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Cannes 75, David Cronenberg presenta Crimes of the Future: «Il corpo è la realtà»

Il regista canadese ha portato in Concorso a Cannes 75 un nuovo body horror, viscerale e raggelante, ambientato in un futuro imprecisato in cui la tecnologia medica ha debellato il dolore e il corpo è diventato territorio di ogni sorta di sperimentazione e performance. Nel cast Viggo Mortensen, Léa Seydoux e Kristen Stewart

Cannes 75, David Cronenberg presenta Crimes of the Future: «Il corpo è la realtà»

Il regista canadese ha portato in Concorso a Cannes 75 un nuovo body horror, viscerale e raggelante, ambientato in un futuro imprecisato in cui la tecnologia medica ha debellato il dolore e il corpo è diventato territorio di ogni sorta di sperimentazione e performance. Nel cast Viggo Mortensen, Léa Seydoux e Kristen Stewart

David Cronenberg Kristen Stewart

Il regista David Cronenberg, a ben otto anni di distanza dall’ultimo Maps to the Stars, ha riabbracciato Cannes per la prima mondiale in Concorso del suo nuovo film, Crimes of the Future, prepotente ritorno al body horror del cineasta canadese.

Il nuovo parto dell’immaginazione dell’autore di Inseparabili e La mosca ha per protagonista un celebre artista performativo, Saul Tenser (Viggo Mortensen), che assume ormoni che producono la crescita di nuovi organi e con la sua compagna Caprice (Léa Seydoux) mostra i risultati di queste metamorfosi in performance d’avanguardia. Durante i suoi spettacoli, Caprice rimuove quegli organi con strumenti chirurgici appositi per le autopsie, riponendoli dentro involucri simili a sarcofagi. Nel frattempo, su tutte queste attività vigila la New Vice Unit, una polizia incaricata di monitorare l’evoluzione della specie alla luce delle mutazioni in corso nel National Organ Registry, tra i cui investigatori c’è anche Timlin (Kristen Stewart). 

Cronenberg

Foto: VALERY HACHE/AFP via Getty Images

In conferenza stampa il regista ha definito gli Stati Uniti come «completamente pazzi» per aver potenzialmente ribaltato, nelle ultime settimane, Roe contro Wade: una storica sentenza, pronunciata dalla Corte suprema degli Stati Uniti d’America nel 1973, che rappresenta uno dei principali precedenti giuridici riguardo alla legislazione sull’aborto (prima di tale sentenza, l’aborto era disciplinato da ciascuno Stato dell’unione, con legge propria, e in almeno 30 Stati era previsto come reato di common law, cioè non poteva essere praticato in nessun caso).

«In Canada, pensiamo che tutti negli Stati Uniti siano completamente impazziti e non possiamo credere che delle persone ufficialmente elette stiano dicendo quello che stanno dicendo – ha aggiunto il regista in proposito – Non solo su Roe v. Wade, ma su tutto il resto. Sono tempi strani. Parliamo di Putin e dell’invasione dell’Ucraina, ma poi a sud del confine con il Canada sentiamo vibrazioni che sono stranamente simili»

Cronenberg Mortensen

Foto: STEFANO RELLANDINI/AFP via Getty Images)

Cronenberg Mortensen

Foto: Pool/Getty Images)

«Ho scritto la sceneggiatura di Crimes of the Future 20 anni fa, ma si poteva sentire, anche allora, che sarebbe arrivata una specie di proprietà e controllo opprimente sulle persone – ha detto Cronenberg soffermandosi invece sulla genesi del film –  È la costante della storia, una sorta di governo nel mondo che vuole controllare la popolazione. Ciò significa che, ancora una volta, il corpo è la realtà. Controlli i corpi delle persone: questo è parlare, esprimersi, questo è controllo. So che molte persone vi vedranno aspetti di Videodrome ed eXistenZ e connessioni con i miei film precedenti, ma io non pensavo a queste cose quando l’ho scritto, l’ho pensato come a un corpo unico, generato dal mio sistema nervoso. Non penso sia il mio film più intimo, tutti i miei film lo sono. Quanti altri crimini ci saranno nel mio futuro? Spero molti prima di finire, vorrei fare tanti altri crimini cinematografici».

Nel film la specie umana si è adattata a un ambiente sintetico in cui il corpo subisce nuove trasformazioni e mutazioni, in un futuro imprecisato – ma chissà fino a che punto lontano – nel quale la tecnologia medica ha debellato il dolore e il corpo è diventato territorio di ogni sorta di sperimentazione e performance, tanto che un nuovo, oscuro gruppo si mette alla ricerca di una «fase successiva dell’evoluzione umana».

Cronenberg Stewart

Foto: Getty (Daniele Venturelli/WireImage)

«Il film non è apertamente politico. Ma per me tutta l’arte è politica o intrinsecamente politica. È un’espressione di cultura, contesto e intelletto, di un linguaggio molto specifico, quindi in questo senso è politico, che il creatore dell’opera ne sia consapevole o meno», ha aggiunto Cronenberg, interrogato in seguito anche su un elemento del film molto significativo e carico di spunti di riflessione, ovvero la presenza nella storia di un ragazzino che divora letteralmente un secchio di plastica: un riferimento all’uso delle microplastiche nel mondo, sempre più diffuso. Il regista ha detto che sarebbe molto difficile fermare la produzione di plastica sulla Terra, ma che abbracciare la plastica come cibo «risolverebbe il problema della carestia», offrendo probabilmente all’umanità un futuro diverso e più sostenibile.

«Per me Cronenberg è un vero simbolo del cinema, sono sempre stata attratta dai registi che creano un mondo tutto loro», ha detto poi Léa Seydoux, mentre Viggo Mortensen, attore feticcio di Cronenberg, ha scherzato sul rapporto di «schiavitù» che lo lega al regista che lo aveva già diretto in A History of Violence, La promessa dell’assassino e A Dangerous Method. Conclude Kristen Stewart: «Ogni cosa di questo film mi lascia a bocca aperta e niente mi respinge, ti permette di avere uno sguardo ravvicinato sul mondo in cui tutti stiamo vivendo»

Crimes of the Future uscirà nelle sale americane il 3 giugno, mentre non c’è ancora una data d’uscita italiana.

Foto: Pool/Getty Images)

Foto: Pool/Getty Images)

Qui trovate la nostra sezione dedicata al Festival di Cannes.

Foto di copertina: Getty (Dominique Charriau/WireImage)

Fonte: Festival de Cannes

Leggi anche: Crimes of the Future a Cannes 75: la recensione del film di David Cronenberg

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