Damien Chazelle presenta a Roma il suo Babylon: «Racconto la Hollywood che era nascosta sotto il tappeto»
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Damien Chazelle presenta a Roma il suo Babylon: «Racconto la Hollywood che era nascosta sotto il tappeto»

Il nuovo film del regista di La La Land è una finestra sulla Golden Age del cinema americano che nessuno voleva portare sugli schermi. Quella dei festini, degli scandali, delle droghe, degli abusi e dei vizi, ma soprattutto, delle rapide cadute agli inferi delle sue più grandi star

Damien Chazelle presenta a Roma il suo Babylon: «Racconto la Hollywood che era nascosta sotto il tappeto»

Il nuovo film del regista di La La Land è una finestra sulla Golden Age del cinema americano che nessuno voleva portare sugli schermi. Quella dei festini, degli scandali, delle droghe, degli abusi e dei vizi, ma soprattutto, delle rapide cadute agli inferi delle sue più grandi star

damien chazelle

Eccessi, depravazione, dissolutezza. A sei anni dal suo capolavoro La La Land e a quattro dal suo penultimo film, First Man – Il primo uomo, Damien Chazelle ci conduce in un viaggio nella Hollywood che nessuno ha mai voluto raccontare. Quella nascosta dai riflettori, spesso controversa e immorale, ma ricolma di storie di ascesa e caduta agli inferi che il regista ha voluto portare sul grande schermo con il suo Babylon.

«Racconto quella Hollywood che è stata brava a nascondersi sotto il tappeto», ha subito messo in chiaro Chazelle, arrivato oggi a Roma per la promozione del film. «Sono felice di portare il film in questa città, perché nel realizzarlo ho attinto a molte opere di Fellini, come La dolce vita». Il suo racconto, che vede Margot Robbie nei panni dell’attrice emergente Nellie LaRoy e Brad Pitt in quelli del divo del cinema muto Jack Conrad, mette in scena l’antitesi tra commedia e tragedia, accarezzando perfino l’horror, per mostrare prima le luci e poi le ombre della Los Angeles degli anni ’20.

«Fin dall’inizio ho avuto l’idea di dividere il film in due parti. Ma mentre procedevo nella scrittura mi sono reso conto che quello che avevamo in partenza, ovvero questa grande energia, l’esuberanza, la massima espressione della commedia, si dovesse poi trasformare in tragedia. E questo era importante, anche se ad un certo punto ha iniziato a non sembrarmi neanche sufficiente, perché volevo toccare qualcosa che fosse più cruento e che sfiorasse il genere horror. Tutto per mostrare al meglio queste due facce della stessa medaglia: l’apice del divertimento, della festa, contrapposto alla caduta. Cercare di salire alle stelle, al cielo, per poi scendere negli inferi, un po’ come Dante

(Photo by Ernesto Ruscio/Getty Images)

Il film ha spiazzato pubblico e critica negli Stati Uniti. Qualcosa che Chazelle aveva ampiamente previsto e, in un certo senso, anche ricercato nel momento in cui ha scelto di raccontare la Hollywood sfrenata degli scandali, dei festini, della droga e del sesso: «Sapevo che avrebbe suscitato determinate reazioni e sarebbe stato accolto in un certo modo. Anche perché proprio l’idea alla base del film era quella di dare fastidio. Volevo provocare, creare anche risentimento, far arrabbiare le persone. L’aspettativa era quella di creare qualcosa che fosse controcorrente.»

Non è un caso che Chazelle abbia impiegato anni prima di trovare qualcuno disposto a finanziare un progetto controverso come Babylon: «La sua natura è uno dei motivi per cui abbiamo faticato a realizzarlo. Siamo stati fortunati alla fine a trovare un luogo ad Hollywood in cui questo è stato possibile, perché realtà del genere sono sempre più rare. Non è stato facile trovare qualcuno disposto a finanziarci e sostenerci pur sapendo che sarebbe stato un film polarizzante. Mi sono sentito libero e protetto, perché non mi è mai stato chiesto di edulcorare la storia o renderla meno spinta.»

La Golden Age di Hollywood è stata raccontata al cinema in tanti modi diversi. Ma a fare da fil rouge alle varie rappresentazioni di quel mondo è la voglia di celebrarne e omaggiarne i grandi volti, la forte spinta creativa, l’idea di una forma d’arte agli albori e per questo animata dalle sue infinite possibilità. Babylon fa il lavoro opposto: «Mi rendo conto che sia uno shock, ma era importante per me scavare al di sotto della superficie e mostrare davvero com’era all’epoca. Sono fin troppi i film che parlano della vecchia Hollywood celebrandola, ma senza guardare al di là della patina. Volevo mostrare ciò che Hollywood è spesso fin troppo brava a nascondere. Anche perché all’epoca il cinema era visto in maniera diversa rispetto al prestigio di cui gode oggi. Era visto come qualcosa di basso, di volgare o pornografico. Anche lo stesso titolo, Babylon, parte proprio dall’idea di questa reputazione che nasceva dal peccato, dal vizio. La Hollywood dell’epoca veniva appunto chiamata “babilonia”, ma veniva descritta anche utilizzando riferimenti biblici come “Sodoma e Gomorra”.»

A dar vita a questo racconto di perdizione sono Brad Pitt e Margot Robbie. Quest’ultima, in particolare, è stata una vera e propria rivelazione per Damien Chazelle: un’artista a 360°, senza filtri, senza limiti e con un talento che solo poche altre interpreti possono vantare ad oggi. «È un’attrice straordinaria. La trovo particolare, perché da una parte è una vera forza della natura, estremamente coraggiosa e disposta a far tutto andando fino in fondo. Lei spesso paragona la recitazione all’essere un animale, come se in ogni ruolo fosse un animale selvatico diverso, e con questo personaggio in particolare è stato molto utile un simile approccio. Dall’altro lato, ha dalla sua una grandissima disciplina, delle enormi capacità e un’esperienza tecnica in termini di performance. Cioè, lei è capace di fare 12 take di fila o di piangere da un occhio solo. Ha questo virtuosismo tecnico, che combinato al suo essere in un certo senso selvaggia, offre un risultato rarissimo da trovare.»

Babylon arriverà nelle sale italiane il 19 gennaio.

Foto: Getty (Franco Origlia)

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