La Festa del Cinema di Roma 2024 chiude la programmazione con l’anteprima e la conferenza stampa di uno dei film più attesi dell’anno: Conclave, firmato dal regista premio Oscar per Niente di nuovo sul fronte occidentale, Edward Berger. Ralph Fiennes diventa così il protagonista dell’adattamento per il grande schermo del romanzo omonimo di Robert Harris, portandoci in uno dei contesti più misteriosi ed ermetici che esistano al mondo: il conclave dei più alti prelati della Chiesa Cattolica nel momento dell’elezione di un nuovo Papa. Nel cast del film, in sala dal 19 dicembre con Eagle Pictures, troviamo anche Stanley Tucci, Sergio Castellitto e Isabella Rossellini. Ma ecco come il regista, lo sceneggiatore Peter Strong, Ralph Fiennes e Castellitto ci hanno raccontato Conclave nel corso della conferenza stampa di Roma Film Festival.
Peter Strong: «Qualcuno mi ha parlato l’altro giorno di una poesia di Emily Dickinson, un suo verso dice: “Tell all the Truth but tell it slant” (“Dì tutta la verità ma dilla obliqua”). Credo riassuma il senso del film per me. Quando ho letto il libro ho pensato che questo thriller fa veramente questo. Parla della corruzione che il potere comporta, ma in maniera fresca, in un modo che non avevo mai visto».
Edward Berger: «Ho conosciuto la storia non attraverso il libro ma attraverso la sua sceneggiatura. Ero e sono un grande fan di Peter, non solo per la sua abilità a scrivere un thriller o quella di descrivere le macchinazioni politiche. C’è nella sua scrittura sempre un secondo layer, un secondo strato. E questo secondo layer è la ragione per cui faccio cinema».
Quanto alle fonti di ispirazione, in termini di linguaggio audiovisivo, scopriamo poi che il regista di Conclave ha trovato la sua principale fonte di ispirazione proprio nella città di Roma: «C’è una scultura di Maurizio Cattelan che certo avete riconosciuto nel film tra le ispirazioni del film. [Il cineasta fa riferimento a La nona ora, controversa opera iperrealista raffigurante Papa Giovanni Paolo II colpito da un meteorite N.d.R.]. Ma stando a Roma per le riprese ho capito che basta aprire una finestra per vedere passare un prete con la sua valigetta o un gruppo di suore che camminano con il caffè in mano, il semplice essere qui certo mi ha ispirato. I preti, i cardinali vengono sempre messi su un piedistallo ma sono esseri umani. Robert ha fatto molta ricerca per il suo libro ma credo di essermi sentito come se stessimo trattando temi universali, non solo riguardo il Conclave o il Vaticano. Quello che volevo esplorare era il gap tra chi vogliamo essere e chi siamo. Non potevamo ovviamente girare in Vaticano e abbiamo dovuto ricrearlo, come ad esempio la Casa di Santa Marta, dove i cardinali vivono praticamente segregati nei giorni delle votazioni per l’elezione del nuovo pontefice. Tutto nel film è ispirato ai luoghi reali che abbiamo visitato».
Ralph Fiennes: «Ho cercato di capire cosa significa essere un prete cattolico parlando con loro, cercando di capire il conflitto che è anche quello di Lawrence. Ho avuto persone molto sagge e gentili che mi hanno aiutato moltissimo, senza mai assumere un atteggiamento difensivo nei confronti della Chiesa. Da attore devi essere aperto, hai impulsi che partono dall’istinto, e in Lawrence ho sentito dubbi profondi. Non credo che Lawrence abbia all’inizio un desiderio consapevole di diventare Papa, infatti supporta il Cardinale interpretato da Stanley Tucci. Quando Tedesco [il personaggio interpretato da Sergio Castellitto, ndr] potrebbe vincere Lawrence in un certo senso cerca una trasgressione. Forse per ambizione personale, forse per una piccola presa di coscienza. La fede cattolica è ampia e vasta. E’ fin troppo facile puntare il dito ma credo ci siano delle persone molto buone e valide all’interno della Chiesa. Mia madre era una cattolica devota, io ho avuto un’educazione cattolica e a tredici anni mi sono ribellato contro di essa. Ma sono molto affascinato dalla fede e dai rituali, quelli che appartenevano a mia nonna e mia madre, è una cosa umana che ti facciano sentire al sicuro. È umano resistere al cambiamento e trovo profondamente umano sentirsi al sicuro all’interno di certe strutture e certi rituali».
Sergio Castellitto: «Per un sacerdote credo che il dubbio sia la cosa più atroce che possa esistere, è l’opposto della fede e il dogma. Per un artista al contrario credo sia la benzina più formidabile. Come attore cerco sempre di sentirmi inadeguato rispetto alla prova, e questo mi consente di non usare lo schematismo dell’esperienza e vestirmi sempre come uno studente. La seconda idea che hai è sempre la migliore, la prima ce l’hanno già avuta, l’ho imparato molti anni fa da un regista cecoslovacco con il quale ho fatto due spettacoli in teatro. E la seconda idea ce la puoi avere solo con un senso di inadeguatezza, opposto a quello che sente un cardinale. Non credo che il mio Cardinal Tedesco voglia il potere, credo voglia che il potere non finisca. Forse sì alla prima, seconda terza votazione cerca di racimolare qualche voto ma nella bellissima sceneggiatura del film fa sì che lo raccontiamo attraverso la parte scura, nera, pericolosa, quasi criminale. Però lui è anche il portatore di una profonda verità incastonata nella Storia secolare della Chiesa Cattolica. Era tanto tempo che non sentivo il piacere di stare sul set ed essere seguito da un regista così appassionato e così attento, e lavorare accanto a un artista veramente sommo. Questo è un film che mi lascerà dei bellissimi ricordi. I film sono importanti non solo per come vengono ma anche per i ricordi che ti lasciano».
E voi cosa ne pensate? Andrete a vedere Conclave al Cinema? Fateci conoscere le vostre opinioni, come sempre, nei commenti.
Foto: Ernesto S. Ruscio/Getty Images
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