Non c’è dolore più grande di quello che si nasconde dietro un sorriso. Margot Robbie deve averlo tenuto presente quando ha pensato a come caratterizzare la sua Harley Quinn, il personaggio forse più intrigante del prossimo Suicide Squad diretto da David Ayer. L’estetica della “ragazza del Joker” è infatti un miscuglio di brutale sex appeal, nevrosi, follia omicida e panico che non può lasciare indifferenti. Quando Margot arriva per l’intervista il bianco dominante del trucco, una volta tolta la parrucca (la incontriamo sul set del film), la fa apparire come una figura eterea, di cui prima di tutto si nota lo sguardo malinconico.
«Non ho scelto io il look di Harley – ammette subito l’attrice -, l’ho semplicemente adoperato per trovarne l’essenza. È stato David a scegliere per tutti i ruoli un aspetto più sporco, più urbano. A lui, ad esempio, piacciono molto le asimmetrie e così ha sconvolto l’apparenza dei personaggi. Diciamo che Suicide Squad è un mix originale tra l’attenzione al fumetto e la sua visione».
Come ci si avvicina a una figura distorta come quella di Harley Quinn?
«Sono partita da quello che in lei ritengo un disordine ossessivo compulsivo. Harley ha bisogno continuamente di agire, di liberare la sua energia. Visto così il suo comportamento schizoide ha una sua logica, le sue azioni diventano in qualche modo giustificate, o meglio è stato più facile per me capirle, dar loro un senso. Dal momento che David voleva un film più tetro rispetto al tono del fumetto, ho cercato di aiutarlo esplorando il lato più oscuro di Harley. In fondo è questa la natura del personaggio: esteriormente si tiene sempre allegra e frizzante perché dentro ha un’anima nerissima, e questi due lati di lei sono in costante lotta. È un equilibrio instabile, nel film tutti gli altri personaggi sono piuttosto seri, in molte scene è paradossalmente lei a dover tirar fuori il lato più leggero delle situazioni».
Quali ricerche hai fatto per capirne lo stato mentale deviato?
«Mi sono concentrata sulle tendenze schizofreniche e sulla bipolarità. Prima di essere una criminale era una psichiatra, quindi sa di essere instabile e sa come controllare i suoi impulsi, o scatenarli a seconda delle necessità. Non volevo che le due personalità fossero totalmente differenti, dovevano esserci delle connessioni: solo in questo modo, poi, potevo rendere le differenze ancora più drammatiche. Si prova maggiore empatia per Harley se si intravede dietro la maschera anche la donna e i suoi traumi. In realtà è l’amore che l’ha resa quello che è: anche se lei cerca di razionalizzare il suo rapporto con il Joker, la loro storia è altamente drammatica. Romantica sì, ma in un modo tutto suo».
Parlami di questa folle storia d’amore.
«La loro relazione è terrificante, basata prima di tutto sulla violenza, ma a livello cinematografico è spettacolare. Per una questione di tempi e sceneggiatura Jared non è stato molto sul set insieme a tutti noi, il che personalmente è stato un bene perché sarebbe stato davvero troppo intenso: averlo intorno ogni tanto è stato più che abbastanza. Chi non c’era non potrà mai capire il livello di pressione e di connessione che Jared ha sviluppato con il suo personaggio…».
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Foto © Clay Enos/TM & DC Comics/2016 Warner Bros. Entertainment & RatPac-Dune Entertainment
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