L’emozione dell’incontro con Gabriele Salvatores: «La potenza del cinema è nel suo potere di entrare nei sogni»
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L’emozione dell’incontro con Gabriele Salvatores: «La potenza del cinema è nel suo potere di entrare nei sogni»

Il Venerdì del Cine & Comic Fest 2018 e l’incontro con un Maestro. Tra ricordi e contaminazioni, Salvatores si racconta: «L’Oscar è stato il mio super-potere, come il ragno di Spider-Man». Il nuovo film con Diego Abatantuono

L’emozione dell’incontro con Gabriele Salvatores: «La potenza del cinema è nel suo potere di entrare nei sogni»

Il Venerdì del Cine & Comic Fest 2018 e l’incontro con un Maestro. Tra ricordi e contaminazioni, Salvatores si racconta: «L’Oscar è stato il mio super-potere, come il ragno di Spider-Man». Il nuovo film con Diego Abatantuono

Esistono persone che occupano uno spazio spirituale più grande dello spazio fisico, persone come Gabriele Salvatores.

Modi gentili e voglia di raccontarsi: «Facciamo un mestiere che è fatica, ma è un grande privilegio; possiamo elaborare persino il dolore attraverso le storie che raccontiamo. Un privilegio che non va mai dimenticato»

L’ospite d’onore della seconda edizione del Cine & Comics Fest 2018 non delude le attese e si concede un’intensa chiacchierata con il Direttore Giorgio Viaro, tra ricordi e aneddoti, proiettandosi al prossimo progetto. «A proposito di Se ti abbraccio non aver paura posso raccontare davvero poco. Sarà un film molto, molto liberamente ispirato al libro di Fulvio Evans. Una storia di viaggio, un racconto on the road; nel cast ci sarà Diego Abatantuono».

Il suo amore per il cinema, una passione nata da bambino.

«Le passioni dei bambini sono sempre colpa degli adulti; da bambino mia nonna mi portò a vedere Marcellino pane e vino. Dopo non dormii per una settimana, ecco, quella paura mi mostrò che il cinema ha il potere di evocare i nostri fantasmi regalando emozioni intense».

La sua vita artistica passa attraverso continue fonti di ispirazione.

La perfezione di Lawrence d’Arabia: «Quando l’ho visto ho capito che volevo fare cinema».

I suoi maestri: «Il cinema sperimentale e poi Antonioni, Pasolini, Bertolucci, verso il quale sento maggiore affinità. E poi la grandezza di Fellini nel saper superare Neorealismo e Commedia all’Italiana per inventare un cinema suo, unico e straordinario».

Negli anni 80’ i film che hanno fatto di Salvatores un Maestro, a partire da Marrakech Express.

«Vi divertivate sul set quanto emerge guardandolo? », chiede Viaro.

«Non è una risposta semplice da dare. Il cinema» – racconta – «è come in Have a Cigar dei Pink Floyd; bello ma folle come cavalcare un treno impazzito. All’inizio della lavorazione di Educazione Siberiana, ad esempio, volevo scappare.»

Marrakech Express è stato girato in sequenza, come un documentario di viaggio. Gli attori si sono conosciuti sul set legando strada facendo.

Il famoso ‘aaanni che non mi divertivo così’ – nasce dal genio di Abatantuono, fondamentale quanto incontenibile, e dalla confidenza creata nel cast.

Fu divertente? «Sì».

E nel 1991, l’Oscar con Mediterraneo.

«Ancora oggi credo che fu una botta di culo incredibile» – racconta – «fu un dono che raccolsi con gratitudine e come per il ragno di Peter Parker mi donò un super potere.»

«E come faccio a dire di no a Nirvana» – diceva Cecchi Gori – «questo ha vinto l’Oscar».

Da grandi poteri, recita il motto di Spider-Man, derivano grandi responsabilità.

Inizia così una fase di sperimentazione nella quale Salvatores indaga svariati generi, da Nirvana ad Ammanniti passando per Denti, il lavoro con Paolo Villaggio: «parlare di lui qua a Genova è emozionante, un amico ed un attore straordinario».

Infine l’azzardo che ha aperto una breccia nel cinema Italiano: il Cinecomic.

«Cinema e fumetti hanno linguaggi affini e la reciproca contaminazione è inevitabile. La magia che nel cinema è nella sequenza di immagini, nel fumetto è nelle vignette».

«Il Ragazzo invisibile è stata una scommessa il cui merito va a anche Nicola Giuliano, produttore, e alla sua intenzione di rivolgersi ad un pubblico giovane con un protagonista nel quale riconoscersi. Al nostro cinema mancava un filone Young Adult nel quale grandi e piccoli potessero incontrarsi, pensate a i Goonies o ET…»

«L’invisibilità» – racconta – «è il potere più adolescente che ci sia, un mix di desiderio di essere visti e voglia di sparire, sensazioni che uniscono gli adolescenti con chi l’adolescenza la ricorda. Raccontarla, tra fumetto e allegoria, è stata una bella sfida».

Come in un film di Fellini, una nave che suona saluta l’incontro lasciando una gran voglia di tornare ai suoi film.

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