Cannes 2018, Everybody Knows: la conferenza stampa di Penélope Cruz e Javier Bardem
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Cannes 2018, Everybody Knows: la conferenza stampa di Penélope Cruz e Javier Bardem

Le due star spagnole, molto unite anche nella vita sentimentale, raccontano l’esperienza accanto al regista premio Oscar Asghar Farhadi

Cannes 2018, Everybody Knows: la conferenza stampa di Penélope Cruz e Javier Bardem

Le due star spagnole, molto unite anche nella vita sentimentale, raccontano l’esperienza accanto al regista premio Oscar Asghar Farhadi

Everybody Knows: la conferenza stampa a Cannes 2018

Un’apertura tutta spagnola, quella del 71esimo Festival di Cannes: non capitava dal 2004, quando a tenere a battesimo l’edizione di quattordici anni fa fu La mala educación di Pedro Almodóvar. Quest’anno, invece, è toccato a Everybody Knows (Todos lo Saben) di Asghar Farhadi (qui la nostra recensione), il film del regista due volte premio Oscar per Una separazione e Il cliente, che ha per protagonisti Penélope Cruz e Javier Bardem, vale a dire la coppia più dorata e glamour del cinema spagnolo, inseparabili tanto nella vita quanto sul lavoro.

Rilassati e sorridenti come sempre, con la simpatia dal carisma latino di entrambi amplificata dall’innegabile sex appeal di coppia, i due attori, sposati dal 2010 e con due figli, Leonardo e Luna, si sono raccontati in conferenza stampa accanto al co-protagonista, l’attore argentino Ricardo Darin, e allo stesso Farhadi, dichiarando a più riprese la loro ammirazione per il cineasta iraniano.

Il regista, dal canto suo, oltre a ricambiare l’affetto si è anche espresso a proposito del suo connazionale Jafar Panahi, in concorso con Three Faces ma al quale l’Iran ha ancora una volta sottratto il passaporto con l’accusa di propaganda anti-islamica. La Cruz invece, in tempi di forte sostegno al movimento #MeToo anche sulla Croisette, ci ha tenuto a precisare che lei e il marito sono stati pagati esattamente allo stesso modo, mentre un giornalista ha scherzato chiedendo a Bardem come si sentisse a essere l’unico uomo al mondo a girare film con sua moglie, data l’altissima frequenza delle loro collaborazioni (la prima volta per Prosciutto, prosciutto di Bigas Luna nel 1992, l’ultima nel recente Escobar – Il fascino del male).

Il film racconta la storia di Laura (Cruz) che vive con il marito (Ricardo Darin) e i figli a Buenos Aires. In occasione del matrimonio di sua sorella, la donna fa ritorno nella sua città natale in Spagna, nella campagna appena fuori Madrid, dove viene rapita la figlia Irene. Ad aiutarla sarà Paco (Bardem), suo indimenticata amore del passato.

Il film, dopo le indiscrezioni su una possibile acquisizione di Netflix, è finito nelle mani della Focus che lo lancerà negli Usa e non solo. In Italia invece arriverà grazie alla Lucky Red, che l’ha anche prodotto.

Farhadi in conferenza stampa a Cannes 2018

Ecco i passaggi più significativi della conferenza.

Girare in Spagna, lontano dall’Iran

Asghar Farhadi: «È vero, la culture spagnola e quella iraniana sono diverse, ma i sentimenti e le passioni sono uguali in tutto il mondo. È molto più difficile lavorare in una lingua straniera diversa dalla tua, ma ho deciso di soffermarmi sugli aspetti comuni, Gli esseri umani non sono differenti da cultura a cultura quando pervengono all’emozione, in quello sono assimilabili». 

Un thriller familiare

Farhadi: «Tutta la mia troupe e il cast hanno reso le riprese molto arricchenti, gli attori erano perfetti ma anche il montatore e il direttore della fotografia José Luis Alcaine, che è tra i migliori su piazza. C’è una dimensione da thriller nel film, ma riguarda interrogativi connessi alle persone che io reputo fondamentali, come la reazione padre-figlia, che troviamo convenzionalmente in molti libri o film, e che qui investe una famiglia intera. È tutta una questione di lealtà, di appartenenza; c’è in ballo la questione biologica, ma anche l’educazione di una figlia. Sono dei personaggi con i quali vorresti continuare a stare, anche dopo la fine del film, e questo è lo spirito con cui ho lavorato su di loro».

ll peso del passato

Farhadi: «Mi interrogo sempre sul trascorrere del tempo: non sappiamo cosa ci riserverà il passato, non immaginiamo le conseguenze delle nostre scelte quando le facciamo, ma tutto quello che fai cambia la definizione del tuo stare al mondo».

Un regista che domanda e che ascolta

Penélope Cruz: «Asghar è molto umile, nota tutto e non puoi mai ingannarlo, è coinvolto in ogni passaggio e dettaglio del film: è addirittura venuto a vivere in Spagna, ha assorbito tutto come una spugna e non dormendo molto ha tanto tempo per studiare. Una delle cose che ammiro di più di lui è la disponibilità ad ascoltare, risponde anche alle domande agli attori oltre a fargliele. Ciò probabilmente è connesso al mondo in cui apprende le cose, ha un detector per distinguere verità e menzogna. Quando ero più giovane, mi capitava di portare spesso a casa il mio personaggio, ora non lo faccio più».

Javier y Penelope

Cruz: «Con Javier c’è sempre una danza tra realtà e finzione. Quella di Javier è l’opinione che conta di più per me. Com’è lavorare con lui? Ti senti osservata da qualcuno di cui ti fidi, che ti può aiutare. Ma quando torniamo a casa la sera non portiamo certo i personaggi con noi. Ho visto Everybody Knows una volta sola a Madrid, ma la mia mente andava così veloce che ne ho percepito il 40%. Per fortuna qui me lo sono goduto alla proiezione ufficiale. Questo personaggio è stato una sfida perché è una donna in preda al panico».

Amore e set

Farhadi: «Javier e Penélope li ho incontrati per la prima volta cinque anni fa a Los Angeles e per me sono per me il simbolo armonioso di una coppia felice che si ama, nella finzione, nella realtà, nella vita e sul lavoro, ed è davvero salutare e rigenerante vedere come riescono a separare i vari aspetti con semplicità. Vederli insieme ai loro figli è stato per me fonte d’ispirazione».

Onore e generosità secondo Javier

Javier Bardem: «L’onore non è sbagliato se ti permette di sentirti una persona migliore. Il mio personaggio è coinvolto in una serie di emozioni, vuole fare la cosa giusta non per se stesso ma per gli altri ed è esattamente la cosa opposta: è generosità, non onore».

Farhadi e la fede

Ricardo DarinPersonalmente non sono credente ma lavorando con Asghar ho dovuto scoprire la fede del mio personaggio per soffermarmi su tutti i segreti del suo passato e sulla storia del film. Sua figlia viene rapita per ragioni economiche e imbracciare in situazioni del genere una qualche forma di fede è difficile per tutti noi».

Il caso Jafar Panahi

Farhadi: «Ho parlato con lui ieri, ho grande rispetto del suo lavoro e continuo a sperare che possa essere in grado di riuscire a venire, è un appello che sento di dover fare per la sua presenza qui a Cannes. Ciò che è importante per lui non è prendere un aereo, ma venire qui a vedere come gli spettatori reagiscono alla visione del suo film. Non è certo leggendo delle news che puoi ottenere quell’esperienza. Per me è davvero molto strano poter essere qui senza che lui ci sia, è qualcosa con cui convivo con estrema difficoltà, ma è anche straordinario che lui continui a fare il suo lavoro a dispetto di tutta questa avversità nei suoi riguardi».

Foto: Getty Images

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