È un remake, questo devo dirlo subito. Devo anche dire che quando ho visto al cinema Giù al Nord, il film francese da cui trae spunto, ho subito pensato tra me e me: «Perché non l’abbiamo scritto noi italiani un film così?».
Nel film francese il dirigente di un ufficio postale della Francia centrale vuole un trasferimento in Costa Azzurra per accontentare una moglie nevrastenica. Fa di tutto, compreso fingersi disabile, viene scoperto e per punizione mandato al nord, nel profondo nord, dove nel suo immaginario fa un freddo becco, la gente è zotica, scontrosa e ignorante e per di più parla un dialetto incomprensibile.
Be’, in quanto a pregiudizi territoriali, forse giusto invertendo il nord con il sud, non penso che noi siamo da meno. Ecco allora l’idea dello sceneggiatore napoletano Massimo Gaudioso (tra gli sceneggiatori di Gomorra) e del regista (altrettanto partenopeo) Luca Miniero di portare la storia in Italia. Io a questo punto sono un dirigente di un ufficio postale dell’hinterland milanese e per me e mia moglie (la straordinaria Angela Finocchiaro) il vero salto di classe sarebbe il trasferimento a Milano, la grande metropoli vicino all’Europa, con tutte le possibilità scolastiche ed extrascolastiche per il nostro amato bambino.
Stesso tentativo di truffa spacciandomi per disabile (questa è una delle poche scene davvero uguali al film francese: penso che Luca si sia divertito a citare persino le inquadrature e le luci) e trasferimento cancellato, anzi, per punizione spedito in un paesino a sud di Salerno: Castellabate.
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