Da Dreamgirls a Straight Outta Compton: quando il cinema si fa hip-hop. E diventa da Oscar
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Da Dreamgirls a Straight Outta Compton: quando il cinema si fa hip-hop. E diventa da Oscar

Storie di strada e riscatto, cullate dalla voce di Beyoncé o caricate dalle rime arrabbiate degli NWA

Da Dreamgirls a Straight Outta Compton: quando il cinema si fa hip-hop. E diventa da Oscar

Storie di strada e riscatto, cullate dalla voce di Beyoncé o caricate dalle rime arrabbiate degli NWA

Straight Outta Compton ha dato la conferma: l’hip-hop al cinema può essere raccontato. E anche bene, considerando che la sceneggiatura (originale) del film di Gary Gray ha ricevuto una nomination agli Oscar di quest’anno. D’altra parte, la storia degli N.W.A. si presta volentieri al grande schermo: nelle vite di Ice Cube, Dr. Dre, Eazy-E, DJ Yella e MC-Ren c’è tutto quello che a Hollywood ha sempre tirato. Voglia di riscatto, giochi di potere, rabbia e un contagioso stile gangsta. Senza dimenticare il quadro culturale in cui è inserito il gruppo, anni di sommosse a sfondo razziale che hanno sconvolto Los Angeles e ancora oggi fanno discutere, senza smettere di ispirare i registi (si pensi a Ryan Coogler, il regista di Creed, e al suo film di debutto Fruitvale Station, che racconta la storia vera di un giovane criminale, ucciso dalla polizia nonostante fosse disarmato).

Il rap, per tradizione, ha sempre mischiato talenti della rima alle dure regole della strada, dove sopravvivere non è la cosa più semplice del mondo. A Curtis Jackson, alias 50 Cent, per esempio, hanno sparato nove volte eppure è rimasto in piedi, è diventato una superstar hip-hop e ha pure imboccato la strada del cinema. Con piccole parti qua e là e un film molto autobiografico, Get Rich or Die Tryin, lo stesso titolo del suo album d’esordio, emblematico della sua filosofia e di quella di molti altri suoi colleghi. Curioso che a lanciarne la carriera sul palcoscenico musicale prendendolo sotto la sua ala protettiva sia stato Eminem, che con la colonna sonora di 8 Mile – in cui il rapper sfida a colpi di freestyle Anthony Mackie, oggi un Avenger – si è guadagnato un Academy Award.

Parliamo di parabole che sono una “variazione ghetto” dell’American Dream, di cui Hustle & Flow – Il colore della musica è uno dei racconti più convincenti e struggenti. Qui il protagonista è un Terrence Howard in gran forma nei panni di DJay, un protettore che aspira a diventare una stella dell’hip-hop. Con le parole ci sa fare, ma la vita (anche lui ci mette del suo) non smette di buttarlo giù, fino a rinchiuderlo in carcere. Da cui comunque non rinuncerà al suo sogno, né di riunirsi con sua figlia e la donna che ama.

Chi pensa, però, di muoversi in territori solo maschili, si sbaglia. Dreamgirls, infatti, è una storia tutta al femminile in cui l’uomo, Jamie Foxx, è il vero antagonista. Un produttore ambizioso con la mania del controllo, che quasi spezza la carriera di Jennifer Hudson (miglior attrice non protagonista agli Oscar 2007) e tarpa le ali a Beyoncé, che gli sfoga contro tutta la sua frustrazione cantando Listen, brano potente e doloroso. Non siamo dentro i confini dell’hip-hop, ma dell’R’n’B e della disco music, dato che il film si basa sulla vera storia delle Supremes di Diana Ross. Il contesto, però, è la Motown degli anni ’60, patria del Soul e della black music.

I titoli che abbiamo citato sinora – disponibili nel catalogo Infinity – non sono certo dei blockbuster, ma restano pur sempre ritratti importanti di una realtà dura, spesso spietata e combattuta con un microfono. C’è di che emozionarsi.

 

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