Cannes 2018, ecco la giuria: nella prima conferenza Cate Blanchett parla di #MeToo e della Palma d’oro
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Cannes 2018, ecco la giuria: nella prima conferenza Cate Blanchett parla di #MeToo e della Palma d’oro

Con lei dietro ai microfoni, tra gli altri, Denis Villeneuve e Kristen Stewart

Cannes 2018, ecco la giuria: nella prima conferenza Cate Blanchett parla di #MeToo e della Palma d’oro

Con lei dietro ai microfoni, tra gli altri, Denis Villeneuve e Kristen Stewart

La giuria del Festival di Cannes 2018

La prima conferenza ufficiale del Festival (tralasciando quella improvvisata ieri dal Delegato Generale Frémaux), ha visto coinvolta la Giuria – cioè i nove, tra uomini e donne, cui spetterà il compito di assegnare la Palma D’Oro. Non è filato proprio tutto liscio, ma tra problemi tecnici e qualche stoccata ironica della Presidentessa Cate Blanchett, i giurati – Denis Villeneuve, Kristen Stewart, Lea Seydoux, Chang Chen, Ava DuVernay, Andrei Zvyagintsev, Khadja Nin, Robert Guédiguian – hanno risposto alle domande dei giornalisti.

Di seguito alcuni passaggi.

Problemi tecnici
«Il dialogo è alla base del nostro lavoro, capire cosa dicono gli altri giurati non sarebbe male. Che ne dite di iniziare subito a fare qualcosa in merito?». Cate Blanchett non l’ha mandata a dire e scocciata ha suggerito di risolvere il problema delle traduzioni simultanee che per i primi minuti dell’incontro tardavano ad arrivare. Tra l’imbarazzo generale e qualche risata sotto i baffi dei compagni di scrivania, il problema è poi stato risolto in fretta. L’attore Chang Chen ha ironizzato con un «Take Two» e ha risposto nuovamente alla domanda che gli era stata posta.

La giusta Palma d’Oro, operazione possibile?
Cate Blanchett: «Non ne abbiamo ancora visto nessuno, ma qualsiasi film potrebbe essere quello giusto».
Kristen Stewart: «Non cerco il film perfetto, ci sono film imperfetti che sono comunque dei grandissimi film. Per me la Palma d’Oro deve essere il film più capace di toccarmi. Deve rimanermi dentro, ed è impossibile non accorgersi di un film del genere quando ce lo si trova davanti».
Denis Villeneuve: «Cerco un film che resista al tempo, che farà storia».
Ava DuVernay: «Per me è un film che racconta di emozioni universali e condivisibili, che siano vere anche tra vent’anni».

Grandi registi in concorso
Blanchett: «Godard è un mostro sacro che continua a sperimentare, ed è questo che noi giudicheremo, anche se siamo certi che il suo lavoro vivrà indipendentemente dalla Palma d’Oro. Detto ciò è importante approvare ogni film con la mente il più aperta possibile, senza farsi condizionare dai nomi».

#Metoo e parità di genere e di razza
Blanchett: «Mi spiace dirvelo ma non è la prima volta che ci sono così tante donne in giuria… Quando mi hanno chiesto di essere Presidente ho richiesto che fossero uomini e donne di razze e culture diverse, mi hanno risposto che è il criterio di selezione di ogni anno. E non venga in mente a nessuno che le donne in concorso sono state selezionate solo per il loro genere. Se poi mi chiedete se vorrei che ci fossero più donne in concorso vi dico di sì, ovvio, ne vorrei più di tre, e spero che in futuro questo avvenga. Ma l’anno scorso erano due, e prima ancora non ce n’era nessuna. Questi sono cambiamenti epocali che non possono avvenire dal giorno alla notte. Il movimento #Metoo per essere assorbito avrà bisogno di tempo e di azioni specifiche, che spero avvengano in tutte le industrie, non solo in quella dell’intrattenimento».

Glamour vs #Metoo
Blanchett: «Essere attraenti non significa essere stupide. Questo è anche il Festival del glamour che vedrà bellissime donne sfilare sul tappeto rosso, è un altro lato di questa manifestazione che va apprezzato. E per fortuna che esiste anche questo, che mondo noioso sarebbe altrimenti».

I film hanno ancora senso d’esistere?
La domanda, su richiesta di chi l’ha posta, è indirizzata ai registi ma interviene la Blanchett: «Che le attrici non si azzardino a rispondere, mi raccomando» (risate).
Villeneuve: «Finché ci sarà l’umanità ci sarà bisogno di storie».
Ava DuVernay: «Il cinema è fatto di voci ed è impostante che parlino le voci di tutto il mondo, poi certo racconta lo specifico punto di vista di un regista, ma sono anche convinta che in un periodo storico come questo ci sia bisogno di grande flessibilità per giudicare cos’è cinema e cosa non lo è».

Foto: Getty Images

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