Dall’1 dicembre 2012 è in corso su Bestmovie.it il contest Best Short (valido fino al 31 marzo 2013) grazie al quale il soggetto (e/o sceneggiatura) di un lettore si tramuterà in un vero cortometraggio, finanziato dalla casa di produzione Inside di Luca Argentero.
Ecco il progetto proposto da Antonino:
“Lorenzo è un giovane studente che vive i soliti problemi della sua generazione. Senza apparenti veri motivi è tormentato di continuo da una crescente insoddisfazione. Dopo aver riflettuto a lungo su quale potesse essere la causa di tutto ciò, trova il rimedio, “soluzione”, a questa amara voglia di vivere. Dopo aver provato e pensato in mille modi a come poter arrivare alla conclusione prospettata, si rende conto che l’unico modo per portare a compimento questo suo obiettivo è non dare tempo a se stesso di riflettere su ciò che si sta facendo. Per tanto, una sera non diversa da molte altre, apre la finestra di casa sua, sale sul cornicione e senza aspettare che la propria coscienza lo faccia ragionare, o che la paura s’impossessi di lui, chiude gli occhi e si lascia cadere giù. Il suo primo pensiero è rivolto alla madre. Sa perfettamente che questo suo gesto provocherà nella donna, che da sempre l’aveva amato, un dolore a dir poco lancinante. Durante questa breve ma intensa discesa, Lorenzo verrà catapultato in un viaggio all’interno della propria anima che ai suoi occhi si materializzerà come un treno ad otto cabine, nella quale dovrà fare i conti in primis con ciò che si è voluto lasciare alle spalle; ovvero le tappe che accomunano la vita di ogni uomo, dalla nascita alla vecchiaia, rendendosi conto però di non aver più voce in capitolo neppure nel giostrare la sua stessa vita, dal momento che in un batter d’occhi a pensato bene di buttarla via così, ed in secundis, dovrà affrontare un faccia a faccia con la propria coscienza, impersonificatasi nel controllore del “treno” della sua anima, la stessa coscienza che prima aveva deciso d’ignorare. Al termine del suo viaggio capirà che oltre a dover chiedere scusa alla madre e a coloro i quali soffriranno per la sua morte, dovrà chieder perdono prima di tutto a se stesso. Poco prima di atterrare al suolo, il ragazzo, mosso dal buon senso, si rivolge al lettore/spettatore intimandolo a non seguire affatto il suo esempio, cercando di distoglierlo nel caso in cui gli venisse mai in mente di emulare questo suo insensato e a dir poco stupido gesto; dal momento che al contrario di ciò che lui stesso pensava, il suicidio non rappresenta fonte di serenità o liberazione, ne tanto meno soluzione a quei problemi che la vita ci pone davanti. Il suicidio non è un atto di coraggio come molti pensano, non è coraggioso levarsi la vita abbandonando moglie e figli, non è da eroi lavarsene le mani e far gravare su di essi i problemi che noi non abbiamo avuto il coraggio di affrontare, bensì un atto di estrema vigliaccheria. La serenità e la felicità non le si trovano evitando gli ostacoli e ancor meno nella morte, la felicità, quella vera, la si può trovare solo vivendo”
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