Clooney crede nella giustizia
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Clooney crede nella giustizia

Lo ha detto lui stesso poche ore fa davanti ai giudici del Tribunale di Milano. Dove ha testimoniato al processo a carico di tre persone accusate di aver creato una falsa griffe con il suo nome

Clooney crede nella giustizia

Lo ha detto lui stesso poche ore fa davanti ai giudici del Tribunale di Milano. Dove ha testimoniato al processo a carico di tre persone accusate di aver creato una falsa griffe con il suo nome

La sua presenza era già stata annunciata nei giorni scorsi, quando il giudice Pietro Caccialanza aveva disposto misure di sicurezza straordinarie per permettere il regolare svolgimento della deposizione del divo di Hollywood nel processo contro una linea di moda che utilizzava il suo nome. Oggi George Clooney, a mezzogiorno, puntualissimo, ha fatto il suo ingresso nel Palazzo di Giustizia di Milano attorniato da decine di fan (soprattutto donne) e centinaia di flash, come previsto. Ad accompagnarlo il pm Letizia Mannella, il suo legale e un paio di bodyguard. Una volta in aula, l’attore, che per l’occasione indossava un gessato blu abbinato a una camicia bianca e a una cravatta a piccoli pois, ha ammiccato alle fan adoranti (più volte richiamate al silenzio da parte del presidente della Corte) e poi si è limitato a chiedere loro di lasciar passare il suo avvocato. All’udienza non sono stati ammessi televisioni e fotografi, non essendo un processo «con rilevanza sociale» come ha chiarito il giudice Caccialanza.

Clooney ha testimoniato per quasi due ore («il tempo di un film» ha sottolineato il giudice al termine dell’udienza), durante le quali ha subito avuto un piccolo incidente con il microfono, che si è smontato non appena l’attore ha dichiarato la propria data di nascita, «6 maggio 1961». Superati i problemi tecnici, grazie alla generosità di Caccialanza che gli ha subito prestato il suo, Clooney è stato poi ripreso dallo stesso quando si è permesso di fare una battuta ai tre imputati. Sfogliando alcuni documenti e riguardando le firme false (almeno secondo quanto dichiarato dall’attore, che ha fatto notare come le firme risultino tutte assolutamente identiche sovrapponedole una sull’altra; cosa impossibile nella realtà) che sono state utilizzate dalla griffe, rivolgendosi agli accusati ha ironizzato: «Avete fatto un buon lavoro, very good». Poi ha continuato: «Sono venuto qui perché credo nel sistema della giustizia e perché la gente sta usando il mio nome per sfruttare, trarre vantaggio da altre persone, non da me».

A questo punto hanno preso parola i legali degli imputati che hanno velatamente accusato Clooney di recitare una parte: «Capisco che il signor Clooney è un bravissimo attore, ma…». «No, lei non può fare commenti, le tolgo la parola» è intervenuto il giudice Pietro Caccialanza. In più occasioni, specie quando gli avvocati hanno iniziato a fare domande sulla vita privata del divo e senza alcuna rilevanza per il processo («Lei ha mai avuto una relazione con una donna di nome Mara?». «È vero che lei vuole candidarsi per una carica elettiva negli Stati Uniti?», «Lei ama andare in Harley Davidson?»), Clooney si è lasciato andare a sguardi ironici e ci sono stati alcuni battibecchi, ma sempre  con garbo e senza mai andare troppo oltre.

C’è stato ancora tempo per una battuta, quando George Clooney, alla domanda dell’avvocato Grazia Maria Mantelli che lo assiste come parte civile sui marchi per i quali è testimone, ha citato Martini, si è messo a ridere e girandosi verso il numeroso pubblico ha detto: «Ok, potete ridere se volete». Dopodichè il giudice Caccialanza ha ringraziato l’attore per la sua disponibilità e i presenti per l’educazione e il silenzio mantenuti durante l’udienza.
All’uscita Clooney è stato assalito da giornalisti e cameramen, e da una domanda ricorrente: «Cosa ne pensa della giustizia italiana?». Risposta: «It’s very good». (Foto Getty Images)


George Clooney tribunale

Foto Getty Images


Ecco il video dell’ingresso di George Clooney in Tribunale pubblicato su Youtube da Rai Tv Cinema:

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