Uno è magro, casual ma elegante, con la cravatta nera che scende su una camicia azzurra portata fuori dai pantaloni e una giacca sportiva. L’altro, anche se rispetto a dieci anni fa si è quasi dimezzato, continua ad essere paffutello, e ha un contegno decisamente più sportivo: porta una semplice camicia verde a righine. In comune hanno la barba, la bassa statura e due occhi che scintillano. Sono Steven Spielberg e Peter Jackson.
I due, forse i più influenti e amati cineasti viventi, sono a San Diego per raccontare il loro nuovo progetto comune. Stiamo naturalmente parlando di Tin Tin, il film di animazione girato in 3D e con la tecnica della motion capture, che uscirà il prossimo 28 ottobre. Durante una conferenza stampa internazionale ristretta che ha preceduto il panel con i fan, i due hanno raccontato i segreti e le incognite di questa nuova avventura, e Best Movie non poteva mancare, unica testata italiana presente. Vi anticipiamo allora alcune della cose che ha raccontato Steven Spielberg, mentre per le dichiarazioni complete dei due, vi rimandiamo al numero di ottobre della rivista.
BEST MOVIE: Si può dire che, a partire dai dinosauri di Jurassic Park e ora con questo debutto nella motion capture, per giunta 3D, tu sei il re dell’era del digitale?
STEVEN SPIELBERG: È l’era digitale in termini di poter fare un certo tipo di film, ma è ancora l’era analogica in termini di raccontare una buona storia.
BEST MOVIE: Qual è il pubblico per cui hai pensato Tin Tin?
STEVEN SPIELBERG: Qualche volta faccio film per me stesso, quando si tratta di argomenti molto sensibili, e allora penso a me stesso come pubblico ipotetico. In questo caso invece, quando faccio cinema di genere, penso al pubblico comune, a ciascuno di voi.
BEST MOVIE: Cosa cambia nel rapporto con gli attori quando si usa la motion capture?
STEVEN SPIELBERG: Non cambia nulla in realtà. Gli attori si ritrovano coperti da tute e sensori e hanno microtelecamere davanti alla faccia, quindi di solito ridono per i primi dieci minuti, ma poi la magia è sempre quella, e si crea attraverso i loro sguardi e loro interazioni. In questo senso è sempre la stessa cosa, si cerca quella alchimia perfetta che hanno Tony Curtis e Jack Lemmon in A qualcuno piace caldo.
BEST MOVIE: Come mai hai deciso di raccontare le storie di Tin Tin?
STEVEN SPIELBERG: Mi identifico in un aspetto particolare del personaggio: non accetta un no come risposta ed è in pratica la storia della mia vita.
BEST MOVIE: Come sarà il film? Ci sarà molta azione?
STEVEN SPIELBERG: I fumetti di Tin Tin sono pieni di avvenimenti, pieni di plot e subplot, ma quello che ci ha appassionato è stato dedicare molto tempo anche all’approfondimento dei personaggi, del loro passato e delle loro relazioni.
BEST MOVIE: Sei sempre stato convinto del progetto?
STEVEN SPIELBERG: Ci sono stati dei momenti in cui il progetto faticava ad andare avanti, ma non ho mai avuto la sensazione che fosse un treno da cui non potevo scendere. Quando mi succede, quando non sono del tutto convinto, semplicemente mollo il progetto.
BEST MOVIE: Come è stato collaborare con Peter Jackson?
STEVEN SPIELBERG: “No ego, no competion”, solo due enormi fan di Tin Tin che cercano di raccontare la storia nel modo migliore. Per il resto e Peter siamo abbastanza diversi: io quando ho dei dubbi mi chiudo in sala montaggio, lui è piuttosto ansioso, ha sempre mille idee, e passa molto tempo a pensare ad ogni singolo particolare all’interno del quadro generale.
BEST MOVIE: Questo è anche il tuo debutto nel 3D. È una tecnologia che ami?
STEVEN SPIELBERG: Dipende. Transformers 3 – e non lo dico perché l’ho coprodotto (ride) – è stata la più grande esperienza 3D dai tempi di Avatar, ma chiaramente il 3D è uno strumento – come lo è la motion capture – e non va bene per tutte le storie. Per esempio non girerei una storia d’amore in 3D (proprio ieri Ridley Scott diceva invece che per lui il 3D valorizza anche una semplice scena di dialogo, NdR). Per altre cose è perfetto. Per quanto riguarda il prezzo del biglietto, credo che presto i prezzi del 3D si pareggeranno a quelli del 2D. Fatta eccezione per i cinema IMAX, in cui si vive davvero un’esperienza “premium”, e l’impatto è incredibile. (Foto: Getty Images)
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