Abbiamo inaugurato in grande stile il nostro ciclo “Best Movie Talks“, le dirette Facebook e Instagram con i protagonisti del cinema, con il regista Claudio Giovannesi, reduce dai recenti David di Donatello, dove il suo La paranza dei bambini era nominato per le categorie Miglior film, Regia e Sceneggiatura originale.
Giovannesi, nella chiacchierata informale con il nostro direttore Giorgio Viaro, si è detto onorato e felice di aver fatto parte di una cinquina prestigiosa che includeva due per lui maestri come Bellocchio (Il traditore, trionfatore della serata) e Garrone (Pinocchio), per non parlare della copresenza degli amici Matteo Rovere (Il primo re) e Pietro Marcello (Martin Eden), tanto da aver conservato la schermata dei 5 volti dei candidati come si fa con le figurine da collezione.
Quanto all’influenza di Garrone sul suo cinema e su quello di altri giovani talenti come i D’Innocenzo, Giovannesi ha confessato di essersi introdotto “clandestinamente” sul set di Reality per spiare come lavora il collega e di essere rimasto folgorato da L’imbalsamatore prima ancora di aver iniziato a studiare regia al Centro Sperimentale di Cinematografia (CSC), perché sono film in cui il confine tra finzione e realtà si fa labile.
Riguardo all’annata cinematografica conclusasi con il David ha detto di essere rimasto molto colpito dal documentario Selfie di Agostino Ferrente (trasmesso ieri sera da Rai1), tanto da averlo votato nella sua categoria.
Il regista, poi, ha ricostruito il percorso del suo film di successo La paranza dei bambini (disponibile su Sky e TIMVISION), spiegando come il suo intento non fosse quello di replicare Gomorra, ma di raccontare l’amore e l’amicizia durante l’adolescenza e come questi vengano compromessi dal contatto con la criminalità, senza però spettacolarizzare quest’ultima.
Giovannesi ha evidenziato come egli cerchi di portare la verità dei sentimenti dei suoi personaggi, cercando attori in fase di casting che sappiano offrire una recitazione naturale. Come già successo con i suoi precedenti film Alì ha gli occhi azzurri (disponibile su Amazon Prime) e Fiore (si trova su RaiPlay).
L’autore, parlando di cinema di genere, ha spiegato come nella costruzione del personaggio di La paranza dei bambini ci fossero forti analogie con Carlito’s Way, così come invece per Alì ha gli occhi azzurri il riferimento fosse Scarface.
L’intervista si è chiusa con un discorso sulle prospettive future dei set e della sala cinematografica modificate dall’emergenza Covid. L’autore ha detto che per lui la sicurezza sul lavoro è una priorità, ma che non riuscirebbe mai a lavorare su un set dove si dovesse stare a distanza dagli attori. E ha concluso dicendo che, sebbene sia felice che il suo pubblico possa usufruire delle piattaforme per vedere i suoi film, il cinema resta il luogo principe in cui guardarli e che secondo lui “la sala non morirà mai”.
Qui sotto potete vedere la chiacchierata in versione integrale.
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