LEONARDO DICAPRIO
Inception ruota intorno alla figura di Don Cobb, interpretato dal neofita (per le intricate trame dei film di Nolan) Leonardo DiCaprio. Cobb è uno specialista in “sicurezza subconscia”. «Un essere al di fuori della legge – chiarisce Di Caprio – che lavora in un sottobosco in cui con metodi poco ortodossi si agisce sulla mente delle persone alterando così il corso del mondo reale». Il team operativo di Cobb sfrutta la piattaforma onirica per raccogliere informazioni dalla mente delle persone o per proteggerle da eventuali ladri di idee. È in questo scenario che Cobb deve arrivare a portare a termine un’operazione mai compiuta prima, una sorta di missione impossibile: instillare un’idea, un pensiero, anziché estrarlo. Un compito che risveglierà fantasmi del passato, complice anche la moglie, interpretata da Marion Cotillard.
Lei sogna molto?
«È strano, ho fatto recentemente due film sul mondo onirico, questo e Shutter Island, eppure sono la persona meno indicata per raccontare l’argomento: sogno pochissimo o almeno non ricordo nulla al risveglio. Gli unici che rammento sono quelli che faccio se mi concedo un riposino pomeridiano. Durante il sonno profondo, durante la notte, invece calma piatta».
Come definirebbe Inception? Un film surreale?
«Ci sono molte sequenze in questo film in cui è di scena il surreale, certo, ma questo succede a livello fisico, sul set. Non c’è molto di digitale in Inception, ad esempio alcune scene sono state girate in un ambiente semovente e inclinato, perché nella realtà parallela che stiamo raccontando c’è uno sbalzo di gravità. Nolan non usa il computer, semplicemente costruisce un intero set su una struttura pendente, su cui devi essere in grado di recitare. È una bella sfida ma senz’altro la reazione a cosa ti sta capitando è più naturale».
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CHRISTOPHER NOLAN
Chi ha amato Memento, la sua trama complicata, il suo sempre incerto confine fra presente, passato e futuro amerà anche Inception, il nuovo capolavoro di Christopher Nolan, il regista più enigmatico (o forse sarebbe più corretto dire enigmistico) della storia recente di Hollywood.
Vasche di vetro che contengono acqua che inspiegabilmente si posiziona a 45 gradi di pendenza, città che si arrotolano su se stesse come se si trattasse di un tappeto, corpi sospesi a mezz’aria, il mondo raccontato dal regista de Il cavaliere oscuro (il suo più grande successo, capace di incassare più di un miliardo al botteghino) è al confine fra la realtà e il sogno, è molto ma molto complicato e si basa sui principi su cui si sono basati film come Matrix, di cui Nolan è un grande fan, ovvero, dice il regista, «attorno al principio che il mondo che ci circonda potrebbe non essere reale».
Ha raccontato di avere avuto sedici anni quando per la prima volta pensò alla trama di Inception, ma di avere iniziato a buttare giù la sceneggiatura “solo” 10 anni fa.
«È vero. Il fatto è che da sempre sogno molto e soprattutto ho la capacità, non solo di ricordare i sogni ma anche, in quei brevi momenti di dormiveglia che precedono il risveglio, di manipolarli. In quei momenti non ho limiti alla mia fantasia. Da uno di quei sogni è nato Inception».
Come lo riassumerebbe?
«Sintetizzare la trama non è facile, lo ammetto. Racconta di un gruppo di persone, guidate da Leonardo DiCaprio, che hanno la capacità di entrare nella mente delle persone. E una delle cose divertenti di Inception è che chi si siede a vederlo non ha idea di cosa aspettarsi. Per me, appassionato spettatore e fruitore di pellicole non c’è niente di meglio».
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