«Se nessuno l’ha votato, non capisco dove stia il problema». Dal 17mo Festival del cinema europeo di Lecce, dove ha ritirato l’Ulivo d’oro alla carriera, si esprime così Elio Germano in merito all’assenza di Checco Zalone dalla 60ma edizione dei David di Donatello, nonostante i record al botteghino di Quo Vado?. Germano ha un’idea ben precisa sulla questione: «Una giuria popolare “alta” come quella dei David, non ha creduto di doverlo premiare come invece ha fatto il pubblico».
Chi invece ha trionfato alla cerimonia è stato Lo chiamavano Jeeg Robot di Grabiele Mainetti, vincitore di 7 David. Un successo che l’attore applaude con sincerità: «Conosco Gabriele e so quante fatiche ha fatto per proteggere e realizzare il film. Sono molto contento per lui, è riuscito a fare ciò che voleva senza snaturarlo: mi colpisce l’originalità del film, una rarità al giorno d’oggi dato che si punta sempre su ciò che ha già funzionato, con i produttori che preferiscono andare sul sicuro. In più, sono contento anche per Matteo Garrone e per le categorie tecniche che hanno vinto con il suo film».
Germano, infine, prosegue parlando del meccanismo di voto che regola la premiazione dei David, secondo lui da rivedere: «Mi piacerebbe che i professionisti votassero per il loro settore: gli attori per gli attori, i fonici per i fonici, eccetera… Il mio voto per il montaggio ha un significato molto relativo, invece ricevere un premio votato dai tuoi colleghi sarebbe una soddisfazione di gran lunga maggiore. E inoltre se fossero gli attori a premiare altri attori forse diminuirebbero le polemiche».
Foto: Getty Images
© RIPRODUZIONE RISERVATA