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Eva Green ha vinto la causa contro i produttori di A Patriot: «È stato doloroso e dannoso»

La star francese ha accusato la produzione di volerla usare come capro espiatorio per la mancata realizzazione del film

Eva Green ha vinto la causa contro i produttori di A Patriot: «È stato doloroso e dannoso»

La star francese ha accusato la produzione di volerla usare come capro espiatorio per la mancata realizzazione del film

Eva Green

Eva Green ha vinto la causa che la vedeva contrapposta ai produttori del film sci-fi A Patriot, che non ha mai visto la luce. Negli scorsi mesi i rapporti tra l’attrice e la casa di produzione White Lantern si era deteriorata al punto da suscitare un’aspro contenzioso legale tra le due parti; ma facciamo un passo indietro.

Nel 2019 l’attrice aveva firmato il contratto per prendere parte al film, nel quale avrebbe dovuto essere affiancata da attori del calibro di Charles Dance e Helen Hunt, i quali tuttavia non avrebbero mai firmato alcun contratto. Secondo la Green, in seguito alle grosse difficoltà finanziarie incontrate dalla produzione, il budget del film sarebbe stato poi ridotto a 10 milioni di dollari, dando il via ad un ridimensionamento selvaggio sotto ogni aspetto.

Tra le strategie adottate vi sarebbe stato anche il trasferimento delle riprese nei teatri di posa allo scopo di sfruttare le scenografie di altre produzioni televisive. Una situazione che avrebbe portato il film ad essere declassato a B-movie e che avrebbe potuto di conseguenza danneggiare la carriera della star principale, ovvero la stessa Eva Green.

Tale situazione ha portato l’attrice a denunciare i produttori, e ad ora sono circa quattro anni che questa cerca di ottenere i 950.000 euro che le sarebbero spettati da contratto dopo aver firmato per prendere parte al film sulla fiducia. Dal canto loro, i produttori hanno risposto con una contro querela, accusando la Green di avidità e adducendo a presunti sabotaggi perpetrati dalla star per la mancata realizzazione del film.

La situazione è stata resa ancora più aspra dalla diffusione sui giornali dei messaggi tratti dalla chat WhatsApp dell’attrice nella quale si lascia andare a pesanti insulti nei confronti del produttore esecutivo Jake Seal e del produttore Terry Bird, dei quali vi avevamo già parlato negli scorsi mesi.

La sentenza del giudice pronunciata nella cornice dell’Alta Corte di Londra ha dato pienamente ragione all’attrice. Vi riportiamo a seguire qui sotto i passaggi più significativi:

La signora Eva Green potrebbe aver detto cose estremamente spiacevoli sul signor Seal e sul suo staff, ma questo è frutto di un genuino sentimento di preoccupazione verso il film realizzato sotto il controllo del signor Seal, che sarebbe stato di qualità molto bassa e non avrebbe reso giustizia ad una sceneggiatura alla quale lei e i precedenti registi si erano appassionati. [..] Questi messaggi sono delle corrispondenze personali che non era previsto venissero diffuse o lette da chiunque altro e certamente non analizzati nella misura in cui sono stati. [..] Gli imputati hanno cercato di ritrarre la signora Green come se agisse in maniera irragionevole. Tuttavia mi sembra che si fosse impegnata nel film perché appassionata e desiderosa di renderlo il più bello possibile.

A ridosso della sentenza, Eva Green ha poi rilasciato un duro comunicato nel quale cerca di fare chiarezza sulla questione, scagliandosi inoltre contro l’ingiusto trattamento mediatico riservato a questa vicenda, nella quale a suo dire sarebbe stata individuata fin dai primi momenti come capro espiatorio:

Oggi, dopo una lunga battaglia legale, ho vinto il mio caso all’Alta Corte di Londra. Il caso è stato ampiamente travisato dalla stampa e vorrei cogliere l’occasione per fare una dichiarazione personale.

Ho vinto la mia causa contro i finanziatori del film proposto – e tutte le accuse che hanno fatto contro di me sono state completamente respinte dal giudice. La mia reputazione professionale è stata confermata. Il giudice ha scoperto che non ho mai violato i miei obblighi contrattuali. La sentenza è chiara. […]

In questa azione legale sono stata costretta a resistere a un piccolo gruppo di uomini, sostenuti da ingenti risorse finanziarie, che hanno cercato di usarmi come capro espiatorio per coprire i propri errori. Sono orgogliosa di aver affrontato le loro tattiche da bulli. Hanno fatto false accuse su di me nei documenti della corte che il giudice ha poi definito totalmente infondate. Alcune persone nella stampa erano davvero felici di ripubblicare queste bugie senza una corretta segnalazione. Ci sono poche cose che i media apprezzano di più che fare a pezzi una donna. Mi sono sentita come se fossi braccata da dei segugi. Mi sono sentita travisata, citata fuori contesto e il mio desiderio di fare il miglior film possibile è stato fatto passare per isteria femminile. È stato crudele e falso. […]

Ho combattuto con le unghie e con i denti per difendere il bellissimo film che amavo e per il quale avevo firmato. Un film che parlava di una causa che mi sta a cuore – il cambiamento climatico – e che metteva in guardia dalle guerre per le risorse e dalle migrazioni di massa che si verificherebbero se non affrontassimo il problema. Ho resistito e questa volta la giustizia ha prevalso.

Vorrei poter dire che questa prova mi ha resa più forte, migliore, più saggia. Ma vedere la mia vita privata trascinata dalla stampa alla corte è stato più doloroso e dannoso di quanto possa dire. Per questo voglio ringraziare quelle persone gentili che, quando sono stato diffamata dalla stampa, mi hanno sostenuto, sui social media e su altre piattaforme. È stato di grande conforto per me sapere che non ero sola e ha aiutato a comprendere che molte persone riuscivano a comprendere la situazione nonostante i trucchi legale ed i PR. Prometto con tutto il cuore che mi sforzerò sempre di meritare il gentile sostegno che mi avete dato.

Cosa ne pensate? Fatecelo sapere nei commenti!

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Foto: Marc Piasecki / GettyImages

Fonte: Variety

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