Jim Jarmusch ha inaugurato il Festival di Cannes 2019 con la commedia sugli zombi The Dead Don’t Die (da noi I morti non muoiono, con un un’uscita fissata per il prossimo 13 giugno). Un film, inserito nel Concorso ufficiale, aveva dalla sua il giusto tasso di divi e di appeal commerciale per infiammare il red carpet della prima giornata, con al timone un regista amatissimo e idolatrato anche dal pubblico cinefilo come l’autore di Coffee & Cigarettes e Solo gli amanti sopravvivono.
I morti non muoiono, tra le altre cose (in fondo all’articolo trovate il link per leggere la nostra recensione nel dettaglio) prende posizione sulla contemporaneità in maniera netta e beffarda, affidandosi all’ironia raffinata e minimalista tipica del cinema del cineasta americano, e regala più di una risata amara. Nel cast ci sono due attori che Jarmusch conosce già benissimo: Bill Murray, da lui diretto nel magnifico Broken Flowers, e Adam Driver, protagonista di Paterson, ultima apparizione di Jarmusch sulla Croisette. I due vestono i panni di una coppia di poliziotti impegnati in diversi siparietti comici e accanto a loro troviamo, tra gli altri e all’interno di un cast ricchissimo, Tilda Swinton nel ruolo di una guerriera scozzese armata di Katana e Tom Waits nei panni di un filosofo recluso nei boschi, Hermit Bob.
«Sono cresciuto con i vecchi horror della Universal (casa di produzione del film, ndr) – ha esordio Jarmusch stamattina in conferenza stampa -, Da bambino ho visto per primi i film di mostri, che mi hanno molto impressionato. All’inizio i Dracula, ma anche i film sui vampiri e gli zombi. Sono cresciuto anche col cima di Dario Argento e John Carpenter(entrambi a Cannes in queste ore, il secondo per ricevere la Carrosse d’or dalla Quinzaine des réalisateurs, ndr), mentre tra i registi contemporanei mi piace molto Sam Raimi».
Nel guardare con occhio sarcastico allo scenario politico contemporaneo (il cappellino con la scritta “Keep America White Again” indossato nel film da Steve Buscemi è una chiara presa in giro di Donald Trump) Jarmusch si è evidentemente rifatto alla lezione di George Romero. «Romero è la nostra guida, guardiamo a lui. Gli zombi come metafora sono davvero molto potenti e la metafora in questo caso era più forte di quanto potessi esserna a conoscenza io stesso. Romero ha cambiato anche l’idea che si ha degli zombi e dei mostri. Mostri come Godzilla e Frankenstein vengono da fuori, mentre gli zombi di Romero scaturivano direttamente dall’interno di una struttura sociale in rovina».
Ne I morti non muoiono trovano posto anche temi importanti e di cruciale attualità come il cambiamento climatico globale (con tanto di spostamento dell’asse della Terra). «Osservare il declino della natura a tassi così alti e vertiginosi è davvero preoccupante, ma ciò che mi preoccupa è soprattutto l’incapacità di affrontare qualcosa che rappresenta una minaccia per gli esseri viventi in rapido declino. Mi disturba e mi spaventa molto – ha sentenziato Jarmusch a tal proposito -, In questo film ho però cercato di bilanciare umorismo e oscurità. Non volevo solo il pessimismo, perché senza comicità e battute per quanto mi riguarda sarebbe difficile restare vivi in quanto esseri umani. Qualunque sia il film che è venuto fuori, io saprei cosa dire in proposito. In ogni caso abbiamo fatto del nostro meglio».
«La mia preoccupazione per il pianeta trova riscontro nel film e nelle persone con cui lavoro – dice invece un sempre sornione e irresistibile Bill Murray – Si tratta del mio piccolo lastrone di ghiaccio su cui mi reggo e spero che non si sciolga. Alla vita dopo la morte credo, ma non penso sia per tutti!». In conferenza stampa c’è anche la già citata e sempre eterea Tilda Swinton, che ha parlato del tema della parità di genere: «Qui a Cannes ci sono tanti film diretti da donne, anche se bisognerebbe chiedersi perché non li conosciamo e sappiamo invece tutto dei film diretti da maschi. Dobbiamo prestare attenzione ai film con una regia femminile, pagando il biglietto per vederli e sostenerli».
«Direi che per la mia generazione in particolare, i social media sono stati davvero terribili – dice invece Selena Gomez, cantante e attrice da oltre 150 milioni di follower su Instagram, anche lei nel ricchissimo cast del film – Mi fa paura quando vedi il modo in cui questi giovani ragazzi e ragazze sono esposti sui social. Penso sia praticamente impossibile renderli sicuri. In certi momenti usarli può essere fantastico, ma bisognerebbe fare attenzione per concedersi dei limiti di tempo su quanto e quando utilizzarli».
Foto: Getty Images
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