«Clint Eastwood si ricordava ancora della mia Vespetta»: Nanni Moretti si racconta a Cannes 76
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«Clint Eastwood si ricordava ancora della mia Vespetta»: Nanni Moretti si racconta a Cannes 76

Sulla Croisette è il gran giorno de Il Sol dell'Avvenire, già uscito in Italia e visto nelle sale da 500mila spettatori. Il regista ha incontrato la stampa raccontando le sue sensazioni e facendo il pieno di gustosi aneddoti squisitamente morettiani

«Clint Eastwood si ricordava ancora della mia Vespetta»: Nanni Moretti si racconta a Cannes 76

Sulla Croisette è il gran giorno de Il Sol dell'Avvenire, già uscito in Italia e visto nelle sale da 500mila spettatori. Il regista ha incontrato la stampa raccontando le sue sensazioni e facendo il pieno di gustosi aneddoti squisitamente morettiani

Nanni Moretti

Oggi sulla Croisette è finalmente il giorno del secondo dei film italiani in Concorso, dopo Rapito di Marco Bellocchio e prima de La chimera di Alice Rohrwacher: Il sol dell’avvenire di Nanni Moretti. Il Festival di Cannes ha infatti deciso di proporre in cartellone i tre titoli battenti bandiera tricolore uno dopo l’altro e consecutivamente, nella seconda parte della 76esima edizione.

Poche ore prima della première di gala del film al Palais des Festivals di Cannes, nel gigantesco Grand théâtre Louis Lumière, Nanni si è concesso alle domande della stampa italiana, riunita nel Salon Marta dell’Italian Pavilion nell’Hotel Majestic, raccontando aneddoti e sensazioni legate al suo ultimo film (e non solo) con generosità e buonumore, qualche inserto nostalgico e una vitalissima malinconia. «Non è che abbiamo delle novità per voi – dice, laconico e ironico, mentre nessuno all’inizio si precipita per rompere il ghiaccio con le domande, per poi aggiungere – Silvio Orlando è assente perché sta girando a Ventotene con Paolo Virzì il sequel di Ferie d’agosto, come saprete. Gli dispiace molto e vi saluta tutti». Accanto a lui gli attori del film Mathieu Amalric, Barbora Bobulova e Margherita Buy

Il sol dell’avvenire, uscito nelle sale italiane lo scorso 20 aprile con 01 Distribution e già arrivato alla soglia dei 4 milioni di euro d’incasso con 500.000 spettatori, racconta di Giovanni (Moretti), un regista impegnato nella realizzazione del suo nuovo film. La moglie Paola (Buy), anch’essa occupata nel settore cinematografico, è sofferente per la relazione con il proprio marito ed è alle prese per la prima volta con la produzione di un film non del marito. Intanto, la storia personale si intreccia con le scene del film che Giovanni sta girando: la trama attiene alla reazione di una sezione locale del Partito Comunista Italiano alla rivoluzione ungherese del 1956.

«Sapevo che era un film in cui mi mettevo a nudo e pieno di cose, seppur corto – ha detto Moretti in apertura – Una reazione che mi ha fatto molto piacere è quando dei giovani registi giovani mi hanno detto quanto questo film gli abbia dato energia e fiducia in quello che si può fare con il cinema. È una cosa che mi ha colpito molto. Succede anche a me come spettatore: quando un film mi colpisce mi viene voglia di tornare a casa, scrivere una scena, immaginare una cosa nuova. Mi piace molto che questo film possa dare energia e fiducia a un giovane collega».

Moretti a Cannes è un habitué: dopo Palombella rossa, che era passato a Venezia nel 1989, tutti gli altri suoi film successivi sono stati presentati sulla Croisette vincendo molti premi, tra cui l’ultima Palma d’oro italiana a La stanza del figlio nel 2001 e la miglior regia per Caro diario nel 1994. Proprio in quest’ultimo anno il presidente di giuria era Clint Eastwood, che assegnò la Palma d’oro a Pulp Fiction. Ricorda Moretti: «Anni dopo leggendo una sua intervista mi accorsi che si ricordava ancora della mia Vespetta, mi ha molto colpito che a distanza di decenni ancora se ne ricordasse. Quello è il primo film non in cui sono me stesso, che è sempre difficile esserlo, ma nel quale interpreto me stesso. Mi sembrava assurdo nascondermi dietro un personaggio, specie nell’episodio della malattia. Erano i primi tempi della mia sala cinematografica (il Nuovo Sacher a Roma, ndr). Il momento in assoluto più luminoso resta la proiezione di Heimat, con un episodio a settimana nella primavera del 1993. Sia Palombella rossa, sia Caro diario che Aprile li ho iniziati senza avere una sceneggiatura ancora precisa, li ho scritti da solo; da La stanza del figlio in poi non più, ho sempre avuto degli sceneggiatori».

Moretti era anche in vena di aneddoti, in particolare sulle sue precedenti partecipazioni a Cannes come giurato. «Ho fatto la giuria a Cannes due volte. La prima nel 1997, presidente di giuria Isabelle Adjani. Ci hanno rinchiuso in una villa fuori Cannes con la polizia fuori. C’era Tim Burton che era sempre allegro, sempre di buonumore. Eravamo molto responsabilizzati. L’unica volta in cui non l’ho visto sorridere è stata la mattina della riunione finale. Poi ho fatto il presidente di giuria nel 2011. Mi piace molto fare le giurie, è bello, ci si diverte. Ho dei filmini delle mie partecipazioni in giuria, ma dovrei ancora sonorizzarli». A chi gli chiede, come spesso accade a Moretti, di parlare delle sue passioni o dei suoi disamori personali in merito ai registi, lui risponde così: «Ci sono registi che gettano in faccia, anzi in pancia agli spettatori una realtà orrenda che sono felici di raccontarci. Spesso nell’industria cinematografica italiana ci sono dei film teoricamente commerciali che nella realtà non lo sono affatto e che il pubblico di fatto non vuole più vedere. La vitalità di un industria si vede anche da un solido cinema di confezione… (…) Di utopia c’è sempre bisogno. Guai a considerare il cammino concluso, ad accontentarsi di tappe che sono sempre provvisorie». Gli unici momenti in cui Moretti si incupisce sono quelli in cui si tenta di fargli parlare di politica contemporanea: «Ma qui siamo al Festival di Cannes! La destra ovviamente fa la destra, poi anche la sinistra comincerà a fare la sinistra»

Uno dei momenti più divertenti e morettiani dell’incontro sono stati gli scambi di battute tra Moretti e Margherita Buy, con Nanni che dice, scherzando sulle paure dell’attrice e sul suo imminente debutto alla regia: «Margherita vuole parlarvi del suo nuovo film Volare, sulla paura di volare. Lei è venuta qui in macchina da Roma quindi no, il cinema non è terapeutico». La parola passa poi anche a Mathieu Amalric, attore francese e interprete ne Il sol dell’avvenire del produttore “arraffone” Pierre, che finisce nei guai con la Guardia di Finanza. Una scelta di casting che salda anche il rapporto di grande amore e affetto, quando non addirittura venerazione, che lega Moretti alla Francia: «Il cinema di Nanni Moretti ha contribuito alla mia costruzione come essere umano. Ha avuto la capacità di esprimere la sua filosofia coi suoi film, che ho iniziato a conoscere a 15 anni. Grazie ai suoi film ho cominciato a capire il mio posto nel mondo, il concetto di armonia, quello di danza. È un mondo violento quello in cui oggi viviamo, c’è però una disperazione tenera che può essere raccontata con tanto senso dell’umorismo. Fare cinema equivale a trovarsi in un circo, in una mitologia che è sospesa nell’aria (riferimento a una battuta del personaggio nel film durante le corse notturne in monopattino con Giovanni a Piazza Mazzini, ndr)».

La prima volta a Cannes di Moretti fu con Ecce Bombo, quando il festival era ancora più avaro del glamour di oggi. La sua opera seconda fu infatti coraggiosamente selezionata dall’allora delegato generale Gilles Jacob, quando lui aveva appena 25 anni: «Nel ‘78 avevo una giacca gialla a quadretti comprata al mercato dell’usato. Non c’era tappeto rosso e la proiezione era sul lungomare. Non c’era nessuna etichetta per l’abbigliamento. La proiezione era all’ora di pranzo e io ero qui con qualche attore del film e amici, nella totale inconsapevolezza. Era l’anno in cui Olmi vinse con L’albero degli zoccoli (l’ultima Palma d’oro italiana prima de La stanza del figlio, ndr), se non sbaglio vinse un premio anche Ferreri con Ciao maschio. Tutto era diversissimo da come è diventato dopo, non avevo consapevolezza di dove fossi e di quanto fosse importante partecipare al Festival di Cannes».

«Quando ho presentato il film nelle varie città ho incontrato anche tanti ragazzi – dice ancora Moretti – Credo che possano essere colpiti dal modo in cui il film è costruito ed è stato fatto, dal fatto che il cinema ti dà tante possibilità. Personalmente tra i film dei giovani registi mi piacciono i film costati pochissimo, li ospito nella mia rassegna d’esordi Bimbi belli al Sacher. Ce ne sono molti a basso budget che sono inutilizzabili, ma ce ne sono altri che non costano proprio niente che hanno tutti i crismi e non sono modaioli». Il prossimo 19 agosto il regista compirà 70 anni: «Due giorni dopo quella data avrò modo di essere a teatro, impegnato con due testi teatrali di Natalia Ginzburg per uno spettacolo di cui farò solo la regia. Sarà il mio debutto a teatro e in quei giorni penso che starò studiando i testi». Dopo l’accoglienza non proprio esaltante di Tre piani nel 2021 a Cannes, arrivata una volta che il film era stato a lungo congelato per via della pandemia, Moretti ci riprova quest’anno con Il sol dell’avvenire, e sono in tanti a sperare che possa tornare a vincere un premio a Cannes: «Bellocchio lo vedo molto operoso – dice lui, a chi gli parla di seconde giovinezze in riferimento al regista di RapitoQuando venni qui a presentare Tre piani avevo già l’idea de Il sol dell’avvenire, mentre al momento non ho altre idee per dei film»

Foto: Sacher Film, Fandango, Rai Cinema, Le Pacte

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