Courmayeur Noir - Intervista a Dario Argento
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Courmayeur Noir – Intervista a Dario Argento

In occasione della presentazione dei primi 20 minuti di Dracula 3D, abbiamo incontrato il regista. Che ci ha svelato alcuni curiosi (e paurosi) retroscena sulla lavorazione

Courmayeur Noir – Intervista a Dario Argento

In occasione della presentazione dei primi 20 minuti di Dracula 3D, abbiamo incontrato il regista. Che ci ha svelato alcuni curiosi (e paurosi) retroscena sulla lavorazione

Un Dracula un po’ dandy, bello e romantico quello di Dario Argento che si è visto nell’estratto di 20 minuti di Dracula 3D presentato al Courmayeur Noir in Festival. Ma soprattutto un personaggio ambiguo che affascina e terrorizza quando si trasforma in altre creature: lupi, pipistrelli, ragni giganti o un’esplosione di migliaia di animali volanti. Nonostante la scritta che spesso compariva sullo schermo “effetti speciali ancora in lavorazione” durante l’anteprima delle prime sequenze è evidente che questo nuovo film di Dario Argento punti sulla magia (nera) del 3D e sugli innumerevoli effetti visivi.
Produzione internazionale con un budget di circa 7 milioni di euro, il film vede nel cast Thomas Kretschmann, Marta Gastini, Asia Argento e Rutger Hauer e sarà ultimato intorno a marzo-aprile 2012.
Ne abbiamo parlato con lo stesso Dario Argento che ci ha raccontato della sua folgorazione per il 3D e  ci ha svelato dei retroscena della lavorazione assolutamente in atmosfera con il suo cinema. Come quando ha rischiato di venir sbranato dai lupi… (Foto: Getty)

Best Movie: Perché il 3D? Questa tecnologia l’ha costretta a cambiare stile?
Dario Argento: Il 3D è una mia passione sin da bambino quando vidi i primi film in tre dimensioni e, anche se all’epoca era una tecnologia un po’ rozza e molto diversa da oggi, mi sembrò una cosa magica. In particolare rimasi colpito da un film di Hitchcock Delitto imperfetto: lui era un genio e faceva tutto alla grande. Ora che la tecnologia si è sviluppata e che si può utilizzare con più facilità, fare un film in 3D è stato come realizzare il sogno della mia infanzia. Il 3D mi è stato poi incoraggiato dalle mie figlie: mi ricordo che quando iniziai a parlare loro dell’idea di un film su Dracula erano interessate ma tranquille; quando poi dissi che volevo farlo in 3D, subito, si animarono “Che bello!”. Notai in loro un tale entusiasmo che mi fece riflettere. Quando poi vidi una prima prova di scena realizzata in 3D, con i personaggi in movimento che venivano verso di me, ne rimasi davvero affascinato.
Per girare ho usato un sistema di ripresa modernissimo: le nuove macchine Alexa, l’ultima generazione della Ariflex. Sono eccezionali, l’unico difetto è che pesano oltre 62 chili, quella del 3D è una tecnologia pesantissima, avevamo sul set ben 7 tecnici dedicati.
Il 3D chiaramente costringe a cambiare un po’ stile e modo di vedere. È come se uno facesse un film a colori o un film in bianco e nero: ci sono delle differenze fondamentali. Ad esempio, io ho tenuto conto della profondità e quindi ho lavorato sui differenti livelli di posizionamento degli attori, delle scenografie. Col 3D siamo ormai entrati nell’epoca della profondità al cinema e questo ci fa scoprire nuove bellezze. Dopo il colore, il 3D è la nuova rivoluzione del cinema.

BM: Dalle prime immagini che si sono viste sembra infatti che il suo 3D lavori più sulla profondità che non sull’effetto pop-up.
In effetti quello che più mi affascina del 3D è la profondità, fu proprio questo l’aspetto che mi colpì del film di Hitchcock. In Dracula ho posizionato la macchina da presa in una foresta che è proprio l’esaltazione dell’effetto tridimensionale: c’erano tanti alberi disposti lungo assi diversi. L’effetto degli oggetti, delle immagini che escono dallo schermo è più che altro un trucco tipico dei cartoni animati che comunque in qualche passaggio abbiamo utilizzato anche noi. Ci sono tanti effetti speciali nel film, molto variegati: avremo decomposizioni, metamorfosi e molto altro.

BM: Affrontare una storia come quella di Dracula che al cinema ha una lunga tradizione che va da Murnau a Coppola rappresentava un rischio per lei?
Più che un rischio, una grande eccitazione. Avere una tradizione così grande alle spalle ti stimola a fare qualcosa di diverso e più interessante. Del romanzo di Bram Stoker mi ha affascinato molto la storia di amore e morte che aleggia sul personaggio. Poi mi interessavano molto le sue trasformazioni, quando prende le sembianze di animali e altre creature. Un aspetto che in pochi hanno esplorato.

BM: Ci può parlare del cast e dalla scelta degli attori?
Thomas Kretschmann, è un Dracula che ha una grande bellezza e fascino, non è certo il tetro Christopher Lee, lui è romantico in un certo senso e mi piaceva questo contrasto con la vera identità del personaggio. Per quel che riguarda Rutger Hauer, nel romanzo di Bram Stoker Van Helsing è olandese e Rutger Hauer è olandese, quindi è stata una scelta giusta anche per l’accento, la sua potenza fisica, la sua forza: è il Van Helsing più giusto di quelli che sono stati fatti. Marta Gastini, la protagonista femminile, è stata una scoperta eccezionale perché è un’attrice di grande sensibilità e di una grazia incantevole. E Asia (Argento, ndr) è la mia compagna di viaggio ormai da tanti anni e da tanti film. È stato bello rincontrarci, siamo legati da questo lavoro ma anche da tante emozioni comuni, amori, affetti.

BM: Il 3D è lo strumento perfetto per l’horror?
Io penso che il 3D sia lo strumento perfetto per tutto. Mentre utilizzavo questa tecnologia ho realizzato che siamo nella stessa situazione di quando nacque il colore: all’epoca si diceva che il colore fosse adatto solo a certe storie di ampio respiro, ai western con i suoi grandi spazi e grandi cieli, invece poi si scoprì che il cinema a colori è funzionale per descrivere tutto, anche storie intimiste ambientate in una stanza. Anche allora si disse che il cinema a colori sarebbe durato poco e per pochi film, invece poi…

BM: Quale suo film del passato rigirerebbe oggi in 3D?
Sicuramente Suspiria. E in un certo tempo sembra già girato in 3D, c’è una ricerca della profondità che è già nell’ottica delle tre dimensioni.

BM: Dove ha girato Dracula?
Ho girato nei pressi di Biella e Ivrea. Inizialmente avevamo ipotizzato di andare nei veri luoghi del romanzo ma dai sopralluoghi non siamo stati soddisfatti. In Transilvania abbiamo trovato solo castelli diroccati oppure trasformati in musei o bed and breakfast: erano talmente finti che a volte sembrava di essere a Disneyland! Delle pagliacciate… Però da quei luoghi, dall’Ungheria, abbiamo ingaggiato un addestratore di lupi molto famoso perché i lupi nel film hanno un ruolo molto importante. Mi ricordo che andammo con tutta la troupe da questo allevatore che era un tipo un po’ sbruffone e gradasso: a un certo lui ci guardò e, volendoci metterci alla prova e farci vedere quanto fosse figo, a un certo punto ci disse: “chi di voi vuol entrare qui dentro nella gabbia coi lupi?”. Io, ovviamente, mi sono sentito sfidato e ho pensato “se me l’ha detto, ora non posso rifiutare, altrimenti il capo diventa lui, che cavolo!”. Così, seguito dal produttore Giovanni Paolucci, siamo entrati nella gabbia e tutti quei lupi ci sono venuti subito vicino e ci annusavano con aria un po’ nervosa… Poi non è successo nulla ma l’allevatore ci ha confessato di essersi subito pentito di quella proposta. Lui, sì, ha avuto paura che alla fine ci sbranassero! Però io non volevo dargli la soddisfazione di non entrare.

BM: Be’, ne sarebbe venuto fuori un backstage interessante, perfettamente in sintonia con il suo cinema…
(Ride, ndr) Sì, sì, molto interessante!

BM: Se dei lupi non ha paura, di cosa ha paura Dario Argento?
Ma, degli animali nessuno mi fa paura. In generale, non ho paura di nulla. C’è chi dice di aver terrore dei fantasmi… Magari! A me piacciano i fantasmi. E anche i vampiri, gli zombi. La cosa che più mi inquieta di tutte sono i fantasmi della mia coscienza, qualcosa di profondo, di inconoscibile che parte dal mio subconscio. Io ho studiato moltissimo la psicanalisi, ho fatto anche un film sull’argomento che è La sindrome di Stendhal. Vado spesso al festival di Vienna, la Viennale, e ogni volta mi reco in pellegrinaggio alla casa di Freud: lui è il maestro che ci ha aperto le porte della conoscenza e che ha rivoluzionato il mondo.

BM: Oggi è più difficile far paura rispetto a quando ha cominciato?
No, è sempre uguale, il meccanismo è sempre lo stesso perché l’origine della paura è sempre la stessa: il nostro subconscio. E questo viene sempre colpito da stesse emozioni.

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