Djimon Hounsou è ad oggi uno dei volti più riconoscibili dello star system hollywoodiano. L’attore beninese ha consacrato la sua figura presso il grande pubblico grazie ad Amistad, il capolavoro diretto da Steven Spielberg nel 1997 nel quale vediamo Hounsou interpretare il capo degli schiavi trasportati negli Stati Uniti.
Il ruolo dello schiavo gli è stato assegnato anche quando Hounsou prese parte a kolossal come Il gladiatore (2000) e Le quattro piume (2002), ma è grazie a In America – Il sogno che non c’era (2002) di Jim Sheridan che è riuscito ad ottenere la sua prima candidatura agli Oscar per il Miglior attore non protagonista. Nomination che riceverà ancora una volta nel 2006 grazie alla sua performance in Blood Diamond – Diamanti di sangue (2006) a fianco di Leonardo DiCaprio.
Al netto delle candidature ricevute, l’attore lamenta di non essere riuscito ad ottenere nessun riconoscimento dalla Academy, e in una recente intervista rilasciata al The Guardian, si è detto convinto che se quei film fossero usciti oggi le cose sarebbero molto diverse:
Forse sono arrivato troppo in anticipo. Se i miei film fossero usciti oggi avrei sicuramente già ottenuto almeno un Oscar.
Hounsou ritiene infatti – nonostante la lunga e prolifica carriera – di non aver ottenuto ancora oggi la giusta considerazione da parte dell’industria:
Mi sono sentito seriamente tradito. Oggi parliamo tanto degli Oscar che sono così bianchi, ma ricordo che c’era un tempo in cui non avevo alcun sostegno: nessun sostegno dal mio stesso popolo, nessun sostegno dai media, dall’industria stessa. Sembravano tutti dirmi: ‘Dovresti essere felice di essere stato nominato’, e questo è tutto.
L’attore ha poi spiegato come soprattutto ad inizio carriera facesse fatica ad essere percepito come un vero attore da parte dei piani alti delle major:
Sono stato a vari incontri per gli studios durante i quali mi è stato detto: Wow, credevamo fossi appena sceso dalla nave e che poi te ne fossi andato subito dopo Amistad. Non sapevamo che fossi rimasto qui come un vero attore!” Quando senti cose del genere, capisci che la visione che hanno di te alcune persone, o quello che rappresenti, è molto limitata. Ma è quello che è. Sta a me porvi rimedio.
Una scarsa considerazione che a suo dire si sarebbe riflessa spesso e volentieri sul suo salario e che non renderebbe affatto giustizia al suo status e al lavoro svolto per arrivare a partecipare ad alcune delle maggiori produzioni degli ultimi 25 anni:
Sto ancora lottando per cercare di fare qualche dollaro! Ho avuto a che fare con alcune persone assolutamente benestanti e hanno ben poco dei miei riconoscimenti. Quindi mi sento truffato, tremendamente truffato, in termini di finanze e anche in termini di carico di lavoro. […] Devo ancora dimostrare perché merito di essere pagato. Vengono sempre da me proponendomi una cifra davvero bassa: ‘Possiamo darti solo questa cifra per il ruolo, ma ti amiamo tantissimo e pensiamo davvero che tu possa portare molto al film.’
Hounsou porta come esempio quello di Viola Davis, ponendo l’accento sulla difficoltà nel raggiungere la parità di retribuzione anche da colleghi che possono fregiarsi del premio Oscar:
Viola Davis l’ha detto magnificamente: ha vinto un Oscar, ha vinto un Emmy, ha vinto un Tony e non può ancora essere pagata adeguatamente. Film dopo film, è sempre una lotta. Devo ancora incontrare il film per il quale verrò pagato abbastanza.
Djimon Hounsou è ora sul grande schermo con Shazam! Furia degli dei, dove riprende il ruolo dell’omonimo mago. Nel corso della sua carriera l’attore ha preso inoltre parte a film come Constantine (2005), Guardiani della Galassia (2014), Fast & Furious 7 (2015), The Legend of Tarzan (2016), King Arthur – Il potere della spada (2017), Aquaman (2018), Shazam! (2019), Captain Marvel (2019), A Quiet Place II (2020), The King’s Man – Le origini (2021) e Black Adam (2022).
Cosa ne pensate delle sue parole? Fatecelo sapere nei commenti!
Leggi anche: Sharon Stone, la star in lacrime: «Ho perso metà del mio patrimonio». E rivela anche perché
Foto: Karvai Tang / GettyImages
Fonte: The Guardian
© RIPRODUZIONE RISERVATA