Comicon 2019, Jerome Flynn racconta il suo Bronn e l'esperienza sul set de Il Trono di Spade
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Comicon 2019, Jerome Flynn racconta il suo Bronn e l’esperienza sul set de Il Trono di Spade

Dalla scena preferita, all'ultimo giorno di riprese, passando per i momenti più divertenti con i colleghi e i rapporti stretti in questi anni: ecco cosa ha raccontato l'attore al panel di oggi

Comicon 2019, Jerome Flynn racconta il suo Bronn e l’esperienza sul set de Il Trono di Spade

Dalla scena preferita, all'ultimo giorno di riprese, passando per i momenti più divertenti con i colleghi e i rapporti stretti in questi anni: ecco cosa ha raccontato l'attore al panel di oggi

L’ottava stagione del Trono di Spade continua a infrangere record. Si stima che nel mondo la prima puntata sia stata vista da più di 50 milioni di persone, e solo in Italia il secondo episodio andato in onda su Sky Atlantic ha ottenuto un ascolto medio di 778mila telespettatori (un +68% rispetto alla stessa puntata della stagione sette).

Basta riportare queste cifre per capire la portata del fenomeno, e siamo certi che nelle quattro puntate rimanenti non saranno solo i record a essere infranti, ma anche i nostri cuori, quando dovremo salutare per sempre i personaggi che con le loro storie ci hanno affascinato e accompagnato per ben otto anni.

Per celebrare la fine di quest’epoca, al Comicon di Napoli è stato invitato uno dei protagonisti dello show: Jerome Flynn, meglio conosciuto come Bronn. Intervistato da Giorgio Viaro, Jerome non ha potuto svelare dettagli sulla trama, ma ha ripercorso con noi le tappe che lo hanno portato a questo punto della serie, pronto con la sua balestra a uccidere i due fratelli Lannister. O forse no.

Questa stagione rivelerà l’anima di Bronn, cosa è disposto a fare e cosa no?

«Lo scoprirete solo guardando lo show. Non posso e non voglio dire altro e sono convinto che nemmeno voi volete che sia io a raccontarvi come andranno queste cose. Per il momento vi posso solo dire che il prossimo episodio, che mi perderò perché sarò in aereo ma che cercherò di recuperare subito, sarà davvero epico.»

Il tuo personaggio è un killer sopraffino, c’è un’uccisione a cui sei affezionato?

«In una delle mie prime scene ho incontrato il personaggio di Tyrion in una locanda e ho visto in lui una possibilità, e pochi minuti dopo ho dovuto uccidere 6/7 persone che stavano tentando un’imboscata. È stato molto divertente. Io sono un tipo pacifico ma devo ammettere che trovare quell’energia animalesca, quella fame che ti porta a uccidere un uomo, è stato adrenalinico. In quel momento stavo iniziando a capire davvero Bronn, ma forse l’ho capito fino in fondo nella scena seguente, circondato da tre belle donne.»

Di Bronn non consociamo la storia, tu che idea ti sei fatto del suo passato?

«Mi sono immaginato qualcosa anche grazie a qualche indizio disseminato nella sceneggiatura. Sappiamo per esempio che da ragazzo ha ucciso un uomo con un’ascia e anche che gli è mancata una figura paterna a cui assomigliare, non ha mai avuto un modello, perché il padre l’ha abbandonato, e dal quel momento lui ha dovuto difendere sua madre. La sua vita è stata dura finché ha capito che tra lui e i ricchi che ammirava non c’era una così grande differenza: è stato quello il momento in cui ha deciso che anche lui si meritava un castello, e avrebbe fatto tutto il necessario per ottenerlo.»

Il Trono di Spade è famoso per le terribili morti di moltissimi suoi protagonisti, secondo te perché invece Bronn se la cava sempre?

«È un ragazzaccio, un tipo tosto, e i tipi così solitamente sopravvivono. In più va detto che non sembra essere una minaccia per quel Trono che in così tanti vogliono, e quindi non c’è motivo per cui andrebbe fatto uccidere. Da un punto di vista più ampio, relativo all’economia del racconto, va detto che il senso dell’umorismo di Bronn è linfa vitale per uno show così crudo e buio. Le sue battute, la sua intelligenza e furbizia allentano un po’ la tensione.»

C’è qualcosa che ti avvicina a lui e che ti mancherà?

«Siamo tipi molto diversi, ma a parte le uccisioni e le prostitute siamo anche molto simili. Anche a me piace godermi la vita, bere e cantare, e c’è qualcosa del “ladro” dentro di me. Mi mancherà doverlo salutare, soprattutto perché mi mancheranno le sue battute, che sono sempre ottimamente scritte, sempre significative.»

Sono stati duri gli ultimi giorni sul set?

«È stato un momento toccante per tutti. Si era creata questa tradizione per cui, dopo l’ultima scena di ogni personaggio, all’attore che lo aveva interpretato veniva regalato un quadretto con lo storyboard del momento più iconico che l’aveva visto protagonista. Poi gli showrunner facevano in discorso, davanti a tutta la crew, c’erano baci e abbracci. Dopo così tanti anni passati assieme si diventa come una famiglia.»

Hai parlato di scene iconiche, la tua preferita?

«C’è una scena in cui insegno a Pod a tirar di spada che mi porterò sempre nel cuore. Mi fa ridere anche ripensarci. Con l’attore che interpreta Podrick, Daniel Portman, siamo diventati subito amici e ci divertivamo a recitare assieme, così abbiamo ripetuto la scena anche dopo lo stop del regista, nonostante ci avessero detto che era riuscita. A quel punto però ho improvvisato e sottolineato una battuta che si riferiva alla sua “virtù” con un gesto eloquente, e alla fine proprio quella scena è stata scelta per andare in onda! Se andate a cercarvela su YouTube noterete che Pod trattiene a stento una risata. Poi c’è stata la battaglia contro i Dothraki nella stagione 7. A Bronn fino a quel momento erano state negate delle buone battaglie, anche nella battaglia delle Acque Nere, da cui gli deriva il suo titolo, in realtà non fa altro che tirare giusto un paio di frecce. Desideravo una bella battaglia per lui e sono felice gli sia stata data quell’opportunità, anche perché sono scene spettacolari da girare. Per quella, nello specifico, siamo stati 5 settimane in un parco naturale della Spagna con centinaia di comparse e tantissimi stunt-man, io ho anche dovuto prendere lezioni di equitazione! Mi sono davvero divertito, è stato quasi veder prendere vita un sogno di bambino, sia io che Bronn avevamo bisogno di quel momento di gloria.»

Com’era il Trono di Spade quando avete iniziato a girarlo, sapevate già sarebbe diventato così popolare?

«Nessuno di noi quando ha accettato il ruolo aveva idea di cosa fosse e di cosa sarebbe diventato GoT. Avevamo ricevuto solo alcune scene e non lo script completo, sapevamo che si trattava di un fantasy medievale e che sarebbe stato prodotto dagli americani, che poteva andare bene o poteva andare male. Poco dopo mi sono accorto che la qualità era molto alta, che il libro di partenza era eccezionale e che gli script erano ottimi, ma non avevamo idea che sarebbe diventato così importante. Ce ne siamo resi conto davvero tra la seconda e la terza stagione, abbiamo iniziato a percepire la grandezza di quel che stavamo vivendo. Detto francamente, non credo che ci sarà mai nulla di simile, è una di quelle cose uniche che sono impossibili da replicare.»

Stanno per arrivare degli spin-off del Trono, come sarebbe uno spin off con Bronn?

«Me lo immagino in viaggio con Tiryon e Pod, oppure, ancora meglio, che vive felice e contento in un castello, con Daenerys al suo fianco e Jamie a servirgli il té.»

Ecco, Bronn vuole un castello ed è chiaro, tu, Jerome Flynn, c’è qualcosa che vuoi?

«La fama mi ha dato la possibilità di diventare un attivista. Vorrei utilizzare la mia voce per riportare l’attenzione a uno dei grandi mali che sta colpendo il mondo, cioè l’inquinamento e il cambiamento climatico, che poi è quello che nel Trono viene messo simbolicamente in scena attraverso gli Estranei. Vorrei avere la possibilità di fare qualcosa di concreto per lasciare un mondo più sano ai nostri figli.»

Qui il video completo del panel:

 

Foto: Visionarea

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