I fumetti italiani al cinema esistono naturalmente. Kriminal nel 1966. Satanik nel 1968. Il Diabolik di Bava del 1968. Baba Yaga del 1973 ispirato alla Valentina di Crepax. Le Sturmtruppen del 1976 con Renato Pozzetto. Il Tex con Giuliano Gemma del 1985. Il Dylan Dog americano del 2010. Senza contare le produzioni tv con i cartoni animati di Diabolik, Corto Maltese, Martin Mystere, i telefilm di Valentina.
I film in ogni caso appartengono per lo più alla categoria b-movie e sono piuttosto dimenticabili ma va detto che in quegli anni il fumetto era etichettato come cultura popolare di “serie-b” e quindi anche per il cinema ne derivavano produzioni mediocri, anche per quanto riguarda gli americani. Basta pensare allo Spiderman degli anni’70. Ci sono perfino un Capitan America, un Fantastici 4 e un Hulk insieme a Thor degli anni’80 di una qualità assolutamente risibile. Alcuni, come la serie tv di Batman con Adam West hanno fatto il giro e sono diventati veri e propri cult kitch.
Ora che la cultura nerd è ormai cultura popolare dominante, anche i fumetti sono riabilitati in serie A. Si spostano dall’edicola alla libreria, ci si inventa pure un nuovo nome per definirli, quel “graphic novel” che non ha un vero e proprio significato se non l’obiettivo di nobilitarli agli occhi di un nuovo pubblico. I film diventano dei blockbuster che trasformano il racconto cinematografico in saghe seriali. Non sono più solo per bambini, ma anche e soprattutto per adulti. O anche: essendo le nuove generazioni dei Peter Pan nerd, vogliono vedere prodotti per bambini anche al cinema. Fatto sta che per tradurli in immagini in movimento in modo che funzionino, i fumetti hanno bisogno di grandi budget e di conservare l’anima di partenza anche sul grande schermo. Anche in questo caso Marvel insegna: si deve dare ai fan quello che desiderano senza tradirli ed essi si aspettano di vedere trattati i loro beniamini così come li conoscono sulla carta.
«Fino agli anni ’70 e ’80 abbiamo fatto i generi al cinema», commenta Roberto Recchioni, uno dei più noti e prolifici autori di fumetti in Italia, nonché autore di Monolith, fumetto e film prodotto da SBE e Sky. «Poi l’egemonia della tv da una parte e la morte del genere al cinema dall’altra non hanno fatto sì che ci fossero proprio più le strutture nel cinema italiano per fare i fumetti sul grande schermo. I fumetti solitamente sono di genere. E quindi non hai nessuno con cui dialogare perché il cinema italiano non ha né la curiosità di andare a vedere e indagare un fenomeno culturale di massa e non ha neanche più i mezzi per farlo. Siamo ancora con un settore cinematografico che produce sostanzialmente due generi: la commedia ridanciana e la commedia educata. Anche se quest’anno sono andate male entrambe e ci sono dei timidi segnali di un certo ritorno, con alcuni film che commedia non erano che sono andati molto bene come Lo chiamavano Jeeg, Mine, Smetto quando Voglio».
«I nostri personaggi spaziano tra i generi: avventura, noir, horror, fantascienza, giallo», spiega Michele Masiero, direttore editoriale Sergio Bonelli Editore (SBE). «L’industria cinematografica all’inizio ci ha cercato poco. E anche Sergio Bonelli era abbastanza restio perché diceva che non era il nostro mestiere. Oggi le cose stanno cambiando soprattutto perché tra gli interlocutori dell’industria audiovisiva ci sono anche nostri lettori. Capiscono che qua c’è una miniera d’oro perché abbiamo non so quanti soggetti a disposizione e personaggi conosciuti. Qualcosa si muove e si muove sempre di più».
(Continua…)
Questo articolo è la prima parte di una inchiesta pubblicata su Box Office del 15 febbraio 2017. Potete leggere tutto l’articolo scaricando la app di Box Office qui.
Le altre parti dell’inchiesta verranno pubblicate online su bestmovie.it nei prossimi giorni.
Qui trovate l’inizio e un sommario alle varie parti.
Sotto la gallery con i film tratti da fumetti italiani, i protagonisti dell’inchiesta Roberto Recchioni, Michele Masiero, Mario Gomboli e Vincenzo Sarno, i progetti transmediali tra cinema e fumetto e altri in via di sviluppo.
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