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«Una volta non amavo Milano per il clima, ma dopo essere arrivato stamattina da Roma ed aver trovato tutte le strade pulite, direi che mi sto ricredendo». In pieno tour de force promozionale per Com’è bello far l’amore – la sua nuova commedia in uscita venerdì nella sale (leggi la nostra recensione) – Fausto Brizzi arriva alla conferenza stampa milanese con un piccolo ritardo, a causa dei disagi dovuti alle nevicate e al gelo che ancora stanno colpendo la rete dei trasporti. Affezionato al suo look casual – con una giacca scura abbinata a jeans e sneakers nere – indossa una t-shirt con il logo del suo film, che ruota attorno al terzetto composto da una coppia sposata in crisi sessuale (Claudia Gerini e Fabio De Luigi) e all’amico del cuore di lei, ingaggiato come maestro di erotismo, che come credenziale ha una carriera da porno-attore di successo (Filippo Timi).
Best Movie: Com’è nata l’idea del film?
Fausto Brizzi: Una mia ex fidanzata era amica di Franco Trentalance, e capitava che ci venisse a trovare a casa: come maschio, la sua presenza ti faceva sparire.
BM: Il 3D del film è molto luminoso ed efficace.
FB: Ci tengo a sottolineare che è un 3D nativo, il che fondamentalmente significa che non stanca gli occhi. Il 90% di quello che si è visto finora in 3D è girato in 2D e poi riconvertito, ma per girare in 3D devi tenere conto di certe cose, non puoi esagerare con il montaggio frenetico o con campi troppo stretti. Noi già sul set vedevamo il girato in 3D.
BM: Come hai scelto i tuoi tre protagonisti?
FB: Timi l’ho scoperto a teatro, con Favola, come attore brillante, e mi sono reso conto che è un interprete comico che per qualche ragione era sempre stato usato in film drammatici. Per quando riguarda Fabio De Luigi, considerando la natura autobiografica del soggetto, ho pensato che fosse perfetto per interpretarmi: chi assocerebbe la sua faccia alla parola “sesso”? E Claudia Gerini, se hai bisogno di un’attrice che sia sexy e divertente insieme, in Italia praticamente non ha rivali…
BM: Dietro ad ogni tuo film, oltre al piano artistico, c’è un progetto imprenditoriale. In questo caso hai scelto di lavorare con comici sia milanesi che romani, di usare il 3D, e di legare il film a un celebre marchio di profilattici.
FB: Trovo che sia un aspetto molto importante, e che in qualche modo il lavoro del regista oggi debba comprendere anche questi aspetti. D’altra parte un film è anche un prodotto, e come in tutti i campi ci sono prodotti buoni e prodotti meno buoni. L’idea della partnership con Durex è nata già durante la genesi del progetto, dopodiché ho cercato di sfruttarla in modo comico e narrativamente coerente. E non solo: il prossimo weekend distribuiremo preservativi griffati con il logo del film in alcune piazze italiane. In questo modo veicoliamo anche, attraverso il film, un messaggio positivo riguardante il sesso sicuro.
BM: Pensi che questo modo di mettere in piedi un film potrebbe permettere anche di rilanciare generi poco praticati in Italia, come la fantascienza o il melodramma.
FB: Certamente, e uno dei miei prossimi progetti, anche se non ti posso anticipare altro, va proprio in questo tipo di direzione. D’altra parte con la mia casa di produzione, la Wild Side, abbiamo già prodotto il thriller True Love (guarda il teaser trailer, che Best Movie ha proposto in anteprima mondiale, NdR), che in Italia è ancora in cerca di un distributore ma all’estero è stato venduto praticamente in tutto il mondo, consentendoci anche ricavi notevoli!
BM: Il tuo film dimostra anche di come sta cambiando il senso del pudore in Italia. Spostando l’obiettivo sulla Francia, cosa pensi della polemica che ha coinvolto Dujardin (clicca qui per vedere le immagini “incriminate”, NdR) e che rischia di compromettere la sua corsa all’Oscar?
FB: Penso che l’Oscar a Dujardin devono darlo perché il film è bellissimo e lui è fantastico! I due poster li ho visti, sì, e in realtà penso che quello con Dujardin non sia così pesante… C’è anche una scena di Com’è bello far l’amore con Timi che è identica, tra l’altro. Il secondo, invece, devo ammettere che è un po’ pesante.