Comicon 2019, Donna Patrizia e Enzo "Sangue Blu" raccontano Gomorra - La serie
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Comicon 2019, Donna Patrizia e Enzo “Sangue Blu” raccontano Gomorra – La serie

Cristina Dell’Anna e Arturo Muselli hanno incontrato il pubblico e raccontato l’evoluzione dei loro personaggi

Comicon 2019, Donna Patrizia e Enzo “Sangue Blu” raccontano Gomorra – La serie

Cristina Dell’Anna e Arturo Muselli hanno incontrato il pubblico e raccontato l’evoluzione dei loro personaggi

Nessun calo di energie qui alla Mostra d’Oltremare, ma anzi, una giornata ricca d’adrenalina con il Comicon, che nella terza giornata di kermesse cala le sue carte migliori e porta sul palco dell’auditorium i protagonisti della serialità che più ci piace. Uno di seguito all’altro abbiamo assistito ai panel dedicati a Gomorra – la serie, con gli attori Cristiana Dell’Anna e Arturo Muselli – rispettivamente Donna Patrizia ed Enzo “Sangue Blu” – protagonisti della quarta stagione, e a Jerome Flynn cioè Bronn, o meglio Ser Bronn delle Acque Nere, de Il Trono di Spade.

A raccontare la serie italiana più di successo nel mondo, assieme ai due protagonisti, erano sul palco anche il nostro direttore Giorgio Viaro, da quest’anno curatore della sezione Cinema e Serie Tv del Comicon, e la giornalista del Corriere della Sera Martina Pierri, esperta di serialità e direttrice artistica del Fest – il festival delle serie tv, di cui si attende la seconda edizione.

Accolti dal boato del pubblico napoletano, Cristina Dell’Anna e Arturo Muselli si sono lasciati andare ad aneddoti e curiosità. Ecco come è andata.

Chi vive e chi muore

Cristiana Dell’Anna: «Quando ho accettato il ruolo sapevo quale sarebbe stato l’arco narrativo del mio personaggio, ma a grandi linee, e lo stesso accade prima di girare una nuova stagione, quando non si ha mai un’idea super precisa di come andrà a finire, ma si conosce il punto dove si vuole arrivare.»

Arturo Muselli: «Va anche detto che non si può mai essere certi di come evolveranno le cose, perché è capitato che certe decisioni fossero prese in corso d’opera. Ad esempio il personaggio di Genny Savastano, interpretato da Salvatore Esposito, avrebbe dovuto fare una brutta fine, ma poi si è deciso di lasciarlo in vita.»

L’eccellenza in Italia e all’estero

Marina Pierri: «In uno show così duro che racconta un sistema di vita in cui non ci si può fidare di nessuno, il gancio con lo spettatore sono i personaggi, il pubblico si lega a loro. Credo che nel 2019 un critico debba davvero appassionarsi a quel che guarda, anche perché è il primo filtro tra loro e il grande pubblico, e io come gli spettatori mi sono appassionata alla grande umanità che viene messa in scena.»

Cristiana Dell’Anna: «Credo che gran parte del successo vada anche ricercata nell’intenzione di raccontare qualcosa che sia innanzi tutto contemporanea. Non si racconta quasi mai in tempo reale, siamo abituati a serie o di finzione, o che raccontano epoche diverse dalla nostra, mentre qua ci si riconosce subito, quella che vediamo messa in scena è la nostra società. C’è poi la drammaturgia del giallo, si rimane attaccati alla tv perché si vuole scoprire come finirà, e poi c’è una scrittura eccezionale e una serie di maestranze eccellenti che lavorano sul set: operatori, costumisti, truccatore, ma anche gli stessi attori. Tutti amano davvero quello che stanno facendo, c’è un gruppo di lavoro affiatato, e questa cosa non può che trasparire e affascinare chi guarda da fuori. Se poi vogliamo cercare un motivo più tecnico c’è da dire che Gomorra ha un po’ rivoluzionato il modo di fare serialità, non ci sono mai inquadrature fisse, ad esempio, solo camera a spalla, e non s’era mai vista una cosa del genere in tv.»

Marco d’Amore e gli altri registi

Cristiana Dell’Anna: «Quest’anno Marco d’Amore, che fino a poco fa era un nostro collega di set nei panni di Ciro l’Immortale, è passato alla regia. Io ci ho lavorato parecchio, sono stata la sua protagonista di puntata e mi sono trovata benissimo. Nella stagione 2 e 3 col suo personaggio di finzione avevo avuto solo due incontri e dopo quelli avevo desiderato di lavoraci ancora, e in qualche modo è successo anche se in una forma diversa e forse addirittura più interessante di quella che mi sarei aspettata. Quando un attore passa dall’altra parte non è affatto detto che la cosa funzioni, mentre con lui è andato tutto liscio, anche perché era consapevole di quello che prova un attore a lavorare in un set del genere e questa sua empatia è stata di grande aiuto. Poi noi siamo abituati a lavorare con registi diversi, che possono cambiare di puntata in puntata, e la cosa è molto stimolante.»

Arturo Muselli: «Non ho avuto molte scene con Marco D’Amore regista, ma per quel poco che abbiamo lavorato assieme posso dire che era palese il fatto che venisse dal teatro. Abbiamo anche fatto delle prove molto teatrali, e questo per un attore è importante, perché significa che il regista ti sta dando qualcosa che poi ti porti sulla scena. Riesci attraverso le prove a costruire un grado zero che poi sul set può solo migliorare.»

I Personaggi

Cristiana Dell’Anna: «Quando rivedo Patrizia sul piccolo schermo mi fa molto effetto, non vedo me recitare, ma vedo proprio lei, qualcuno di molto diverso da me. Sono felice del percorso che abbiamo fatto assieme, per ottenere la parte ho fatto ben sei provini, uno dei quali partendo la notte da Los Angeles perché avevo mentito alla mia agente, dicendo che in quel momento mi trovavo in Italia. Ma sono legata al personaggio anche per tutti i sentimenti che mi legano al territorio campano. In quel che metto in scena c’è un mio risentimento, una mia durezza, perché questa serie porta alla luce tante situazioni a cui noi ragazzi campani abbiamo assistito nel corso della nostra vita. Tra le scene indimenticabili e più difficili c’è stata quella con Chanel, quando la uccido. L’abbiamo girata d’estate e la sera sono andata a ballare per cercare di scaricarmi. Poi c’è anche la scena dell’inseguimento, che è stata molto complessa perché abbiamo dovuto ripeterla più e più volte per far sì che venisse ripresa da tutte le angolazioni possibili. Ma in fin dei conti quello che ho cercato di fare è costruire un personaggio in cui sia gli uomini che le donne potessero riconoscersi. Anzi, mi piacerebbe proprio che i ragazzi, gli uomini, capissero attraverso il mio personaggio quel che una donna deve affrontare per raggiungere l’emancipazione.»

Arturo Muselli: «Le scene più complesse sono anche per me quelle delle uccisioni, e non sono affatto facili da preparare. Devi mettere da parte quello che sei e in qualche modo sposare quello che fa il personaggio, senza giudizio e senza la vanità dell’attore, perché a volte succede che l’attore cerchi di portare sé stesso nel personaggio, ma questo non va mai troppo bene. Mi sono reso conto che con questa serie a volte si ha paura di parlare di umanità, ma anche se molti di loro compiono delle azioni terribili, non va dimenticato che sono mossi dagli stessi desideri umani che muovono noi. Chi è che non si è ritrovato a desiderare il potere, la gloria, il successo. E poi spesso si è anche vittima di sé stessi, di certe decisioni che prendiamo perché non sappiamo di avere altra scelta. Nessuno sceglie dove nascere, tutti possiamo scegliere cosa fare della nostra vita.»

Qui il video completo del panel:

 

Foto: Visionarea

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