Aspettando l’apertura della 76esima edizione del Festival di Cannes, la giuria incaricata di assegnare la Palma d’oro e tutti i riconoscimenti del Concorso ufficiale di quest’anno ha tenuto a battesimo l’evento con la prima conferenza stampa. Il presidente di giuria quest’anno è il regista svedese Ruben Östlund, due volte vincitore del riconoscimento più ambito sulla Croisette, per The Square e Triangle of Sadness. Al suo fianco troviamo la regista marocchina Maryam Touzani, l’attore francese Denis Ménochet (visto di recente in As Bestas e in Beau ha paura), la sceneggiatrice e regista anglo-zambiana Rungano Nyon, l’attrice e regista americana Brie Larson (il volto di Captain Marvel nel MCU, presto nelle sale con l’atteso Fast X), l’attore americano Paul Dano (interprete del papà di Spielberg in The Fabelmans), lo scrittore e regista afghano Atiq Rahimi (Come pietra paziente), lo sceneggiatore e regista argentino Damián Szifrón (Storie pazzesche) e la regista francese Julia Ducournau, vincitrice della Palma d’oro per Titane nel 2021.
Sul modo in cui si svolgeranno i lavori della giuria, Östlund ha fornito ai giornalisti una risposta molto precisa e articolata, mostrando immediatamente un timbro da presidente:
“Voglio che tutti dicano sempre quello che gli passa per la testa, non voglio che nessuno di noi debba sentirsi in dovere di dire cose intelligenti e che le discussioni diventino una gara a chi è più profondo e intellettuale. Voglio disincentivare il consenso, le dinamiche di gruppo, e far sì che ognuno dia spazio al primo istinto vedendo i film. È noioso quando tutti la pensano allo stesso modo. Se siamo qui è perché siamo tutte persone diverse, dalle esperienze diverse, e tutti devono portare il loro contributo soggettivo. Faremo una riunione per ogni tre film che vedremo, al massimo. Questa sarà anche la prima giuria della storia di Cannes che non darà modo agli uffici stampa di mettere in giro voci o pettegolezzi sui premiati: terremo tutti la bocca chiusa con chiunque, fino alla fine“.
Brie Larson ha parlato invece della decisione di aprire il Festival di Cannes di quest’anno con Jeanne du Barry, dramma storico diretto da Maïwenn con Johnny Depp nei panni del sovrano francese Re Luigi XV. È il primo ruolo da protagonista dell’attore nell’arco tre anni, a seguito di battaglie legali con l’ex moglie Amber Heard che hanno avuto una vasta eco mediatica. Quando le è stato chiesto se avrebbe partecipato alla prima mondiale del film prevista per stasera, cosa che non è obbligata a fare poiché non è in competizione, l’attrice ha replicato: «Me lo stai chiedendo? Mi dispiace, non capisco la correlazione o perché proprio io. Vedrai, immagino, se lo vedrò. E non so come mi sentirei al riguardo se lo facessi».
L’attrice ha poi aggiunto, allargando il discorso al suo ruolo da giurata: «Conosco solo la mia prospettiva e non ho mai curato un festival cinematografico. Valuto lo stesso livello di preparazione e cura, qualunque sia il budget. Un film è un film. Questa è la mia prima volta qui. Sono sicura che i film avranno un ampio raggio d’azione, ed è questo che rende questo festival così speciale».
Nella giornata di ieri, 15 maggio, il delegato generale Thierry Frémaux ha sostenuto e difeso l’inclusione nel programma di Jeanne du Barry come film d’apertura, riferendosi alla decisione di proiettare il film come una questione di libertà di espressione. Trovate qui il racconto della conferenza stampa del delegato generale tenutasi ieri, in cui Frémaux ha detto: «Non conosco l’immagine di Johnny Depp negli Stati Uniti. A dirvi la verità, nella mia vita, ho solo una regola: è la libertà di pensare, e la libertà di parola e di agire all’interno di un quadro legale».
«Il ruolo di giurato a Cannes richiede di dover esecitare il massimo della tua apertura mentale, e io per esempio non voglio sapere nulla dei film che andrò a vedere, non ho letto trame né visto trailer, voglio arrivare in sala completamente vergine. E il film di Nanni Moretti lo guarderò come guarderò tutti gli altri film del concorso, con lo stesso atteggiamento», ha detto invece Julia Ducournau, al cui film Titane Nanni Moretti aveva dedicato un ironico post ai tempi del festival del 2021, tenutosi nell’insolita cornice di luglio. «Invecchiare di colpo. Succede. Soprattutto se un tuo film partecipa a un festival. E non vince. E invece vince un altro film, in cui la protagonista rimane incinta di una Cadillac. Invecchi di colpo. Sicuro», aveva scritto Moretti a corredo di una foto che lo mostrava invecchiato sul set de Il colibrì (qui il post).
«Sono dalla loro parte», ha aggiunto sinteticamente Östlund a proposito dello sciopero degli sceneggiatori USA, al quale ha fatto eco un più appassionato Paul Dano: «Mia moglie (l’attrice e sceneggiatrice Zoe Kazan, ndr) è lì a fare i picchetti con nostro figlio di sei mesi in braccio, non appena andrò via da Cannes li raggiungo anche io. Sono qui con la sensazione di aprire un regalo, ho mostrato a mia moglie il messaggio in cui mi chiedevano di venire qui e lei mi ha detto subito: devi andare».
Foto di copertina: Getty (Marc Piasecki/FilmMagic)
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