Look giovanile, spigliato e solare, Chris Sanders trasuda un’intrinseca creatività. Sceneggiatore e regista di grandi opere d’animazione come Dragon Trainer, Mulan e Lilo & Stich, sorseggia un espresso e risponde affabile alle domande sulla sua ultima fatica, I Croods, dove i protagonisti sono una famiglia di primitivi capeggiati dal padre Grug e dalla figlia Hip, una ribelle che ricorda tanto la Merida di Brave, forte e indipendente pronta a scoprire un nuovo mondo, mentre il padre, per proteggerla, cerca di tarparle le ali. Chris Sanders ci ha raccontato della dicotomia di questo rapporto, dell’animazione 3D contro la matita e il foglio di carta, e del suo passaggio dalla Disney alla DreamWorks, tenendo sempre d’occhio il cellulare per controllare la chiamata del collega e amico, co-creatore de I Croods Kirk De Micco, in attesa a Los Angeles della nascita dei suoi due gemelli.
Com’è cambiata la rappresentazione della figura femminile nei film d’animazione nel corso di questi ultimi vent’anni? Partendo ad esempio da Belle de La Bella e la Bestia, di cui è stato sceneggiatore, passando per Mulan e arrivando fino a Hip de I Croods.
«La Bella e la Bestia è una favola, e la sfida per noi è stata quella di dare corpo, sostanza, delle caratteristiche al personaggio di Belle. Proprio però perché è una favola, la tendenza è quella di rendere il personaggio di Belle incredibilmente e pazzescamente buona. Mulan invece è un personaggio più simile a noi, per questo mi sono potuto sbizzarrire di più. Tra l’altro Mulan è un personaggio che viola la legge, rompe le regole e rischia anche di spezzare il rapporto con il padre per fare ciò che ritiene giusto fare. Per questi stessi motivi il suo personaggio è stato molto difficile da realizzare, perché c’è tutta questa tensione che corre lungo tutto il film, ed è inoltre molto simile ad altri personaggi femminili già rappresentati. Quindi il rischio era che si rappresentasse qualcosa di già visto, uno stereotipo, e tenerla a distanza da personaggi già visti non è stata un’impresa facile, ma sicuramente mi sono divertito e mi è piaciuto molto realizzarla. Anche in Lilo & Stich i personaggi sono molto più reali e ho potuto dare loro più sfumature, in quel caso loro due sono due persone normali che si ritrovano a vivere un’esperienza straordinaria. Il problema è che quando hai un solo personaggio femminile hai la tendenza a farla buona, bella, brava, intelligente, racchiudendo tutto in un’unica personalità. Con I Croods invece, avendo a disposizione più personaggi femminili mi sono potuto permettere di dare a ciascuno delle caratteristiche diverse, per cui c’è per esempio chi è cosciente delle sue responsabilità, in questo caso è la Mamma, dall’altro lato c’è la Nonna con la sua personalità apertamente ostile. Non solo bianco e nero dunque, ma si possono avere tutta una serie di sfumature proprio perché si ha a disposizione una vasta gamma di personalità che si compensano fra di loro, al posto di uno solo. A me piace tantissimo lavorare su personaggi il più reali possibili, con i loro punti deboli e i loro punti forti».
I suoi film sono scritti anche per i bambini. Questo aspetto è mai stato un ostacolo, o un limite, per delle tematiche che vorrebbe affrontare?
«In realtà no. Credo che si possa realizzare un film su tutto quello che si vuole, quello che conta è il modo in cui la storia viene raccontata. Nei nostri lavori cerchiamo sempre di non escludere nessuno, questo perché non vogliamo salire in cattedra e parlare dall’alto al basso. Il nostro intento è che il pubblico più giovane si diverta vedendo il film. In una pellicola come questa i bambini possono vedere degli aspetti mentre gli adulti ne percepiscono altri, ma ciò che importa è che alla fine tutti hanno visto lo stesso film. Per raggiungere questo scopo si è più avvantaggiati se non si è troppo “cresciuti”… come me!».
I Croods però sembra rivolto più che ai bambini agli adolescenti, visto che oggi già a 12,13 anni si hanno problemi sentimentali…
«Il nucleo centrale della narrazione è il rapporto tra padre e figlia, un tema simile a quello affrontato in Mulan. In quel caso però la ragazza fuggiva da casa per salvare il padre, qui invece il padre e la figlia sono continuamente insieme. Hip ha ragione a sentirsi così e la stessa cosa vale per il padre, nessuno dei due ha completamente ragione né torto. L’unico modo di rispondere alle domande che si pongono è venirsi incontro e trovare un punto comune. Ognuno porta avanti le sue ragioni, ma nel corso della storia si rendono conto che devono raggiungere un compromesso, e comprendono che entrambi hanno delle valide ragioni dalla loro parte. Lui deve fare di tutto per proteggere la sua famiglia mentre Hip vuole vivere la sua vita e scoprire il mondo. Tutto questo rende la storia più vicina a noi e quindi più credibile». […]