Ogni killer di Criminal Minds ha una backstory che, in un qualche modo, ne giustifica la follia, ma uno di essi è rimasto nella memoria degli spettatori per un dettaglio inquietante e mai totalmente chiarito: la balbuzie. Fin dalla sua presentazione, la domanda è sorta spontanea: come mai un omicida tanto metodico e spietato come il killer del sentiero presenta un tratto così umano e vulnerabile?
Interpretato da Lukas Haas, si tratta di un personaggio profondo e complesso, il cui comportamento violento è spiegato in parte dalla sua difficile infanzia e dai traumi psicologici che ha subito. Questa figura è basata sulla vera storia di David Carpenter, conosciuto come “Trailside Killer”, che ha ucciso principalmente donne lungo sentieri escursionistici in California negli anni ’70 e ’80. Proprio come Carpenter, anche il killer del sentiero ha una storia familiare segnata dall’abuso: sappiamo che suo padre era un alcolizzato violento e sua madre una figura dominante che lo maltrattava. Questi traumi familiari, combinati con la sua crescente insicurezza, contribuirono a formare il carattere di un uomo segnato dalla vergogna e dall’incapacità di comunicare in modo efficace.
A sette anni, il killer del sentiero sviluppa una grave balbuzie, disturbo che lo segnerà per tutta la vita. Questo difficoltà nel linguaggio diventa uno dei principali fattori che contribuiscono alla sua frustrazione e alla sua ossessione per il controllo. Infatti, la balbuzie lo rende insicuro in molte situazioni sociali, portandolo a una progressiva alienazione: i suoi tentativi di sembrare normale vengono frustrati dalla sua difficoltà a esprimersi, e questo lo porta a cercare soluzioni più violente per ottenere il potere che gli sfugge nelle interazioni quotidiane.
John Douglas, l’ex profiler dell’FBI che ha contribuito a creare la psicologia dei criminali nella serie, teorizza che il killer abbia sviluppato una strategia di “attacchi a sorpresa”, in cui colpisce le sue vittime da dietro con una violenza rapida, senza dare loro il tempo di reagire o di vedere in lui un avversario. Questo tipo di attacco potrebbe riflettere proprio la sua insicurezza sociale, in quanto preferisce evitare il confronto diretto con le sue vittime, scegliendo invece l’approccio furtivo e decisamente brutale.
Nel caso specifico di questo assassino seriale, la sua incapacità di relazionarsi con gli altri in un modo tanto peculiare è una diretta conseguenza del suo trauma psicologico e fisico. La violenza impiegata è un modo per esternare quella rabbia e frustrazione che non riesce a comunicare verbalmente. Il suo modus operandi, che consiste nel picchiare le vittime prima di ucciderle con un colpo alla testa, è un chiaro riflesso di un uomo che non ha il controllo sulla sua vita e sulla comunicazione, e quindi cerca di esercitare il massimo controllo sulle sue vittime.
Il killer del sentiero lavora come un impiegato di una stazione di servizio sperduta in un’area isolata di Dumfries, Virginia: questo lavoro umile, insieme alla sua auto in cattivo stato, è simbolo della sua frustrazione e della sua bassa autostima. Sebbene la sua posizione lavorativa sembri modesta, la sua mente è occupata da un’ossessione per la violenza che si alimenta della solitudine e dell’umiliazione che prova quotidianamente. Le vittime che incontra alla stazione di servizio sembrano casuali, ma sono spesso donne vulnerabili che si fermano per un po’ di carburante o un consiglio: quando le incontra nei sentieri, le attacca con una ferocia insensata, proprio come se stesse cercando di esercitare il potere che sente di non avere nella sua vita quotidiana.
Un elemento distintivo del killer del sentiero è la sua firma: lascia le fotografie delle sue vittime sulla scena del crimine, come se cercasse di rivendicare ogni atto feroce. Le foto, scattate probabilmente alla stazione di servizio, sono circondate da scarabocchi e parole senza senso. Questo gesto potrebbe essere visto come un modo per lui di “immortalare” il suo potere sulle vittime, trasformandole in “oggetti da collezionare”. In qualche modo, queste immagini funzionano come trofei, simboli di una vittoria che gli sfugge nella vita reale, ma che trova invece nei suoi crimini.
Nel corso della prima stagione di Criminal Minds, la figura di Gideon viene coinvolta nel caso del killer del sentiero: non riuscendo a risolvere il caso con i metodi tradizionali, le forze dell’ordine chiamano proprio l’agente speciale Jason Gideon per analizzare il comportamento del killer. Attraverso la sua profonda comprensione dei criminali, questi riesce a capire che soffre di balbuzie e che le sue azioni sono una manifestazione della sua rabbia repressa. Quando Gideon lo incontra nella stazione di servizio, l’assassino sembra subito riconoscere la figura dell’agente, ma il dialogo che segue è carico di tensione e insicurezza. La sua frustrazione cresce quando Gideon inizia a prenderlo in giro, il che gli fa perdere progressivamente la calma e iniziare a balbettare ancora di più. Questa scena culmina in un momento di vulnerabilità del killer, che lo porta a commettere un errore fatale: Gideon riesce a disarmarlo e arrestarlo.
Il killer del sentiero è, dunque, un personaggio che incarna il potere distruttivo dell’insicurezza. La sua violenza non è solo il risultato di un istinto omicida, ma anche di un trauma psicologico profondo che affonda le radici nella sua infanzia. L’incapacità di comunicare in modo efficace e la vergogna per la balbuzie lo spingono a cercare il controllo attraverso il dolore e la morte, rendendo la sua figura ancora più tragica e inquietante.
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Fonte: Criminal Minds Wiki