Che casotto!
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Che casotto!

Siamo andati sul set (Ostia e dintorni) del più "cult" dei film di Sergio Citti (Casotto, 1977). Matteo Cerami, aiutato dal padre Vincenzo, torna a raccontare gli italiani in vacanza in Tutti al mare. Con un super-cast

Che casotto!

Siamo andati sul set (Ostia e dintorni) del più "cult" dei film di Sergio Citti (Casotto, 1977). Matteo Cerami, aiutato dal padre Vincenzo, torna a raccontare gli italiani in vacanza in Tutti al mare. Con un super-cast

L’altoparlante strilla ogni due minuti «C’è da spostare una coupé targata DJ…», sembra una gag del film: in sottofondo il pappagallo in vena di protagonismo reclama attenzioni, coprendo le voci dei protagonisti veri, mentre i bagnanti curiosi cercano di capire cosa combinano tra gli ombrelloni o sul pedalò tutti quei volti noti. Lo chiedono ai giornalisti “in pellegrinaggio”, ai fotografi, al gestore dello stabilimento. È un’assolata mattina di giugno su una spiaggia alle porte di Roma: si gira, in un clima un po’ surreale, Tutti al mare di Matteo Cerami, titolo da “cinecocomero”, remake/omaggio di Casotto di Sergio Citti (1977), scritto – come questo aggiornamento – dal padre del debuttante regista, il Vincenzo sodale di Benigni (e di tanti altri grandi del nostro cinema) e quasi Oscar per La vita è bella.
Cosa spinge un debuttante figlio d’arte a girare il remake di un cult movie, oggetto dall’uscita di ininterrotta devozione cinefila (merito di un cast incredibile ma vero, da Ugo Tognazzi a Jodie Foster, da Michele Placido a Catherine Deneuve)? «La pazzia è stata rimettere in piedi un progetto che già allora sembrava folle» spiega Cerami jr (anche sceneggiatore con l’aiuto di papà), che all’epoca non era ancora nato, ma è cresciuto coi racconti di chi – come Gigi Proietti, richiamato per un cameo di poche pose – ha vissuto «quell’avventura irripetibile», con la Foster, appena quindicenne, unica attrice stipendiata (dopo il successo di Taxi Driver), e tutti gli altri con le tasche piene solo di sabbia ed entusiasmo.
Stessa spiaggia, stesso mare: anche stavolta si racconta una giornata “qualunque” sul litorale romano. Al posto dello spogliatoio pubblico, palcoscenico unico e claustrofobico in cui la trivialità esibita si faceva riflessione metafisica, stavolta c’è il chiosco di Maurizio (Marco Giallini), dove si incontra un’umanità così diversa da quella di trent’anni fa. Lì l’Italia «appena uscita dalla tragedia della fame», qui «una società bulimica afflitta da troppi falsi miti», incarnata da oltre trenta personaggi cui prestano il volto, tra gli altri, Libero de Rienzo, Ambra Angiolini, Anna Bonaiuto (nei panni, pardon costume, di una conduttrice tv), Ilaria Occhini (di nuovo con badante al seguito come in Mar Nero), l’aspirante suicida Ennio Fantastichini dispensatore di saggezza, oltre al citato Proietti in versione cleptomane. Una galleria di “mostri” che il regista, sulla scia della lezione paterna («È da sempre un dissacratore della piccola borghesia»), descrive in una commedia corale dove «sembra non succedere nulla, e invece accade di tutto». Senza (pre)giudizi, e con uno sguardo tenero e insieme amaro. Che forse non sarebbe dispiaciuto a Sergio Citti. (Foto Oliver Palombi)

Di seguito alcuni scatti “rubati” dal set.

Fantastichini Tutti al mare

Foto Oliver Palombi

Ennio Fantastichini nei panni di un “aspirante suicida”

Proietti Tutti al mare

Foto Oliver Palombi

Gigi Proietti col regista Matteo Cerami, figlio di Vincenzo, “storico” sceneggiatore di Benigni

Marco Giallini Tutti al mare

Foto Oliver Palombi

Marco Giallini nel suo chiosco


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