È iniziato il Festival di Cannes. È iniziato con una mail recapitata ieri all’ora di pranzo con cui si annunciava che il direttore Thierry Frémaux avrebbe tenuto una conferenza stampa straordinaria alle 15.
Frémaux deve essere molto preoccupato che tutte le novità introdotte quest’anno (il divieto di selfie sul red carpet, lo spostamento delle anteprime stampa dopo le proiezioni di gala, la lite con Netflix e soprattutto un programma in cui quasi la metà dei nomi è sconosciuta anche ai critici più navigati) abbiano innervosito – o peggio, annoiato – i giornalisti, e l’ansia lo ha reso perfino più esibizionista e querulo del solito. In conferenza stampa ha dato risposte fluviali alle domande che tutti si aspettavano, aggiungendo poco (ma buono) a quanto già era noto.
È nelle pieghe, però, che la ragione politica si scontra con il carattere dell’uomo, svelando i piccoli paradossi. E così ecco che, pochi minuti dopo un monologo sulle conseguenze del caso Weinstein sulla Croisette (tra l’altro la borsa degli accreditati contiene quest’anno un cartoncino con le “norme antimolestie” e una linea telefonica dedicata alle denunce), Frémaux interrompe una giornalista a metà di una domanda e la zittisce con uno “sh sh sh” di raro paternalismo.
Alcuni passaggi della conferenza.
Sulla mancanza di Netflix
“Il loro modello è incompatibile con quello francese, a Venezia non hanno lo stesso problema. Ma lo scorso anno c’è stato l’episodio 1 del nostro rapporto con loro, quest’anno l’episodio 2, e magari il prossimo ci sarà l’episodio 3. Noi per questa edizione avremmo voluto il film di Cuarón, Roma, in Concorso, e il film inedito e restaurato di Orson Welles, The Other Side of the Wind, fuori concorso. Per il primo non c’era possibilità di accordo, perché il Concorso comporta il passaggio in sala, ma per il secondo non ci sarebbero stati problemi, è una loro scelta”.
Sul divieto di selfie
“È solo un problema di fluidità e di sicurezza. Siamo l’unico grande festival che consente l’accesso sul red carpet a tutti. Capitava che la gente cadesse sulle scale per fare una foto. E poi non vieni a Cannes per vedere te stesso, ma per vedere i film”.
Sulla cancellazione delle anticipate stampa
“Volevamo che la proiezione di gala fosse una vera première, un vero evento, il primo passaggio in assoluto del film. Non è un provvedimento contro la stampa. Noi la stampa la amiamo. Io spero anzi che questo provvedimento darà maggior importanza alla parola scritta, quella di un approfondimento rispetto a quella di un tweet”.
Sulla grande quantità di autori poco noti in concorso
“È una selezione che riflette la voglia di essere più audaci. Aprirci al futuro. Aprire di più le porte. E poi c’è un problema con gli americani, che certi film li fanno pensando agli Oscar, per i quali un passaggio a Cannes a volte è considerato troppo anticipato. Ma forse c’è anche un problema con la stampa e il pubblico che vengono qui, e sono i più esigenti al mondo”.
Sulla mancanza di star sul red carpet
“Di star ce ne saranno, ma noi scegliamo i film pensando all’estetica, non certo al tappeto rosso”.
Sul ritorno di von Trier dopo l’espulsione avvenuta nel 2011, quando era stato dichiarato “persona non gradita”
“Von Trier ha scherzato su cose su cui non si deve scherzare [Esistono cose su cui non si deve scherzare? Ristabiliamo i tabù? Proprio in un contesto che si fregia di promuovere l’arte? Sarei curioso di sapere cosa ne pensano i più grandi comici viventi, da Sarah Silverman a Ricky Gervais, ndr]. Ma il comitato ha deciso che la punizione è durata abbastanza e di riammetterlo. von Trier è un maestro ed è qui per il suo film. Abbiamo preferito non metterlo in concorso, ma è una questione che non ha niente a che vedere con quanto successo nel 2011: quando vedrete il film mi direte se siete d’accordo con la nostra scelta”.
Sulla mancanza di serie TV
“Le serie Tv sono un prodotto industriale, il cinema è poesia”.
Sulla scarsità di donne in Giuria e in Concorso
“Per la Giuria, la presidentessa quest’anno è una donna, e cercheremo di avere un numero paritario di presidenti e giurati donne anche nei prossimi anni. Per quanto riguarda il Concorso, il numero di autrici nell’industria del cinema è il 7% del totale. A Cannes invece abbiamo di solito tra il 20 e il 23% di registe donne”.
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