Capitolo 5 del Diario dal set di Dark Resurrection Volume 2, il secondo capitolo della saga realizzata da un gruppo di fan italiani di Star Wars. Ogni settimana in esclusiva per i lettori di Best Movie gli aggiornamenti del regista Angelo Licata riguardo alla lavorazione del “Guerre Stellari made in Italy”.
Dark Resurrection è girato senza l’ausilio di set reali. Tutto quello che c’è dietro gli attori, è semplicemente un muro verde. Questo colore in postproduzione è reso trasparente e sovrascrivibile: grazie agli effetti visivi vengono creati ambienti, astronavi, creature e quanto altro occorra alla scena. È un lavoro molto complesso, accurato e lungo: ogni sequenza contiene 25 frame al secondo e spesso occorre correggerli manualmente uno ad uno; ma ogni nostro sforzo viene sempre ripagato dall’eccellente risultato ottenuto. La fusione fra antiche e nuove tecniche è la chiave del successo, anche se è giusto sottolineare che la tecnica è totalmente inutile senza creatività e gusto estetico: l’aspetto artistico in questo lavoro è essenziale.
Per questa ragione, l’incontro con Daniele Crociani è stato fondamentale. I suoi lavori rappresentano l’unione perfetta tra estetica e padronanza tecnica, una combinazione vincente. Ci siamo conosciuti tramite Tommaso Ragnisco (del quale abbiamo ampiamente parlato nel capitolo riguardante la preproduzione) nello studio della Pix Movie Factory. Daniele è diventato il “cuore” degli effetti digitali del Volume 2: senza la “magia” creata dal suo lavoro le astronavi non volerebbero mai fuori dall’hangar, anche perché… non esisterebbe nemmeno l’hangar! Vi lascio alla sua intervista.
Intervista a Daniele Crociani, responsabile degli effetti visivi di Dark Resurrection – Volume 2:
Come hai conosciuto il progetto?
Daniele Crociani: Ho conosciuto Dark Resurrection per caso attraverso internet e ne sono rimasto subito colpito. Da quel momento, ho cercato di trovare un modo per poter partecipare alla realizzazione degli effetti speciali. Sono sempre stato un fan di film come Star Wars e della fantascienza in generale, non c’è cosa più entusiasmante per chi ha questa passione che partecipare ad un progetto di questo tipo. Conoscevo Amedeo Tecchio (aveva recitato in Dark Resurrection – Volume 1) entrambi abbiamo sempre avuto la passione per la ricostruzione del R2D2. Tramite lui ho avuto il mio primo contatto con il progetto, ma la mia collaborazione attiva, con la produzione del film, è avvenuta solo dopo aver conosciuto Tommaso Ragnisco. Insieme abbiamo iniziato a lavorare su Dark Resurrection – Volume 0.
Che ruolo hai in Dark Resurrection?
Daniele Crociani: Sono il responsabile dei VFX (effetti visivi) insieme ad Angelo Licata. Essendo Angelo sceneggiatore e regista di Dark Resurrection… ovviamente è lui a comandare! A parte gli scherzi, per quanto riguarda gli effetti speciali, abbiamo un ruolo abbastanza complementare, ci siamo suddivisi i compiti nelle scene 3D e di compositing. Questa collaborazione ci ha permesso di confrontarci e di affinare le nostre tecniche, abbiamo fatto una grande esperienza e creato un bel team.
Che tecniche hai usato per organizzare gli effetti digitali?
Daniele Crociani: Tutte quelle pensabili! Diciamo che, dopo tanti anni di lavoro con Dark Resurrection, mi sono reso conto che per la realizzazione di un effetto complesso è meglio fondere il digitale con l’analogico: attraverso l’ausilio di miniature e di costruzioni scenografiche in scala è più semplice arrivare alla verosimiglianza. Il processo nasce con la lavorazione di fotografie scansionate e/o riprese, per poi arrivare a costruire un ambiente realistico attraverso il compositing.
Che differenze ci sono tra il Volume 1 e il Volume 2?
Daniele Crociani: Diciamo che, il Volume 1 è stato un primo esperimento molto ben riuscito. Il Volume 1 ha permesso a tutti noi di conoscere il progetto e apprezzarlo, grazie al primo volume si è andato costituendo un team di lavoro sempre più grande e specializzato, uno staff capace di realizzare effetti visivi nuovi e spettacolari da utilizzare nel Volume 0.
Quale è l’effetto più difficile da realizzare nel Volume 2?
Daniele Crociani: In assoluto direi che la scena più difficile, ma per questo anche la più spettacolare, è l’atterraggio su Nirras, dove gli effetti raggiungono il massimo della loro potenza visiva.
Puoi Darci qualche dettaglio in più e spiegarci cosa accade?
Daniele Crociani: Non vorrei privare gli spettatori dell’effetto sorpresa. Una volta ultimata la scena sarò felice di poter svelare tutti i dettagli sui “trucchi” utilizzati.
Cosa pensi del futuro dei VFX in Italia?
Daniele Crociani: Purtroppo l’Italia, a differenza degli altri paesi, non investe abbastanza negli effetti digitali. Sono molti i giovani talenti nel nostro paese appassionati di VFX e costantemente aggiornati grazie alla condivisione di esperienze in rete, ma le scarsità di prospettive lavorative li porta, spesso, a cercare un impiego all’estero. A differenza degli USA, in cui l’artista viene a mio avviso snaturato (essendo inserito in una catena produttiva molto rigida), l’Italia presta ancora molta attenzione all’immagine dell’artista dei VFX nella sua totalità, si ha così l’opportunità di crescere a 360° e avere piena consapevolezza di tutto il processo che porta alla realizzazione di un effetto visivo. Dark Resurrection è un piccolo esempio del grande “know-how” italiano, è la dimostrazione della qualità professionale che il nostro paese può offrire. Realizzare film di fantascienza in Italia è possibile! Speriamo che la nostra passione possa portare a delle riflessioni più ampie all’interno del mercato cinematografico.
Daniele Crociani (responsabile degli effetti digitali della Pix Movie Factory) ha realizzato tutte le scene più complesse del volume 0. In questa foto è al lavoro, con INFERNO della DISCREET LOGIC, sulla nave Kirlander.
Alcuni test realizzati da Daniele Crociani sui primi concept della nave Kobegalon, per realizzarli sono state utilizzate molteplici tecniche: sistemi particellari 3D e compositing su INFERNO della DISCREET.
Alcuni frame di una scena molto complessa nella quale Sorran entra nell’iperspazio. Per l’intera scena ci sono volute 500 ore di calcolo distribuite nella Render Farm della Pix Movie Factory e 10 giorni di compositing su Inferno e After Effect.
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