Al Bif&st in concorso i 18 migliori cortometraggi del 2009 selezionati dal direttore artistico Felice Laudadio. Lontani da sperimentazioni dilettantistiche di giovani cineasti, i lavori presentati sono dei piccoli capolavori cinematografici, piccoli solo quanto a durata.
Vincitore del premio “Michelangelo Antonioni” per la sezione cortometraggi, L’altra metà, di Pippo Mezzapesa (nella foto in alto, già David di Donatello nel 2004), delicata storia di un incontro tra due anziani che si svelano poco a poco l’uno con l’altra, metafora di un viaggio interiore nelle solitudini dei protagonisti, interpretati da Piera Degli Esposti e Cosimo Cinieri, che trova un lieto fine nella fiducia nell’altro. Il corto fa parte del progetto “Per fiducia”, iniziativa sostenuta dal gruppo Intesa San Paolo, al quale appartiene anche il corto La pagella di Alessandro Celli, storia della fiducia delusa di un bambino che porta la pagella scolastica al padre che resta in prigione piuttosto che portarlo al mare. Al trittico si aggiunge L’ape e il vento di Massimiliano Camaiti: un ragazzo che ha perso il padre e un contadino che ha perso il figlio, si avvicinano grazie a un’ape d’inverno, elemento surreale e magico che ha fatto del corto uno dei più graditi dal pubblico in sala. Particolarmente applauditi anche L’arbitro di Paolo Zucca, David di Donatello dalla originale fotografia in bianco e nero, il pluripremiato Tv di Andrea Zaccariello, Il gioco di Adriano Giannini, vincitore del Nastro d’Argento. E poi L’amore è un giogo di Andrea Rovetta, con Neri Marcorè: un uomo gioca a poker i resti di una storia d’amore, la suspence da tavolo verde è stemperata da flashback della scoperta del tradimento da parte della sua compagna (interpretata da Cecilia Dazzi), in un mix agrodolce che ha divertito il pubblico. Il tema della guerra viene interpretato in chiave ironica in due cortometraggi: Il mio ultimo giorno di guerra di Matteo Tondini, che vede un contadino romagnolo imbattersi in un singolare incontro con dei soldati tedeschi e americani, con un finale paradossale ma profondo, e il poetico Uerra, esordio alla regia per Paolo Sassanelli, che racconta l’Italia di un paesino del sud segnato dalla povertà della guerra, e due padri che giocano a carte la loro presunta rivalità politica, finchè un bambino ricorda a tutti che la guerra è finita, come se fosse un gioco. Convince gli spettatori un corto fuori dagli schemi nel panorama italiano, che ha visto un pubblico assorto nei frame di un fumettone dalle tinte forti: Ice scream, di Roberto De Feo e Vito Palumbo, di cui noi vi avevamo parlato qui. Tratto da un fatto di cronaca di qualche tempo fa, è la storia di Micky (interpretato da Damiano Russo), che in un giorno qualunque si imbatte in due bulletti che danno inizio a una serie di empietà surreali quasi fosse tutto un sogno. La denuncia di un’umanità corrotta, attraverso degli antieroi che pur conquistano la nostra simpatia, e l’utilizzo di un linguaggio cinematografico che cita il prodotto tarantiniano ma senza la gratuità che talvolta pullula nel genere, fa del cortometraggio qualcosa a cui ripensare.
Vito Palumbo e Roberto De Feo, registi di Ice Scream
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