Cannes 2018: Mandy di Panos Cosmatos. La recensione
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Cannes 2018: Mandy di Panos Cosmatos. La recensione

Più che un film, un omaggio al cinema di Tobe Hooper, Sean Cunningham, Clive Barker e Sam Raimi. Un delirio citazionista scombinato e divertentissimo, con un Nicolas Cage da manicomio. Presentato alla Quinzaine des réalisateurs a Cannes e poi al Torino Film Festival, nella sezione After Hours

Cannes 2018: Mandy di Panos Cosmatos. La recensione

Più che un film, un omaggio al cinema di Tobe Hooper, Sean Cunningham, Clive Barker e Sam Raimi. Un delirio citazionista scombinato e divertentissimo, con un Nicolas Cage da manicomio. Presentato alla Quinzaine des réalisateurs a Cannes e poi al Torino Film Festival, nella sezione After Hours

Mandy di Panos Cosmatos

Mandy di Panos Cosmos è stato presentato in concorso alla Quinzaine des réalisateurs, una delle due sezioni parallele alla selezione ufficiale del Festival di Cannes

LA STORIA
Un boscaiolo (Nicolas Cage) vive con la fidanzata (Andrea Riseborough), illustratrice, in una casa in mezzo ai boschi. Il posto si chiama Crystal Lake e siamo nel 1983. Purtroppo da quelle parti girovaga anche una banda di fanatici religiosi guidata da un santone – cantautore che decide di rapire la ragazza.

LA CRITICA
Più che un film, Mandy è un concerto heavy metal, con ottimi musicisti sul palco che sfortunatamente suonano ognuno per conto proprio. Ma bastano i loro nomi e i fan accorrono, applaudendo appena azzeccano un assolo. Qui i musicisti si chiamano Tobe Hooper, Clive Barker, Sam Raimi, Sean Cunningham e naturalmente Rob Zombie, e l’album che stanno suonando starebbe idealmente a fianco di Baskin di Can Evrenol sulla mensola dell’appassionato.

Per una buona metà, per fortuna la prima, il film è un delirio psichedelico abbastanza tedioso ma per lo meno coerente. Poi, quando il protagonista intraprende il suo percorso di vendetta, le cose si mettono davvero in moto, e diventa chiaro che Cosmatos cerca la risata liberatoria molto più che il nichilismo oppressivo e la fermezza stilistica di, per dire, La casa dei 1000 corpi. Fin lì il dubbio c’era.

Questa seconda parte inizia in particolare con una scena in bagno che riscrive la scaletta di tutti i video, ormai una specie di sottogenere, che circolano in rete con il titolo  Nicolas Cage losing his shit. Qui lo spettatore si sveglia dal torpore e capisce che sta per succedere qualcosa. In realtà poi non succede qualcosa: succede tutto. Asce forgiate dal nulla come se fossimo finiti dentro Conan il Barbaro, duelli a colpi di motosega che sembrano uno spin-off di Evil Dead, combattimenti corpo a corpo con cenobiti stile Hellraiser, punch line di Cage completamente fuori registro, un pazzo proprietario di una pistola d’oro che vive in una base sotterranea con una tigre ammaestrata, incubi realizzati in tecnica animata, doppie lune in cielo. Eccetera.

A questo bombardamento si può reagire in due modi: uscendo dalla sala o partecipando rumorosamente. Chi scrive ha partecipato rumorosamente, ma poi a freddo ha provato a recuperare un po’ di dignità professionale ed elaborare un pensiero critico. Consapevole o no (sicuramente no) Cosmatos ottiene una collisione di simboli e immaginari che in definitiva rifiuta una qualsiasi costruzione di significato e approda a un linguaggio proprio che è pura emotività (il regista ha detto di aver realizzato il film poco dopo la morte dei genitori in uno stato di profondo malessere), la trascrizione frettolosa di una memoria. Mandy diventa un film di puro montaggio, un flusso di scarico di suggestioni anni ’80, cui la performance consapevolmente metatestuale di Cage conferisce ulteriore – ma non del tutto coerente – evidenza.

A questo punto l’associazione più semplice con i film visti quest’anno a Cannes è paradossalmente con il film di Godard, La livre d’image, con cui pare perfino condividere certi piccoli segmenti e certamente la violenza (de)catalogatrice. Tutti e due i film costruiscono nuove lingue per associazione visiva e ci imprimono sopra un testo fuor di senso, tutti e due portano il progetto alle estreme conseguenze, con la differenza che Mandy conserva un pensiero di genere e un barlume di trama, e quindi tiene un piede di qua e uno di là.

Detto questo: se sapete a cosa andate incontro e ci andate lo stesso, mettetevi comodi e gustatevi la musica.

VOTO A CALDO: ?

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