Gianni Minà, celebre giornalista e scrittore, è scomparso all’età di 84 anni dopo aver lottato contro una breve malattia di natura cardiaca.
La triste notizia è giunta tramite il suo profilo ufficiale di Facebook, sul quale è stato diffuso il seguente comunicato da parte dei suoi collaboratori:
Gianni Miná ci ha lasciato dopo una breve malattia cardiaca. Non è stato mai lasciato solo, ed è stato circondato dall’amore della sua famiglia e dei suoi amici più cari.
Un ringraziamento speciale va al Prof. Fioranelli e allo staff della clinica Villa del Rosario che ci hanno dato la libertà di dirgli addio con serenità.
Nato a Torino il 17 maggio del 1938, nel corso della sua corriera giornalistica Gianni Minà si è distinto come una delle penne più versatili e competenti dell’intero panorama internazionale. Grande regista di documentari e reportage, Minà ha realizzato alcune delle opere che meglio hanno catturato il Novecento dell’America Latina. Nel 1987 intervistò il presidente cubano Fidel Castro realizzando così il documentario Un giorno con Fidel, il quale ebbe grande successo internazionale.
Dal 1992 inizia un nuovo ciclo di opere dedicate al Sud America. Tra questi figurano Immagini dal Chiapas (Marcos e l’insurrezione zapatista), reportage presentato al Festival di Venezia del 1996; Marcos: aquí estamos, reportage in due puntate sulla marcia degli indigeni Maya dal Chiapas a Città del Messico impreziosita da un’intervista esclusiva al subcomandante realizzata in collaborazione con lo scrittore Manuel Vázquez Montalbán; e Che. Quarant’anni dopo (2008), documentario che racconta la figura umana e politica di Ernesto “Che” Guevara.
In particolare, nel 2004 Minà realizzò un progetto di lunghissima gestazione sfociato nel documentario In viaggio con Che Guevara, nel quale ripercorre in motoclicletta e in compagnia di Alberto Granado il percorso già affrontato da quest’ultimo in compagnia di Che Guevara anni prima. Il progetto fu invitato al Sundance Festival, alla Berlinale e ai Festival di Annecy, di Morelia (Messico), di Valladolid e di Belgrado, aggiudicandosi il Festival di Montréal e il prestigioso Nastro d’argento in Italia.
La sua attenzione al continente sudamericano l’ha poi portato negli anni 2010 a diventare regista di altri documentari a tema come Cuba nell’epoca di Obama (2011), L’ultima intervista di Fidel (2015), Papa Francesco, Cuba e Fidel (2016) e Fidel racconta il Che (2017). Cuba nell’epoca di Obama in particolare valse a Minà il suo secondo Nastro d’argento nel 2012, mentre la storica visita del Pontefice argentino a Cuba nel 2015 raccontata in Papa Francesco, Cuba e Fidel gli fece vincere l’Award of Excellence all’ICFF di Toronto.
Molto attivo nel campo del giornalismo sportivo, Minà iniziò la propria carriera a Tuttosport, il quotidiano sportivo torinese del quale fu poi direttore nel biennio 1996-1998. Significativa fu inoltre la sua produzione di documentari a tema sportivo, come la serie documentaristica dedicata alla boxe Facce piene di pugni (1985) o Il Pirata – Marco Pantani (2007), dedicata al compianto ciclista. Nel 2001 Minà realizzò inoltre Maradona: non sarò mai un uomo comune, un reportage-confessione nel quale il fuoriclasse raccontava uno degli anni più sofferti della sua vita.
Tra gli altri grandi personaggi dello sport intervistati da Minà vi sono inoltre stati Nereo Rocco, Michel Platini, Ronaldo, Carlos Monzón, Nino Benvenuti, Edwin Moses, Tommie Smith, Lee Evans, Pietro Mennea e Muhammad Ali. Quest’ultimo è stato uno degli sportivi più raccontati da Minà, al quale gli ha dedicato un documentario intitolato Cassius Clay, una storia americana.
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Foto: Pier Marco Tacca / GettyImages
Fonte: Open
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