Nota – Accanto alla selezione ufficiale di Cannes 65, e ai film delle sezioni collaterali al Festival (Quenzaine des Rèalisateurs, Semaine de la Critique), nelle multisale del centro cittadino vanno in scena anche le proiezioni del Marché, ovvero i film che vengono mostrati ai distributori cinematografici dei singoli paesi e, in alcuni di essi, ancora disponibili per la vendita. Best Movie è presente anche lì, per parlarvi in anteprima dei titoli più interessanti. Oggi vi raccontiamo The Words (guarda il trailer).
Clay Hammond (Dennis Quaid) è uno scrittore di successo. Sale sul palco di fronte a una platea gremita di lettori entusiasti, e inizia a leggere le pagine del suo ultimo romanzo, The Words. Un romanzo il cui protagonista è ancora uno scrittore, Rory Jansen (Bradley Cooper), neolaureato con una bella fidanzata (Zoe Saldana) e tanta buona volontà, ma pochissimo talento. Noi spettatori vediamo Clay, ma vediamo soprattutto Rory: lo seguiamo che mendica dal padre l’affitto del suo nuovo appartamento a New York, si adatta a un lavoro che non gli piace (fattorino in una grande casa editrice: non si sa mai che ne venga qualche buon contatto), infine si sposa. Il viaggio di nozze è a Parigi, e qui Rory si compra una vecchia borsa di pelle per le sue carte; borsa che in un doppio fondo contiene un romanzo inedito e brillantissimo. Tornati a casa, scatta puntuale il dilemma: plagio o non plagio? Plagio. Ma è sempre la vecchia storia di Faust: il successo si baratta con l’anima.
Thriller mancato, che rallenta quando lo immagini accelerare, The Words preferisce l’intropezione al giallo. Troppi, nonostante le buone intenzioni, i piani di realtà/identità: c’è pure una terza storia, anch’essa filmata, ed è quella – “vera” – dello scrittore plagiato da Rory (Jeremy Irons, la cosa migliore del film). Alla fine non c’è tempo per affezionarsi a nessuno, tanto più che l’incertezza tra ciò che è realtà e ciò che è finzione distrae invece di coinvolgere.
Man mano che la matassa si sbriglia, i fili tra i personaggi si tendono, mostrando la trama completa del racconto e il suo significato: le parole sono solo parole, i fatti sono solo fatti, e se tra le due cose ci sono legami, questo non ha niente a che vedere con il mercato dell’editoria (e probabilmente non interessa a nessuno). C’è ragione di seppellirsi di sensi di colpa se le rubiamo? Sembra che il film dica no, ma poi ci ripensa proprio all’ultima inquadratura.