Clive Owen è al Festival di Roma per presentare la serie The Knick, dieci episodi prodotti da HBO e diretti dal regista Steven Soderbergh, a cui va il merito di aver trasformato una delle location più tradizionali come set per una serie Tv, l’ospedale, in un luogo «romanzesco e selvaggio». Dopo il debutto in Usa lo scorso 8 agosto sul canale Cinemax (costola di HBO), The Knick arriverà in Italia l’11 novembre grazie a Sky Atlantic (sarà disponibile su tutti i device collegati: SkyGo e SkyOnDemand, per permettere ore e ore di binge watching).
Siamo nei primi del ‘900 e The Knick, abbreviazione di Knickerbocker, è l’ospedale di New York in cui esercita John Thackery (Clive Owen) medico geniale, folle, razzista e tossicodipendente. Alla conferenza stampa l’attore si presenta in tutta l’eleganza che lo contraddistingue. Indossa un abito blu scuro, camicia bianca con sottili righe azzurre e cravatta dello stesso colore; uno stile classico, da vero englishman in Rome.
Dalla prima domanda scopriamo che l’attore è entrato nella serie quasi per caso: «Steven, che conoscevo ma con il quale non avevo mai lavorato, mi chiese di dare una letta allo script e dirgli che cosa ne pensassi. Non stavo cercando nulla del genere, non pensavo a un ritorno in TV, ma 45 minuti dopo averlo letto ho detto sì. Si trattava di una sceneggiatura selvaggia ed eccitante, e io non avevo mai incontrato un personaggio del genere. È pericoloso, originale, molto complicato da interpretare. In più è un drogato – in quel periodo la cocaina non era illegale – per cui sono costantemente sotto l’effetto di stupefacenti, è stata una vera sfida, ma posso assicurarvelo, era tutto finto! »
Viene sottolineata l’alta qualità dello show e l’attore si lancia in un elogio del regista: «Il merito è tutto di Steven e di come ha deciso di girare, avevamo un team fantastico, ed il set designer è un vero talento». Una domanda riporta l’attore alle sue origini «ho iniziato in teatro, poi sono approdato in TV ed infine al cinema, sono felice di aver avuto la fortuna di lavorare in tutti i media, che ho approcciato esattamente nella stessa maniera. Non sono però un grande fan dell’interpretare un personaggio per troppo tempo, mi piace spaziare e sperimentare personalità diverse». Poi rassicura: «Ma non mi sono posto il problema dopo aver letto lo script, era semplicemente un personaggio che volevo interpretare». A febbraio, infatti, inizieranno le riprese della seconda stagione, che sarà «ancora più selvaggia»
Infine, quando gli chiedono cosa si prova ad essere un sex symbol e con quale regista italiano vorrebbe lavorare, risponde: «Non mi considero un sex symbol e non spendo molto tempo a pensare di esserlo, sarebbe terribile se dovessi iniziare a rifletterci». E poi: «Adoro il regista del film che ha vinto l’Oscar.» «Paolo Sorrentino» gli suggeriscono «Sì, lui! Mi piacerebbe lavorare con lui»
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