che ne è conseguito, avessero in qualche modo plasmato questa edizione del Festival di Cannes, ce ne eravamo accorti dando un’occhiata alla giuria (composta da 4 donne e 4 uomini, più una Presidente donna), ai cartoncini anti-molestie che vengono consegnati a chi partecipa alle proiezioni ufficiali (anche se non funzionano esattamente come indicato) e alla presenza in concorso di tre film diretti da registe (pochi, ma comunque qualcosa). Eppure, c’era bisogno di un’azione specifica, come aveva ribadito anche la Presidente Cate Blanchett durante la conferenza stampa d’apertura; azione che non s’è fatta attendere.
Ieri sera, infatti, in occasione della proiezione di gala di Les Filles du Soleil (Girls of the Sun) di Eva Husson – il film che racconta delle guerrigliere curde che lottano e muoiono per difendersi e difendere la loro terra, delle donne azere violentate e uccise dai combattenti dell’Isis, e delle giornaliste che muoiono per poter raccontare la loro storia (l’ispirazione è l’inglese Marie Colvin) – il tappeto rosso s’è trasformato nell’occasione perfetta per una women’s march.
Hanno sfilato in silenzio 82 donne (in fondo all’articolo trovate la nostra gallery con tutti gli scatti), tra cui le giurate Kristen Stewart, Lea Seydoux e Ava Du Vernay – ma anche le nostre Jasmine Trinca e Claudia Cardinale – mentre Cate Blanchett e Agnés Varda leggevano, una dopo l’altra (prima in inglese, poi in francese), una dichiarazione d’intenti.
«Su queste scale oggi ci sono 82 le donne che rappresentano il numero di registe che hanno salito queste scale dalla prima edizione del Festival di Cannes nel 1946. Nello stesso tempo, 1688 registi maschi hanno salito queste le stesse scale. In un Festival di fama mondiale come questo ci sono state solo 12 presidenti di giuria donne. La prestigiosa Palma d’Oro è stata conferita a 71 registi maschi – troppo numerosi per essere nominati – ma solo a 2 donne – Jane Campion, che è con noi nello spirito, e Agnès Varda, che è con noi oggi.»
E hanno aggiunto: «Questi fatti sono innegabili. Le donne non sono una minoranza nel mondo, eppure lo stato attuale della nostra industria dice il contrario. Come donne, affrontiamo tutte le nostre sfide individuali, ma oggi stiamo insieme su queste scale come simbolo della nostra determinazione e del nostro impegno per il progresso. Siamo scrittrici, produttrici, registe, attrici, cineaste, agenti di talenti, editrici, distributrici, agenti di vendita e tante altre professioniste coinvolte nelle arti cinematografiche. E siamo solidali con le donne di tutte le industrie.»
Poi, il momento delle richieste: «Ci aspettiamo che le nostre istituzioni si prodighino attivamente per la parità e la trasparenza nei loro organi esecutivi e perché i posti di lavoro siano ambienti sicuri in cui lavorare. Ci aspettiamo che i nostri governi si assicurino che le leggi per la parità di retribuzione per chi fa lo stesso lavoro siano rispettate. Chiediamo che nei nostri luoghi di lavoro ci sia più uguaglianza di diritti e diversità di talenti, che possano rispecchiare al meglio il mondo in cui viviamo realmente. Un mondo che consente a tutti noi, dietro e davanti alla macchina da presa, di avere successo, spalla a spalla con i nostri colleghi maschi. Ci riconosciamo in tutte le donne e gli uomini che sono pronti al cambiamento. Le scale della nostra industria devono essere accessibili a tutti. Saliamo.»
Foto: Getty Images
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