«Cos’è la storia dopotutto? La storia sono fatti che finiscono col diventare leggenda; le leggende sono bugie che finiscono per diventare storia». L’aforisma è attribuito al poeta, regista e attore francese Jean Cocteau, ma torna utile per iniziare a parlare dell’importanza di Dragon Ball nel panorama culturale pop alla luce della scomparsa del mangaka Akira Toriyama.
Una notizia che ha toccato profondamente milioni di persone, quest’oggi, 8 marzo 2024, tutte quelle che bene o male sono cresciute proprio grazie alle opere del fumettista giapponese padre di Dragon Ball e di Dr. Slump, una delle figure più importanti per il mondo dei manga e degli anime, ma non solo. Con Dragon Ball, Akira Toriyama è riuscito a scrivere il suo nome tra le stelle, rendendo immortale il suo nome e la sua opera in una maniera che non sono i 40 anni appena compiuti dal franchise a poter realmente stabilire – ma qualche indizio sparso qua e là basta e avanza.
Dragon Ball è, tanto per cominciare, una madeleine de Proust. Basta il nome per evocare soprattutto nella generazione Millenials ricordi e sensazioni che riportano all’infanzia, all’adolescenza, ai pomeriggi in cui bisognava tornare velocemente a casa da scuola per accendere la televisione e vedere la nuova puntata dell’anime e seguire con vorace curiosità gli scontri di Goku contro avversari via via sempre più forti e pericolosi. Se l’opera in sé non avesse alcun valore, basterebbe anche solo questo per renderla iconica: ha dato un’orizzonte culturale di riferimento alla generazione dei nati tra il 1975 e il 1995 circa, fornito un vocabolario condiviso e un immaginario collettivo che durerà per sempre. Perché sì, anche tra 70-80 anni parole come Super Sayan, Kamehameha e molto altro avranno un loro preciso significato e, proprio come la madeleine di Proust, sapranno spalancare le porte dei ricordi.
C’è poi tutta la questione prettamente artistica e qui il lavoro di Akira Toriyama diventa ancora più importante. Dragon Ball è considerato insieme a pochi altri (Slam Dunk, giusto per citare lo spokon di quegli stessi anni) uno degli artefici della cosiddetta età dell’oro di Jump, il periodo di massima diffusione al tempo della rivista Weekly Shōnen Jump di Shūeisha. Non ha solo influenzato diverse opere che sono arrivate dopo, ma ne ha cambiato per sempre i meccanismi tanto da essere stato definito lo shōnen manga più influente degli ultimi trent’anni. La formula base di molti grandi titoli di questo genere di letteratura – ovvero l’idea di un personaggio che tramite un duro allenamento e tanta forza d’animo riesce a sconfiggere avversari via via sempre più forti, il tutto alternando epiche sequenze di combattimento a momenti di estrema comicità – arriva proprio da Dragon Ball.
Si possono considerare figli di Son Goku i Big Three degli anni 2000 che hanno portato le vendite e la popolarità dei manga a livelli mai visti prima al mondo: Eiichiro Oda, Masashi Kishimoto e Tite Kubo, ovvero i creatori di One Piece (oggi il manga più venduto della storia), Naruto e Bleach hanno sempre dichiarato il loro enorme debito di riconoscenza e influenza nei confronti di Akira Toriyama e di Dragon Ball. Senza Goku e l’onda energetica, senza l’idea dei Super Sayan che possono evolversi per diventare sempre più forti, senza lo spirito comico dei suoi protagonisti, non avremmo mai avuto Monkey D. Luffy, Naruto e tanti altri personaggi che fanno parte del pantheon culturale j-pop, un mondo in grado di muovere miliardi e miliardi di euro ogni anno tra manga, anime, merchandise e molto altro.
Con Dragon Ball (e in misura meno rivoluzionaria anche con Dr. Slump, che comunque ha permesso a Toriyama di vincere il Premio Shōgakukan per il miglior manga shōnen nel 1981), il mangaka giapponese ha creato un’opera che travalica i confini del Giappone e le barriere culturali, consegnando al mondo un immaginario senza tempo che lo renderà per sempre indimenticabile. E ora che sono passati 40 anni, ora che tutta questa fetta di fantasia ha perso il suo creatore, non serve neppure la prova del nove o del tempo: Goku sa già chi è, lo ha già scoperto ma no, non scomparirà.
© RIPRODUZIONE RISERVATAComunque, sappi che anche anche un rifiuto – come dici tu – può diventare un eroe, con la forza di volontà.