Per i Millenial o Generazione Y, i figli degli anni Duemila, “Don’t Stop Believing” è la canzone di Glee, la portabandiera di Rachel Berry e di tutti i giovani pieni di speranze in un futuro radioso. Ma per chi ha qualche anno in più ed è amante di una delle serie più belle – e seminali – della storia della televisione, “Don’t Stop Believing” dei Journey è il commento sonoro che accompagna l’ultima scena di I Soprano, il cult di David Chase. Proprio il creatore di I Soprano – il grandissimo autore che finora non aveva mai voluto commentare quel famigerato finale conclusosi con un cut to black spiazzante per il pubblico che ancora oggi si chiede se a Tony Soprano abbiano sparato in testa oppure no – ha detto la sua.
Nell’ultimo numero del Director’s Guild Magazine, la testata ufficiale della Corporazione dei registi cinematografici e televisivi statunitensi, Chase ha finalmente commentato la finale di serie, anzi è andato oltre analizzando l’ultimissima scena. Ecco le sue dichiarazioni più importanti:
«Ho detto a Gandolfini: suoni il campanello e guardi in su. Quest’ultima ripresa su Tony (potete rivederla qui) si conclude sul versetto “Don’t Stop” della canzone. Non approfondirò se sia il punto di vista di Tony, oggi penso che l’eventualità che venisse ucciso attraversò la mente di molti, o forse di tutti. Gli avrebbero potuto sparare tre anni prima, in quella medesima situazione, ma non accadde. Che sia questa la sua fine oppure no, prima o poi arriva per tutti. Probabilmente a noi non capiterà di venire trucidati da una gang di mafiosi o qualcosa di simile. In ogni caso non sto affermando che è questo che succede a Tony, ma ovviamente è una possibilità più che verosimile – che qualcuno di una gang rivale ti spari – per uno come lui che noialtri. Tutto quello che so è che la fine arriva per tutti.»
Chase accenna anche all’importanza di usare la canzone Don’t Stop Believing per quella scena, una decisione che secondo lui, ai tempi, fu fortemente sottovalutata da pubblico e critica: secondo il creatore di I Soprano la canzone avrebbe dovuto indicare allo spettatore che non era così importante se Tony fosse morto in quel momento o più avanti: in ogni caso non bisognava smettere di “avere fede”, come afferma la canzone (il testo qui).
«Temevo che quel finale avrebbe irritato più d’uno, ma non fino a quel punto, e neanche immaginavo che se ne sarebbe discusso così tanto. Per me il nero non equivaleva allo sparo. La sensazione che miravo a trasmettere, onestamente, era “Don’t Stop Believing”, “non smettere di credere”. Era molto più semplice e diretto di quanto la gente pensò. Questo era quello che volevo che il pubblico pensasse, che la vita finisce e la morte arriva, ma non bisogna smettere di credere. Le connessioni che creiamo nella vita – anche se tutto ha una fine – contano così tanto, e siamo così fortunati da averla potuta esperire. La vita è breve, sia che – nel caso di Tony – finisca a questo punto o in momento successivo. A dispetto di tutto, ne vale davvero la pena, per cui non smettete di credere.»
Fonte: Collider
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