Com'è bello far l'amore: esclusivo diario dal set di Fausto Brizzi
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Com’è bello far l’amore: esclusivo diario dal set di Fausto Brizzi

«Girare un film è un’avventura della quale resta poca traccia nel film finito. Nella pellicola rimane impresso molto, ma non le idee scartate, i sogni, il sudore, le urla e la gioia. Tutto quello che fa di questo mestiere il più bello del mondo. Alla fine delle riprese di Com’è bello far l’amore, il mio nuovo film in uscita questo mese e girato in 3D, vi racconto la mia esperienza»

Com’è bello far l’amore: esclusivo diario dal set di Fausto Brizzi

«Girare un film è un’avventura della quale resta poca traccia nel film finito. Nella pellicola rimane impresso molto, ma non le idee scartate, i sogni, il sudore, le urla e la gioia. Tutto quello che fa di questo mestiere il più bello del mondo. Alla fine delle riprese di Com’è bello far l’amore, il mio nuovo film in uscita questo mese e girato in 3D, vi racconto la mia esperienza»

Pubblichiamo una preview del diario dal set di Com’è bello far l’amore, scritto in esclusiva per Best Movie dal regista Fauto Brizzi sul numero di febbraio.

CAPITOLO 1, OVVERO IO E IL 3D

«Lo dico subito: dopo un anno di lavoro sul 3D, tra film e videoclip vari, quando adesso vedo un film in 2D mi sembra visivamente povero. Il mio cervello si è così abituato alla nuova tecnologia che ora gli sembra la normalità. E in effetti è così: il mondo è naturalmente in 3D. La classica visione bidimensionale cinematografica è una costrizione tecnologica. E questo già risponde alla domanda che tutti mi fanno da un anno: perché in 3D? Perché è più bello da vedere, perché il senso di realtà è superiore, e questo significa banalmente che dove si ride si ride di più, e dove si piange si piange di più. Perché sei lì, vicino agli attori, a spiare di nascosto nella loro stanza. Il 3D non è soltanto effetti speciali, questo è un preconcetto derivato dal meraviglioso Avatar. Il 3D è un modo per immergersi totalmente nella visione. Non è solo “qualcosa che ti arriva in faccia”, ma un nuovo (anzi vecchio, visto che già lo faceva Totò) modo di fruire il film. Ammetto che tre o quattro volte non mi sono trattenuto e ho fatto “uscire” qualcosa dallo schermo, ma per il resto del tempo ho cercato una regia composta che permettesse di seguire la storia senza troppi: “Wow!”. I film andrebbero fatti tutti in 3D, dice Cameron, e io annuisco. Non vedo l’ora di rivedere Titanic e i nuovi Avatar. E poi di godersi qualcuno dei nostri autori che si cimenta in un 3D emozionale. Una lacrima in 3D vale triplo, garantisco. In Com’è bello far l’amore abbiamo usato un 3D “nativo”, insomma girato in tre dimensioni e non convertito in post-produzione come la maggior parte dei film che ci sono stati proposti negli ultimi anni. Questo farà sì che la visione sarà molto più rilassante per il pubblico e non stresserà l’occhio come qualche volta può accadere coi 3D “taroccati”».

Leggi tutto il diario su Best Movie di febbraio

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