Un gruppo di ragazzi vestiti con tute bianche entra nella Hall H rullando su enormi tamburi a tracolla. È, si presume, il suono della Rivoluzione, quella del Distretto 13 contro Capital City, quella di Katniss contro il Presidente Snow. “Questa notte, imbracciate le vostre armi contro la Capitale. Questa notte, imbracciatele contro Snow!” sono anche le parole con cui si chiude il full trailer del film, che a San Diego viene presentato alcuni giorni in anticipo rispetto alla rete, e con una tale potenza di amplificazione che per un attimo viene da pensare che l’intero Convention Center crollerà sulla testa degli spettatori prima che il panel di Il canto della rivolta – Parte 2 inizi realmente. Perché una cosa è sicura: dopo un terzo episodio più interlocutorio, terminato con la traumatica aggressione di Peeta a Katniss, nel quarto l’azione la farà da protagonista, e i toni epici avranno la meglio su quelli intimisti che avevano sorprendentemente caratterizzato l’ultimo film. “È stato tutto diverso”, spiega Francis Lawrence, per la terza volta al timone della serie, “Abbiamo lasciato Atlanta per l’Europa e siamo passati da riprese in spazi chiusi e spesso sotterranei ai grandi spazi aperti di Berlino e Parigi, il che ha compensato almeno in parte lo stress per la difficoltà tecnica delle scene d’azione”.
Lawrence, nonostante viva a Los Angeles dall’età di tre anni, ha sempre un’aria imperturbabile e un po’ divertita quando parla dei suoi film, per quanto colossali siano, quasi da europeo in vacanza. Alla sua sinistra, i tre ragazzi – Jennifer Lawrence, Josh Hutcherson e Liam Hemsworth – si divertono a giocare con i propri ruoli dentro e fuori dallo schermo, inscenando perennemente una specie di triangolo buffo e un po’ ammiccante, in cui Josh, che non ha, diciamo, le misure di Liam, fa sempre la figura della mascotte portafortuna, o del sentimentale incompreso. Una mezz’ora più tardi, in conferenza stampa, Jennifer dirà esplicitamente che i due compagni di set non le potranno mancare, perché “Siamo amici e continuiamo a uscire piuttosto spesso, magari per bere un bicchiere di vino, è uno dei modi in cui ci difendiamo da Hollywood, che in fondo (come suggerisce una giornalista, NdR) è abbastanza folle da non essere troppo diversa da Panem e dai suoi Hunger Games”. Lei, che ha iniziato la saga quando aveva vent’anni ed era poco più di una promessa, e ora a 24 la sta chiudendo da star mondiale, si presenta al pubblico di San Diego con un abito nero che ha due ampi spacchi sui fianchi, e i capelli raccolti al centro della nuca e poi lunghi sulle spalle, un look da party notturno che sembra quasi sottolineare la diversità di status divistico rispetto al resto del cast, che indossa t-shirt o camicie sbottonate.
Sulla risposte, invece, continua a essere impacciata e un po’ stranita, le mancano le parole, tergiversa, a volte chiede aiuto con gli occhi, quel tipo di naivete apparentemente spontanea che l’ha sempre contraddistinta nel baraccone dello showbiz americano. Ma se la cava bene con le domande importanti, come quando le chiedono della difficoltà per un’attrice di trovare buoni ruoli da protagonista a Hollywood, e lei replica candida “Bisognerebbe sentirne una meno fortunata di me, che ormai sono nel giro delle grosse produzioni e ho una certa libertà di scelta”; oppure quando tira fuori in due parole il messaggio del film agli adolescenti che la ascoltano rapiti in platea come se si trovassero davvero di fronte a Katniss: “Voi avete il potere del futuro, lasciatevi coinvolgere dalle cose”.
Il momento più divertente del Panel arriva invece quando una ragazza chiede al gruppo di fischiettare in coro il motivo della Ghiandaia Imitatrice che ha reso celebre la colonna sonora e Josh Hutcherson anticipa tutti dicendo “Ci abbiamo provato, ma vene sempre fuori quello di X-Files”. I tre ci provano comunque: sembra proprio X-Files…
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Nel video qui di seguito, vi raccontiamo il panel di Hunger Games: Il canto della rivolta – Parte II:
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